2. È ora di andare all'inferno

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“ Teacher's petIf I'm so special, why am I secret?Yeah, why the fuck is that? ”

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“ Teacher's pet
If I'm so special, why am I secret?
Yeah, why the fuck is that? ”

M e l a n i e   M a r t i n e z

CAPITOLO 2.

Da quando siamo a casa di Ray, mi tocca dormire nella stessa stanza con mio fratello. E lui russa, davvero tanto. Di conseguenza, non ho chiuso occhio stanotte e, appena mi sono addormentata, è suonata la sveglia.

È il mio primo giorno di scuola, in un nuovo liceo, dove sicuramente mi staranno tutti sulle palle. Non lo dico per cattiveria, ma sento la mancanza dei miei amici, dei miei compagni di classe. Ce l'ho a morte con New York, vorrei prendere il primo volo disponibile e tornarmene a Chicago.

Se non altro, fra una settimana ci stabiliremo nella nuova casa, potrò dire addio al fastidioso russare di Max. E quello stesso giorno avrò diciassette anni. Dubito che in poco tempo possa riuscire a fare amicizia con qualcuno, per invitarlo a festeggiare con me. Lo trascorrerò con Max, e forse ci sarà anche Ray.

A proposito, io e lui abbiamo legato.
Forse inizia a piacermi, e magari potrò finalmente dare il primo bacio, dato che sembro essere contraccambiata. Abbiamo cinque anni di differenza, è troppo?

Poco importa, l'amore non ha età.

Prendo un bel respiro, prima di varcare il cancello del mio nuovo incubo. Ho sperato questo giorno non arrivasse mai, ho anche provato a farmi venire la febbre ieri. Nulla da fare, la fortuna è andata altrove.

Osservo l'orario sul telefono, e capisco di essere in ritardo. Tutta colpa delle mie stupide scarpe, dalla troppa ansia ne ho messe due diverse. Scarpa nera per piede destro sul piede destro, e scarpa blu, sempre destra, sul piede sinistro.
Ho camminato a fatica, me ne vergogno. Spero non lo noti nessuno, anche se ne dubito.

Cerco di non pensarci e avanzo.
Mi sento un pinguino camminando così. La stupidità ha preso parte del mio cervello, anche se temo di non aver mai avuto quest'ultimo.

Varco il portone, non c'è anima viva oltre ai collaboratori scolastici. Sono tutti nelle loro classi e io non ho la minima idea di dove andare.

Mentre rimango incantata a fissare... la bidella che rimorchia un uomo che ha l'aria di essere un professore – data la ventiquattrore che ha in mano – sulla cinquantina, qualcuno sbatte contro la mia spalla.
Non si ferma neppure per chiedermi scusa, prosegue avanti.

Mi volto, curiosa di sapere che faccia abbia lo stronzo. Ma è girato di schiena e posso soltanto giudicare i suoi vestiti. Indossa una maglietta nera – come anche le scarpe –, a maniche corte, infilata nei pantaloni grigio scuro.
Si è fermato di fronte la macchinetta del caffè, così decido di avvicinarmi.

ʙᴏʀɴ ᴛᴏᴏ ʟᴀᴛᴇ - A forbidden love storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora