CHAPTER 16 || #as ironman

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❝<<È possibile che non riesci mai a stare cinque minuti lontano dai guai?>>

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❝<<È possibile che non riesci mai a stare cinque minuti lontano dai guai?>>

<<Non è colpa mia>>

<<E a chi è venuta la brillante idea di saltare dalle scale? Alla babysitter?>>

<<A me. Bravo Haruiki>>

Shōyō sospirò sonoramente. Era bloccato nel traffico.
Haruiki seduto sul sediolino nei sedili posteriori stava mettendo a dura prova i suoi nervi. Davvero, davvero a dura prova.
I capelli arruffati corvini. Le guance rosse, un piccolo taglietto sul sopracciglio destro. E molto probabilmente il braccio rotto — Shōyō sperava con tutto il suo cuore di no, perché conosceva il suo squaletto e sapeva che avrebbe fatto i capricci tutti i giorni se gli avessero messo il gesso... per favore, per favore, fai che sia una slogatura.

La babysitter lo aveva avvertito mentre piangeva dalla paura, e Shōyō armato di tutta la sua santa pazienza era corso a casa lasciando tutta la direzione della campagna elettorale ad Hitoka — si fidava di lei, come si sarebbe fidato dei suoi genitori.

Aveva conosciuto Hitoka all'università. Erano entrambi al primo anno.
Si erano trovati e non si erano più separati — avevano preparato insieme gli esami più tosti, avevano festeggiato ogni singolo successo e pianto per ogni insuccesso.
Shōyō si era laureato con un anno di anticipo. Hitoka un anno dopo — ma nonostante questo non avevano mai perso quell'amicizia, anzi Shōyō l'aveva persino aiutata con la stesura della sua tesi di laurea.

Il traffico sembrava non volersi muovere; l'ospedale era letteralmente a qualche chilometro di distanza. Dannazione!!!
Haruiki aveva una soglia del dolore molto alta, infatti era seduto lì, bello calmo, che canticchiava Baby Shark guardando fuori dal finestrino.
Shōyō non sapeva davvero quello squaletto indemoniato come facesse a non urlare dal dolore ogni volta che muoveva il braccio; lui una volta, da bambino, era caduto dalla bici, si era sbucciato il ginocchio ed era stato sul divano per tutto il giorno perchè gli bruciava troppo.

Dalai era come lui. Aveva una soglia del dolore bassa.
Haruiki era come... Tobio. Anche Tobio aveva una soglia del dolore molto alta — quell'idiota si era rotto il naso durante una partita di pallavolo e aveva continuato a giocare come se non fosse successo nulla.

No, no, no. No. Assolutamente no.
Haruiki era figlio di Atsumu.
No Tobio. Ma Atsumu.
Perché pensava a quelle cose? No, no e no.

<<Niente bravo Haruiki. Potevi farti male, potevi spaccarti la testa e diventare un- un angioletto — forse se lo avesse spaventato a dovere quello squaletto indisciplinato si sarebbe dato una calmata. — Sai cosa succede quando un bimbo diventa un angioletto perché fa cose pericolose come le fai tu, mh?>>

Haruiki inclinò leggermente la testa di lato — a quel bambino non fregava proprio di niente e di nessuno. Se fosse stato Dalai sarebbe già scoppiato a piangere chiedendo scusa, promettendo che non lo avrebbe fatto più e pregandolo di non farlo diventare mai e poi mai un angioletto. E Shōyō lo sapeva con certezza, visto che per fargli smettere di mangiare le unghie gli aveva rifilato quella storia. <<Gli angioletti volano in cielo e giocano tuuuutto il giorno>> No, con Haruiki non avrebbe funzionato neppure quello.

ʀᴇᴘʟᴀʏ || ᴋᴀɢᴇʜɪɴᴀ, ᴀᴛsᴜʜɪɴᴀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora