18. Un attento lettore

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“ Il nostro amore reciproco era come due lunghe ombre che si baciano senza speranza di diventare realtà

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Il nostro amore reciproco era come due lunghe ombre che si baciano senza speranza di diventare realtà.

A n a ï s   N i n

CAPITOLO 18.

"Mi spiace essermene andata.
Avrei voluto trascorrere molto più tempo con te." Osservo il messaggio che gli ho inviato da più di cinque minuti. Sto iniziando a pentirmene, ovviamente. Ma sarebbe ancora più imbarazzante eliminarlo dopo che probabilmente ha ricevuto la notifica.

Sono sicura mi bloccherà, dopo questa. E poi, cosa se ne fa del mio numero se non ci vedremo più? Anche con mio padre è andata così. Doveva partire, così gli ho scritto, e non ho mai ricevuto una sua risposta.

Ad ogni modo, l'amore fa schifo, se non è corrisposto. Se non posso viverlo.

Seguo Ray lungo il corridoio, rischiando di inciampare sui miei stessi passi. Si ferma, e io vado a sbattere contro di lui. «Avvisami, la prossima volta» borbotto, massaggiandomi il mento.

Lui sbuffa. «Non è colpa mia. Sei tu ad avere la testa fra le nuvole, stasera. Non fai altro che fissare il telefono» esclama.
Non rispondo.
Chino la testa e lo imito, quando entra.

Max è steso sul letto e ha una gamba ingessata. C'è solo un altro paziente, in questa stanza, ed è anziano.
«Cos'è successo?» domando, andando a sedermi sullo sgabello vicino a lui.

Sospira. «Lunga storia. Ero al bar e ho avuto un battibecco con un gruppo di motociclisti. A quanto pare, sono molto permalosi. Così, mi hanno lanciato dall'altra parte del bancone.» Ha un cerotto quadrangolare sul lato della testa, che prima non avevo notato.

«Sei un irresponsabile» mugugno.
Sorride maliziosamente. «Ti ho per caso interrotta da qualcosa? Sembri parecchio frustrata» osserva.

«Proprio così» rispondo secca.
«Non dirmi che stavi per perdere la verginità» dice. Sa quanto mi metta in imbarazzo parlarne, e puntualmente lo fa.

Mi schiarisco la voce. «Be'...»
«Be'?» irrompe Ray. «Vuol dire che eri con qualcuno?» chiede, con un tono misto fra il nervoso e l'infastidito.

Vorrei lanciargli in testa il vaso che è sul comodino. «Non sono affari tuoi» sbotto. «Piuttosto, dov'è Darla?» domando, cercando di calmarmi. O potrebbe esserci un altro ferito, stasera.

Max sistema meglio il cuscino, per poi poggiarci nuovamente la schiena. «Sta ricamando con sua nonna. Non potevo di certo disturbarla» risponde con nonchalance.
E io? Io ero insieme ad Ates, e non mi è piaciuto affatto il modo in cui ci siamo salutati. «Ovviamente» mormoro.

ʙᴏʀɴ ᴛᴏᴏ ʟᴀᴛᴇ - A forbidden love storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora