Era troppo tempo che non aggiornavo proprio qui.
C'è una novità 😏
Non so se riceverete la notifica. E, se la riceverete, non sono assolutamente colpevole dell'infarto che avrete.
Vi lascio un piccolo spoiler di ciò che vi aspetta.
In questa storia dovrete dire addio ad Ates Beckër e buongiorno ad Enea Ferrara (chi sarà mai? 😏)1. La maledizione del filo rosso
Capitolo 1.
Okay, allora, la leggenda del filo rosso è tipo questa storia super romantica e antica che viene dal Giappone - ma anche dalla Cina.Dice che ogni persona è legata a un'altra da un filo rosso invisibile, che viene legato al mignolo alla nascita. Questo filo ti connette alla tua "anima gemella" o alla persona con cui sei destinato a stare, e non importa quanto tempo passi o quanto lontani siate, prima o poi vi incontrerete perché il filo non si rompe mai.
Si può solo allungare o attorcigliare, ma alla fine vi troverete.
Immagino che il mio filo arrivi fino alla Lapponia. I ragazzi che ho frequentato, fino ad ora, più che un filo avevano legati al dito dei preservativi. Dopo un po', il sesso stanca. Sbaglio?
Questa leggenda, ormai, la considero più una maledizione. Senza filo rosso, nessuno andrebbe in cerca dell'amore. Piuttosto, staremmo tutti sul divano, di fronte a una bella pizza margherita, guardando Aldo, Giovanni e Giacomo.
Invece no, dobbiamo tutti giocare a fare gli archeologi dell'amore. Che palle.
Cambiamo discorso, che è meglio. Altrimenti da qui non ne usciamo più.
Ho una vita agevolata, fin troppo. I miei genitori hanno avuto successo nella loro vita, fin troppo.
E mi vogliono bene.
Fin troppo.Il punto è che... vorrei guadagnarmi qualcosa anch'io. Non so se mi spiego.
Vorrei sapere cosa significa tornare a casa stremata da una giornata di lavoro intensa, qualsiasi esso sia. Desidero ricevere uno stipendio dal mio capo, non un bonifico da mamma e papà.
Loro, ovviamente, vogliono che io studi. Entrambi sono stranieri, eppure, per qualche strano motivo, ci troviamo qui, a Roma. Una città magnifica, certo, ma... cazzo, hanno lasciato New York per questo!
Mio padre. Ates Beckër. Un mix tra origini turche e tedesche. Fa il professore alla Sapienza, l'università che frequento anche io. Insegna spagnolo.
Ed è proprio qui che i miei vantaggi iniziano a venire meno.Devo faticare il doppio rispetto agli altri, per dimostrare che non sono raccomandata. A volte mi è anche capitato di essere bocciata ingiustamente, perché papà è... particolare.
Può risultare antipatico, e alcuni professori non perdono l'occasione di farmela pagare. Ma alla fine, se lo conosci davvero, lo capisci. È una delle persone più buone che ci siano, solo che ha un modo un po' rigido di rapportarsi agli estranei.Mamma racconta sempre di quando lui, agli inizi, l'ha fatta tornare a casa da sola, in una città che ancora non conosceva bene. C'è una grande differenza d'età tra loro, ben diciotto anni. Eppure, papà sembra ancora un quarantenne, anche se i capelli grigi lo fanno soffrire un po'. Almeno non è pelato! Questo glielo ricordo sempre, anche se lui fatica a vedere il lato positivo.
Lui era il professore di mia madre.Lei, Joelie Beckër - ha scelto di prendere il suo cognome - è una fotografa piuttosto conosciuta in Europa. Una volta era richiesta anche in America, ma ha deciso di tagliare i ponti con quel paese. Un peccato, secondo me.
A casa nostra non mancano mai le visite. Zio Max, zia Dalia, zia Tecla e zio Logan sono sempre presenti. Logan, poi, è un personaggio: spara mille cazzate al minuto, eppure tutti lo ascoltano. Devo ammetterlo, è il mio preferito. Anche se, tecnicamente, né lui né Tecla sono realmente miei zii. Sono amici di famiglia, ma talmente legati a noi che è come se lo fossero. Ci sono sempre stati, anche quando sono nata.
Dalia, Tecla e Logan erano studenti di papà. Quanto è vecchio quell'uomo! Suppongo che abbia addirittura vissuto entrambe le Guerre Mondiali.
Mia sorella maggiore, Hande, è anche lei parecchio conosciuta. Su Instagram arriva ai 100.000 follower. Questo perché fa la modella. Lei sì che è stupenda. Somiglia molto a papà, di mamma non ha nulla, dato che non è biologicamente sua figlia. Però la considera tale, e siamo tutte e tre molto legate, soprattutto quando si tratta di andare contro papà, quando il sabato sera vuole guardare la partita, ma Maria De Filippi droppa C'è posta per te.
E poi ci sono io, Rachel Beckër. 324 follower, ne ho persi due proprio ieri.
Porto il nome di mia nonna, che è morta quando mamma era ancora una bambina. Mi dispiace tanto per lei, ma dice sempre che papà è riuscito a restituirle tutti i sorrisi che aveva perso in quel periodo buio.Vorrei un amore come il loro, su questo non c'è dubbio. Certo, con una differenza d'età decisamente più contenuta, o magari nessuna differenza affatto.
Ecco che si torna a parlare dell'amore.
Piuttosto, farei meglio a parlare del mio percorso di studi universitari.Io e il signor Ates Beckër, purtroppo qui presente (sta esultando perché ha appena riparato il lavandino della cucina, che da un po' di giorni dava problemi), siamo molto diversi. Una cosa, però, ci accomuna. La passione per l'insegnamento.
Mi piacerebbe diventare insegnante. Studio lettere moderne, al contrario di papà, che è laureato in lingue.
Sono al primo anno, secondo semestre. Devo ancora abituarmi a questa vita universitaria. Mi mancano le superiori, a volte. Anche se qui mi diverto di più, nessuno ti rimprovera più di tanto. Dico così perché il mio migliore amico è un caso particolare, persino all'università, dove i professori ci considerano numeri, si è fatto riconoscere.
Fil, diminutivo di Filippo (nome che odia con tutto il cuore), è ancora peggio di zio Logan. Perché? Be', quest'ultimo conosce un minimo i limiti. Fil no.
Ha sempre la necessità di parlare con i professori, a fine lezione. Ma di tutto! Non ha peli sulla lingua. E poi, magicamente, viene bocciato all'esame. Continua a domandarsi il perché. Io la risposta ce l'ho, ma non vuole ascoltarmi.
Interrompo qua la lettura. Se siete un minimo curiosi di conoscere meglio Rachel, fate un salto sulla storia, che deve ancora essere pubblicata.
STAI LEGGENDO
ʙᴏʀɴ ᴛᴏᴏ ʟᴀᴛᴇ - A forbidden love story
ChickLit«Allora spero Lei non sia un insegnante, perché è l'ultimo a poter parlare di educazione.» Trattiene un sorriso. «La speranza è l'ultima a morire, no?» Che vuol dire? Non può lasciarmi così, nel mistero. Eppure se ne va, con testa alta e spalle larg...