"It's not your fault
I'm better on my own"Margherita non deve essere in quella stazione. Margherita è lì perché sente il bisogno di fuggire. Un respiro, un altro, riprendere il controllo. Una mano afferra l'altra cercando di fermarne il leggero tremolio. Margherita vorrebbe scomparire. Si guarda intorno. Saluti, addii, lacrime, abbracci, bagagli, sorrisi. "Sorrisi" sussurra tornando a puntare lo sguardo verso il basso. "Posso?" domanda la voce di un ragazzo. Margherita non risponde, Margherita con lo sguardo basso, Margherita che desidera essere invisibile, Margherita non può vedere che quella voce e quel sorriso si rivolgono a lei. Un calore al suo fianco. Alza leggermente lo sguardo. Incontra quello del ragazzo. Sorriso. "Non volevo disturbarti, volevo solo sapere se questo posto fosse libero" cerca di giustificarsi con la ragazza. "Mi dispiace, non pensavo stessi parlando con me, la gente di solito non lo fa" si sforza di rispondere facendosi piccola piccola nel posto che occupa. "Perché?" domanda incuriosito. "Perché cosa?" ribatte confusa. "Perché di solito la gente non lo fa?". Margherita avverte qualcosa all'altezza degli zigomi, nessuno le ha mai fatto una domanda del genere, nessuno si è mai interessato a qualcosa che la riguardi. "Non sono una persona che parla molto, soprattutto non di sé" mette in chiaro guardando per la prima volta dritto nei suoi occhi. "E io non sono una persona che ti chiede di parlarne, soprattutto non conoscendoti". Sorriso. Mano. "Sono Matteo". Esitazione. Mano. Stretta. Imbarazzo. "Margherita". Occhi. Occhi negli occhi. "Come mai qui, Margherita?". Margherita non riesce a capire, non comprende come mai Matteo sia interessato a lei, lei, una pagina vuota, lei, una chitarra male accordata, lei, un volto privo di espressioni. Margherita non può raccontare la verità, Margherita non può mostrarsi agli altri per ciò che è veramente. "Devo andare a Milano per lavoro". Margherita abbassa lo sguardo, Margherita mente vergognandosene, Margherita non ha nemmeno un lavoro. Matteo sorride appena, portando lo sguardo davanti a sé, sorride per la genuinità di Margherita, sorride perché sa che ciò che gli ha appena detto non è la verità ma lui fingerà comunque di crederle, sorride perché ha capito fin da quando l'ha vista che c'è qualcosa di speciale in lei. "Tu, perché sei qui?". Margherita sposta l'attenzione su altro, Margherita non parla di sé. "Devo andare anch'io a Milano, ho un esame all'università". Margherita non sa che rispondere, non sa cosa voglia dire avere un piano, almeno non più. Silenzio, intervallato da rumori. "Dov'è che lavori di preciso?". Un respiro, un altro, riprendere il controllo. "In uno studio giornalistico" in quelle parole si nasconde un sogno, in quelle parole si nasconde Margherita, la Margherita di una volta. "Non sembri una giornalista". Margherita si sente una stupida, una stupida per aver pronunciato quelle parole, una stupida per aver conservato quella speranza dentro di sé, una stupida perché anche uno sconosciuto aveva capito che quello non poteva essere altro che un sogno. "Non lo sono, non ancora" sospira alzandosi d'improvviso e allontanandosi da quella conversazione. Si perde tra la folla. Lì si sente se stessa, una tra tanti, nessuno di speciale, nessuno di interessante. Stretta. "Margherita, so che è imbarazzante, specialmente per me, ma non voglio perdere un'occasione del genere. Posso avere il tuo numero?". Sorriso. Speranza nei suoi occhi. Luce nei suoi occhi. Un treno arriva in stazione, Margherita non sa nemmeno se sia quello per Milano ma sa che è l'unica via d'uscita. "Tu non mi conosci, Matteo" gli volta le spalle e sale velocemente sul treno che la porterà lontano da lì, che la porterà lontano da lui. Perché è questo ciò che fa Margherita davanti a delle nuove emozioni: scappa. Margherita ha imparato ad evitare tutto quello che possa farla soffrire, Margherita si allontana da Matteo per paura, per paura di perdersi in quel sorriso, per paura che dietro quella gentilezza si nasconda altro, per paura che sia lei a fargli del male, Margherita non è pronta. Si siede, afferra il suo taccuino e inizia a scrivere, racconta di quell'incontro e di quel sorriso.
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Sorrisi||Matteo Pessina
Romance"Dicono che ti senti così Con un blocco alla gola E un pianoforte come spalla Eccoti qui Non vuoi deluderli Non vuoi deluderti Ma non passa il dolore che fa Lancia questo enorme cuore e portarlo altrove Dagli da bere Tienilo bene Lancialo nel mare p...