𝗥𝗘𝗣𝗟𝗔𝗬: #ɪɴᴛʀᴏ

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❝Kageyama Tobio sbuffò sonoramente

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❝Kageyama Tobio sbuffò sonoramente.
Il borsone nero da palestra tenuto su una spalla.
I capelli neri ancora umidi di doccia, e una tuta bianca e blu della Nike indosso.

Bussò al campanello della porta. Il piede che batteva freneticamente su e giù.
Si chiese quali fattori lo avessero portato in quella cazzo di situazione di merda —; oddio, i fattori li conosceva anche molto bene ma non riusciva comunque a spiegarsi, e soprattutto a convincersi, come lui e il suo ex-marito, padre del suo unico figlio, fossero arrivati a quel punto di non ritorno.

Okay, si erano sposati in fretta e furia subito dopo il liceo lui, e al suo quarto anno di liceo Shōyō.
E tutto perché Shōyō era rimasto gravido.
Okay, i primi anni erano stati una favola.
Solo lui, Shōyō, Noodles e il loro bambino.

Ma poi, poi era arrivato quel bastardo di Atsumu Miya.
E tutta la sua favola si era tramutata in un incubo.

Shōyō gli aprì la porta di casa con un sorriso cordiale in volto; aveva il naso sporco di farina, così come la t-shirt nera e qualche ciuffo di capelli rossi. <<Oh!, ciao. Non ti aspettavo prima di stasera. Hai terminato gli allenamenti prima?>>

Tobio annuì con un cenno della testa. <<Sì, ho terminato prima e così sono passato a prendere Dalai>>

Shōyō annuì a sua volta con un cenno della testa per poi mettersi di lato per farlo entrare; si erano fatti la guerra per tutto il periodo relativo al divorzio. Adesso non ne valeva più la pena, né per la loro sanità mentale e né, soprattutto, per la sanità mentale del loro bambino. <<Allora dovrai aspettare un po', se non ti dà noia la cosa — ridacchiò chiudendosi la porta di casa alle spalle, e facendo strada all'alpha verso la cucina; era da qualche mese che Shōyō e la sua nuova famiglia si erano trasferiti in una villetta unifamiliare poco fuori il centro — Papà è venuto a prendere Dalai per portarlo a comprare la Nintendo Switch che gli aveva promesso. Sai?, ha preso il voto più alto di tutta la classe al test di matematica>>

Tobio annuì con un sorriso soddisfatto — non poteva aspettarsi altro da suo figlio. Appoggiò il borsone ai piedi della sedia su cui si andò a sedere, nel mentre Shōyō gli porse un bicchiere d'acqua fresca. Tobio lo ringraziò portando lo sguardo per l'intera cucina: sull'isoletta in marmo bianco si trovava una confusione di uova, farina e ciotole sporche. <<Ha già scelto che club extra-scolastico frequentare?>>

Shōyō sorrise dolcemente scrollando una spalla. <<È indeciso tra pallavolo e dibattito politico>>

Ouch!, questa aveva fatto male.
Tobio deglutì. No, no e no. Assolutamente no.
Tutto ma non dibattito politico.
Tutto ma non dibattito politico come Atsumu.

Quando lui e Shōyō avevano avuto Dalai, l'omega era stato irremovibile: il loro bambino avrebbe dovuto frequentare solo scuole private.
E Tobio, che era solo un modesto giocatore di pallavolo di una squadra locale e che aveva iniziato l'università di medicina da relativamente poco, inizialmente non sapeva come realizzare il sogno del marito.
Cazzo!, aveva speso tutti i soldi che aveva risparmiato negli anni per il matrimonio e per le visite ginecologiche, per pagare l'ospedale che aveva aiutato Shōyō a mettere al mondo il loro bambino. Ma a salvarlo da quell'imbarazzo economico ci aveva pensato suo suocero, Bokuto Kotarō e il suo posto fisso nell'amministrazione del branco. Insomma, ci aveva pensato il capobranco.

E doveva ringraziare sempre suo suocero (nota: leggete in modo ironico) per aver, non solo dato un posto nell'amministrazione del branco al suo ex-marito, all'epoca marito, ma anche per avergli fatto incontrare quello che — due anni dopo il loro divorzio — era diventato il suo nuovo marito.
Atsumu. fottutissimo. Miya. L'uomo politico del momento.
Fottuto Atsumu, coglione di questo grandissimo cazzo.

Shōyō spostò lo sguardo dall'impasto di biscotti che aveva ripreso a lavorare a quello dell'ex-marito. Attirò la sua attenzione con un fischio e gli sorrise dolcemente. <<Ehi, se dovesse scegliere dibattito politico è solo perché lui è molto legato a me e papà, e non perché Tsumu lavora in politica. Stravede per te, e questo lo sai anche tu — poi inarcò un sopracciglio guardandosi attorno, sospirò ormai arreso quando vide che la ciotola col cioccolato fuso mancava dal ripiano di lavoro. — HARUIKI MIYA PORTA SUBITO QUI IL TUO SEDERINO E LA CIOTOLA CON IL CIOCCOLATO FUSO>>

Un bambino di due anni ridacchiò entrando in cucina dalla porta sul retro.
Il visetto tondo simile a quello di Shōyō era sporco di cioccolata, così come le manine, il mestolo e la ciotola che si era spazzolato tutta.
Shōyō ruotò gli occhi al cielo. Tobio sorrise dolcemente a quella vista.
Haruiki scoppiò a ridere sonoramente.

Il minore di casa Miya portò prima lo sguardo sull'alpha sorridendogli allegramente per poi riportare ciotola e mestolo al padre, così da farsi ripulire e tornare a giocare in giardino. <<Ciao Tobi>>

<<Ciao squaletto, ancora che fai arrabbiare il papà?>>

Shōyō sospirò sonoramente mentre gli asciugava le manine e il viso con uno strofinaccio. <<Non sta mai un attimo fermo e zitto — mosse poi il suo naso con quello piccolo e all'insù del figlio, che ridacchiò prima di scappare nuovamente fuori a giocare con Noodles. — Combina sempre guai. Mille ne pensa e centomila ne fa>>

Tobio ridacchiò. <<Anche Dalai era ingestibile alla sua età>>

Shōyō ridacchiò a sua volta. <<Dalai dopo un po' si spegneva, però. Haruiki non si spegne mai>>

Tobio annuì con un cenno della testa.
Lo sguardo perso ad osservare Shōyō che preparava biscotti al cioccolato, mentre Haruiki lanciava la palla e Noodles gliela riportava indietro obbediente come sempre.
E le immagini di lui e Shōyō nel loro piccolo appartamento in centro gli ritornarono alla mente. Lui che studiava per l'esame di medicina. Shōyō che studiava per l'esame di politica internazionale e Dalai che disegnava nel suo sediolone seduto tra di loro.

Era tutto così perfetto.
Cos'era andato storto?

ʀᴇᴘʟᴀʏ || ᴋᴀɢᴇʜɪɴᴀ, ᴀᴛsᴜʜɪɴᴀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora