17. Ates e Joelie

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“ Mentre lui le insegnavaa fare l'amore,lei gli insegnavaad amare

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“ Mentre lui le insegnava
a fare l'amore,
lei gli insegnava
ad amare. ”

F a b r i z i o   D e  A n d r é

CAPITOLO 17.

Potrei definire l'appuntamento con Logan con tre semplici aggettivi:
strano,
logorroico
e narcisista.
C'è da dire, però, che lo preferisco a tutte le altre uscite che ho avuto. Ovvero una sola, con Ray.

Sto pensando a tante cose, e mi fa male la testa. Farei di tutto, pur di non avere in mente che questo è l'ultimo giorno in cui vedrò Ates.
Ammetto che stanotte mi è scesa una lacrima. D'accordo, più di una. Ma cosa posso farci? Credo che tutte le ragazze provino questa sensazione, quando sanno benissimo che non potrà mai esserci nulla fra loro e la persona di cui sono innamorate.

E, soprattutto, se quella persona a breve sarà lontana anche fisicamente.
Vorrei non avere un cuore, in questo momento. Sarebbe tutto più facile.

Chiudo l'armadietto e mi ritrovo di fronte la figura di Tecla.
Trasalisco, poggiando una mano sul petto. «Mi hai spaventata» esclamo.
Lei scoppia a ridere. «Scusami. È che oggi sono così felice.» Purtroppo non esiste un macchinario che permette di provare le stesse emozioni degli altri. Sarei stata la prima ad acquistarlo.

«Perché Beckër va via?» provo a indovinare.
Scrolla la testa. «No. Anzi, un po' mi dispiace. Ad ogni modo, ricordi Brad? Il ragazzo del carcere.»
Annuisco, in risposta.
«Bene» continua. «Finirà di scontare la sua pena fra una settimana. E penso proprio mi chiederà di metterci insieme!»

Farei i salti di gioia, se solo non me lo stesse dicendo oggi. «Sono davvero felice per te» sforzo un sorriso.
Tecla inclina la testa di lato. «Qualcosa non va?» domanda.

Tiro su col naso. «È tutto okay. Sono raffreddata, il tempo è pessimo. Credo pomeriggio nevicherà» cambio argomento. Parlarne mi farebbe scoppiare a piangere. Non pensavo di essere così fragile, a dir la verità.
Sto scoprendo una parte di me... nuova.

Osserva la finestra. «Sì, il meteo lo ha previsto» bofonchia. «Ehm, allora io vado in classe. Ci vediamo dopo le lezioni» continua.
«Certo. A dopo.» Mi saluta agitando in aria la mano, quando si allontana. Io ricambio allo stesso modo.

Scendo di sotto e mi dirigo verso la macchinetta del caffè. Sono così nervosa che non riesco neanche ad inserire la moneta. La raccolgo, quando cade a terra.
Scelgo il mio caffè: zuccherato, con dentro un po' di latte. Amaro fa schifo.

Quando lo prendo, mi trema la mano. E scotta tantissimo. Cerco di fare attenzione, concentrandomi a non farlo cadere. Ci sto riuscendo. Lo berrò in classe, quando sarò calma e seduta. Anche se dubito possa scamparmela, per tutte quelle scale che dovrò salire.
Dovrebbero mettere una macchinetta anche al piano di sopra. Faciliterebbe la vita degli studenti, e anche quella dei professori.

ʙᴏʀɴ ᴛᴏᴏ ʟᴀᴛᴇ - A forbidden love storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora