"We're both different and that's fine"
"Cosa scrivevi?". "Nulla di importante". "Così importante da distrarti dalla partita però". "Come hai fatto a notarlo?". "Mi assicuravo che non te ne fossi andata". Occhi negli occhi. Attimi sospesi. "Continui a non rispondere". "Scrivo quello penso". "E cosa pensavi?". "Non dico quello che scrivo, non scrivo quello che dico, funziona così". Sorriso di Matteo. "Dimmi almeno che non ti sei annoiata a morte". Sorriso di Margherita. "No, non è la prima volta, sono già stata qui". "Per una partita?". "Più di una". "Perché non me l'hai detto?". "Non me lo hai chiesto". "A questo punto devo domandartelo, che squadra tifi o almeno tifavi?". "Non venivo qui per una squadra, venivo qui perché era l'unico posto in cui stavo davvero bene". "Per me è lo stesso, questo stadio è come casa mia, forse anche qualcosa di più". Respiri. Passi. Corridoio. Silenzio. "Volevo diventare una giornalista sportiva". "Davvero?". Cenno. "Cosa ti ha fatto cambiare idea?". "Quella sensazione è cambiata e di conseguenza lo hanno fatto anche i miei piani". Matteo la osserva camminare al suo fianco. Per la prima volta sente di vederla realmente, di vedere Margherita. La Margherita che fin ad allora aveva tenuto nascosta. Matteo ha la stessa andatura dei battiti del suo cuore. "Margherita". "Si?". "Ti va di cenare con me?". Margherita stringe il suo taccuino fra le mani. Lo lascia scivolare in una delle tasche del suo cappotto. Si volta nella direzione di Matteo. Margherita con lo sguardo basso alza gli occhi. "Io non sono una buona compagnia, questa sera specialmente". "Pensi che preferisca stare da solo?". "Penso che tutti lo preferirebbero, tranne te". Matteo si ferma. "Se soltanto tu lasciassi anche solo intravedere ciò che sei veramente sono sicuro che nessuno potrebbe decidere di andarsene". "Cosa vedi in me? Cosa vedi in me che ti spinge a rimanere?". "Io vedo degli occhi, due occhi che parlano, che sorridono, che sono capaci di stenderti, vedo dei sogni che raggiungerai sicuramente, vedo un cuore che si vergogna di battere, che vorrebbe fermarsi e vedo qualcosa, non so ancora bene cosa, che glielo impedisce". Margherita è senza fiato. Lo sente. Sente il respiro affannarsi. Sente il cuore esploderle dal petto. Non è un attacco di panico. Margherita non sta per avere un attacco di panico. Margherita non è sollevata. "Margherita, va tutto bene?". Le sfiora una mano. Margherita non riesce a dire una parola. Fa un breve respiro. Guarda nei suoi occhi. "Va bene, come sempre hai vinto tu. Dove andiamo?". Sorriso stampato sulle labbra. Sorriso nascosto tra i capelli. Riprendono a camminare. "A casa mia. Devo mettere alla prova le mie capacità culinarie, fin ad ora l'unico giudice dei miei piatti sono stato io". "Devo spaventarmi?". "No, no se ti fidi di me". "Te l'ho già detto, il mio corpo sembra inconsciamente fidarsi di te". "Il tuo cuore?". "Cosa?". "Il tuo cuore si fida di me?". "Non lo so, non parliamo molto spesso". Sorriso fra le labbra. Sorriso negli occhi. "Posso provarci io?". "Io non credo che sia una buona idea". Matteo le si avvicina. "Ehi, cuore di Margherita, sono Matteo, volevo dirti che non devi spaventarti, non è necessario preoccuparsi, ti assicuro che sono un bravo ragazzo e non ho nessuna intenzione di farti del male, al contrario vorrei, vorrei renderti felice". "Stai parlando al cuore o a me?". "Margherita, hai interrotto la nostra conversazione, sono sicuro che stesse per dirmi qualcosa". "Ti ho mai detto che sei davvero uno stupido?". "Qualche volta, i tuoi occhi lo hanno fatto per te". "Non hai risposto alla mia domanda". "Stavo parlando ad entrambi, in fondo il cuore è tuo, nonostante molto spesso ti dimentichi di averlo". "Pensi che io sia una persona senza cuore?". "No, penso che ti comporti in quel modo". Macchina. "Io non so come cambiarlo". "Il tuo cuore potrebbe saperlo". Matteo lo sussurra. Lo sussurra come fosse un segreto. Lo sussurra aprendo la portiera. Silenzio. Cinture. "Dimmi qualcosa di te che non hai mai confessato a nessuno". "Odio vedere le persone piangere". Per la prima volta Margherita non pensa. Margherita parla. Ha una strana sensazione. "Perché?". "Perché non so consolarle, non posso consolarle, come puoi lasciare che credano che la vita non sia fatta principalmente da questi momenti, come puoi mentire guardandole negli occhi? Come può qualcuno come me, qualcuno che sta crollando a pezzi, raccogliere e sistemare i pezzi di qualcun altro?". "Spesso guardare nel vuoto di qualcun altro aiuta a distrarsi dal proprio". "Credi che consolare possa rendere felici?". "Credo che diminuisca il dolore". "Come?". "Ci si rende conto di non essere soli, soffrire è tremendo, lo so, ma farlo in silenzio e in solitudine lo è ancora di più". "E se uno non riesce? Non riesce a condividere il suo dolore con gli altri o ha paura di farlo?". "C'è sempre qualcuno pronto ad ascoltarlo o a stargli accanto, anche nel silenzio". "No, non è così, ci sono alcune persone, alcune persone con un dolore così grande, così opprimente che sono destinate a stare da sole". "Margherita". "Matteo, posso farti del male. Potrei farlo non rendendomene conto, potrei farlo non volendolo". "Non devi preoccuparti per me, è una mia decisione, chiederti il numero è stata una mia decisione, invitarti a cena è stata una mia decisione, uscire con te è stata una mia decisione, invitarti alla partita e a casa mia è stata una mia decisione, perciò se non l'hai ancora capito, nonostante te l'abbia detto e ripetuto, io sto davvero bene con te e non voglio sentire mai più niente del genere". Portiera. Casa. Sorrisi.
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Sorrisi||Matteo Pessina
Romance"Dicono che ti senti così Con un blocco alla gola E un pianoforte come spalla Eccoti qui Non vuoi deluderli Non vuoi deluderti Ma non passa il dolore che fa Lancia questo enorme cuore e portarlo altrove Dagli da bere Tienilo bene Lancialo nel mare p...