32. Il ballo

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“ Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice

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Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice.
Ma non dubitare mai
del mio amore.

W i l l i a m   S h a k e s p e a r e

CAPITOLO 32.

Stacco le mie labbra da quelle di Ates. Fuori dalla finestra della sua stanza vedo già la luna, ho perso la cognizione del tempo. Il che significa che è ora di andare nel ristorante dell'albergo. È l'ultima notte che trascorreremo a Roma, quindi abbiamo deciso di concludere la gita con una cena. È stato Logan a proporla. Per la prima volta ha fatto qualcosa di buono, non me l'aspettavo da lui.

«Dobbiamo andare, Ates» sussurro.
Le sue mani attorniano i miei fianchi, provocandomi una scia di brividi che mi percorrono lungo tutto il corpo. «È presto» dice, tentando di baciarmi ancora.

Sposto la testa indietro e indico l'orologio al suo polso. «Sono le otto e un minuto. Siamo in ritardo.»

Mi lascia un bacio sulla punta del naso. Sorride. «Un minuto di ritardo lo considero un anticipo.»
«Be', certo, tu a lezione arrivi sempre dopo un quarto d'ora. Ma io sono sempre stata una persona puntuale, Professor Turchia. Quindi, se non ti dispiace...»

Lascia la presa, mettendo le mani in tasca. «Va bene, Señorita. Come vuole Lei.»

In realtà vorrei stare con lui per tutto il tempo, ma destare sospetti è l'ultima cosa che possiamo permettere di fare accadere. Lui lo sa benissimo, nonostante tende a perdere la lucidità, ogni volta in cui siamo soli nella stessa stanza.

Prima di aprire la porta, decido di guardarlo per l'ultima volta. È troppo bello, stasera. Lo è sempre, ogni giorno di più. Il maglione bianco è infilato nei pantaloni neri, circondati da una cintura dello stesso colore. Sono nere anche le scarpe.

Io, invece, indosso una camicetta rosa e dei semplici jeans, le scarpe bianche portano un tacco che mi fa sembrare più alta di pochi centimetri. Purtroppo, però, non raggiungo ancora l'altezza di Ates.
Ho piastrato i capelli, anche se ci ho impiegato letteralmente un'ora.

«Cos'hai da guardare, Joelie? Sono quasi le otto e tre minuti, non vorrai fare tardi!» mormora con tono scherzoso.

Abbasso la maniglia. «Sto andando, Mr. Rompicoglioni. Ma fossi in te mi preoccuperei di altro» indico con lo sguardo la sua erezione. «Falla sparire.»

Ride a bassa voce, scrollando piano il capo. «A più tardi, Joe.»
«A più tardi, Ates» sospiro.

Socchiudo la porta, sbirciando all'esterno per assicurarmi non ci sia nessuno. Quando mi do il via libera, sgattagliolo fuori dalla sua camera.
Scendo le scale e raggiungo il ristorante. Più o meno, siamo quasi tutti presenti.

ʙᴏʀɴ ᴛᴏᴏ ʟᴀᴛᴇ - A forbidden love storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora