CHAPTER 8 || #promised

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❝<<Stai distruggendo quella penna>>

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❝<<Stai distruggendo quella penna>>

Shōyō sbuffò sonoramente gettando la penna da qualche parte sulla sua scrivania. Sotto consiglio di suo padre aveva già iniziato ad organizzare il suo staff. Ma la situazione sembrava davvero tragica. Molto, molto, molto tragica.
Non aveva ancora trovato il coraggio di recarsi nel dipartimento di Tsukishima — quello dedicato alla cultura e all'istruzione del branco — e chiedergli, quasi pregarlo in ginocchio e a mani giunte, di unirsi al suo team. Kei sarebbe stata una valida risorsa, Kuroo aveva ragione nel dire che un politico come Tsukishima non doveva lasciarselo scappare.

Hitoka inarcò un sopracciglio. Shōyō si era voltato a guardare alla sua destra, fuori l'enorme vetrata, senza neppure averle dato una risposta.
La biondina poggiò il fascicolo che stava visionando sulla scrivania, sopra ai tanti altri fascicoli, per dedicare la sua più completa attenzione all'idiota davanti a lei. Aveva combinato qualcosa, di sicuro.
Si schiarì la gola. Shōyō mugugnò qualcosa in risposta continuando comunque a non guardarla. Sì, aveva fatto qualcosa quel cazzone.

Hitoka sospirò sonoramente. Non c'era tempo da perdere in piagnistei: c'era una campagna elettorale da mettere su ma se Shōyō continuava a restare in quel mood pessimo non avrebbero concluso nulla, sarebbero rimasti ad un punto morto. <<Che cos'hai? Non hai concluso nulla da quando sono arrivata>>

<<Nulla. Haruiki ha la febbre e sono preoccupato>>

<<Shōyō?>>

Shōyō sospirò sonoramente mugugnando infastidito, le sopracciglia leggermente aggrottate e il naso arricciato. <<Tobio e Tadashi vanno a letto insieme. Si frequentano e->>

E quindi? <<E quindi?>>

<<Come, e quindi? Non è ammissibile come cosa>>

Hitoka gli sorrise divertita alzando un angolo della bocca; i capelli color del grano erano legati in una coda alta, la camicetta rosa perla che aveva indossato quella mattina aveva due bottoni slacciati. La collanina che portava al collo aveva un fiore come ciondolo, gliela aveva regalata la madre il giorno della sua laurea. <<Non è ammissibile perché stai per diventare capobranco e quindi siete ancora sposati, o non è ammissibile perché provi ancora qualcosa per lui?>>

Shōyō aprì la bocca per parlare, risponderle a tono e chiederle se fosse impazzita o se stesse assumendo droghe allucinogene. Lui che provava ancora qualcosa per Tobio? Era una cosa ridicola e patetica, da film scadente comico hollywoodiano.
Lui adesso aveva Atsumu. Atsumu che aveva tutte quelle qualità che Tobio non aveva mai avuto, e non avrebbe mai avuto.
Insomma, era un bambino quando si era innamorato di Tobio — innamorato, poi era proprio un gran bel parolone — e si era fatto fregare alla grande. Non sarebbero durati molto, lo sapevano entrambi. Erano durati un po' di più solo perché era entrato nella loro vita Dalai.

ʀᴇᴘʟᴀʏ || ᴋᴀɢᴇʜɪɴᴀ, ᴀᴛsᴜʜɪɴᴀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora