30. Fin quando non avrai fatto pace con i tuoi sentimenti

1.4K 54 70
                                    

“ Commetti il più vecchio dei peccati nel più nuovo dei modi

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Commetti il più vecchio dei peccati nel più nuovo dei modi.

W i l l i a m   S h a k e s p e a r e

CAPITOLO 30.

Sono le tre di notte. A quest'ora, anche Tessa e Yasmin si saranno addormentate. Di Logan non c'è alcuna traccia. Spero non stia vomitando chissà dove, non tanto per lui, più per i suoi compagni di stanza.

Io continuo a non avere sonno, e non voglio entrare nella mia camera. Ates, in fondo al corridoio, sta aprendo la porta della sua. Decido di andare da lui, forse non ha intenzione di dormire. Forse vorrebbe ancora un po' della mia compagnia.

«Ates» sussurro.
Si volta. «Hai bisogno di qualcosa, Joelie?»
Sì, di te. «Non mi va di dormire.»

«Dovresti. Fra cinque ore voglio carichi te e i tuoi compagni. Andremo a visitare qualche monumento. Quindi, torna nella tua stanza.»

Apre la porta, mettendo un piede oltre la soglia. Entro insieme a lui, non gli darò retta.
Sospira. «Joelie. Ricorda che sono anche il tuo professore, devi ascoltarmi. Lo dico per il tuo bene.»

«Se è così, preferisco che tu mi voglia male.» Sono insistente, me ne rendo conto. Ma cosa dovrei fare? È l'unico ad essere sveglio. E quando trascorro troppo tempo al cellulare, la notte, iniziano a bruciarmi gli occhi e diventarmi rossi.

Fa un sorrisetto strafottente. Dopodiché, in maniera del tutto inaspettata, lascia cadere la chiave sulla mia mano; la afferro al volo. «Fa' quello che devi fare, allora» proferisce con nonchalance. Mi volta le spalle e va a sedersi sulla poltrona rivestita in pelle nera.

Chiudo la porta con un sorriso trionfante, posando, poi, la chiave sul comodino.
I suoi gomiti sono poggiati sui braccioli della poltrona e le mani con le dita incrociate posano sul tessuto dei suoi jeans.
È bello da morire.

A illuminare la stanza è la scarsa luce della lampada, su un mobiletto non molto distante da Ates. Un'ombra gli oscura metà faccia, dandogli un'aria più intrigante. Se non lo conoscessi, giurerei di averlo visto almeno un paio di volte in copertina. Paragonarlo a una divinità è poco.
«Tu... rifaresti ciò che hai fatto tempo fa?» domando, mettendomi frontale a lui.

Aggrotta la fronte. «Cosa ho fatto tempo fa, Joelie?» chiede.
Le sue iridi verdi scrutano ogni centimetro del mio corpo, quasi come se lo stesse esaminando.

«Be', mi hai toccata. Eravamo a casa tua, ricordi? Stavi bevendo del liquore e poi...»
«Non ricordo. Mi dispiace.» Non mi lascia neanche terminare la frase.

Lo ammetto, ci sono rimasta male. È stata la prima volta in cui mi sono lasciata andare, la prima volta in cui qualcuno ha toccato il mio corpo. E quel qualcuno non ha la minima idea di cosa io stia dicendo. «Pazienza...» bofonchio. «E ciò che hai fatto in piscina? Quello lo rifaresti?»

ʙᴏʀɴ ᴛᴏᴏ ʟᴀᴛᴇ - A forbidden love storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora