NOTE N.6

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"Sometimes I wonder if you're gonna screw this up with me
But you told Lucy you'd kill yourself if I ever leave
And I had said that to Jack about you so I felt seen
Everyone we know understands why it's meant to be,'cause we're crazy"

21 marzo 2023

Aeroporto. Aspetto. Aspetto che il cuore torni a battere. Il viso torni a sorridere. Io vivo. Vivo quando le mie labbra toccano le sue. Vivo quando osservo il suo sorriso. La mia vita dura qualche secondo. Un momento troppo breve per poterla afferrare. Per poterla stringere. Per poterla comprendere. Per poterla assaporare. Un momento interminabile per la timidezza delle mie guance, per il fondo dei miei occhi, per l'instabilità della mia mente, per l'insicurezza dei miei gesti. Io sono. Sono qualcuno. Davanti al suo sguardo sono qualcuno. Lui mi vede. Mi vede davvero. Lui mi sfiora. Lui mi bacia. Io respiro, sorrido, scrivo. Sono tornata a farlo da quando nelle mie giornate ha fatto capolino il suo sorriso contagioso. Io sono soltanto per lui. Soltanto con lui. Forse dovremmo provarci. Così da raccontarci una bella bugia. Una bugia a fin di bene. A fin d'amore. Una bugia innocente, ingenua, cieca. Io non posso amare. Il mio cuore non può farlo. Non finché sarà ridotto in questo stato. Io non posso vivere attraverso lui. Io non posso semplicemente riflettere la sua luce. Voglio essere parte di me, non il riflesso di qualcun altro. Per quanto il mio corpo mi stia stretto. Per quanto il mio cuore mi sia estraneo. Per quanto il mio volto mi risulti insopportabile. Per quanto i miei occhi mi scrutino con indifferenza. Io voglio ritornare ad essere Margherita. Ma non sono pronta. Non ancora. Probabilmente non lo sarò mai. Probabilmente non potrò mai veramente dire di essere qualcuno. E allora non desidero farlo nemmeno adesso. Non desidero vivere attraverso un suo sguardo o un suo bacio. Io non desidero sapere cosa voglia dire sentirsi vivi, anche solo per qualche istante, consapevole che un giorno, lontano da lui, io non potrò provare nuovamente questa sensazione. Potremmo entrambi far finta di non saperlo, di non averlo compreso. Ma i nostri occhi no. I nostri occhi non manterrebbero il segreto. Non possiamo correre questo rischio. Il rischio di ferirci. Il rischio di mentirci. Sono in trappola. Una trappola che ho costruito con le mie stesse mani. Come se non mi accorgessi che avrebbe impedito a Matteo di avvicinarsi. Sono sicura che lui, pur di non perdermi, vi si imprigionerebbe con me. Ma questa non è la sua gabbia. È la mia. La vita non va reclusa in una gabbia. Ho commesso questo sbaglio già una volta. Non deve essere Matteo a combattere le mie battaglie, nonostante io non abbia le forze necessarie per affrontarle. Lui mi da la vita. Io che cosa posso dargli in cambio? Che cosa può equivalere a un dono così grande? Amami e io non voglio esistere. Amami e io voglio scomparire. Amami e io non voglio soffrire. Amami e io voglio dimenticare. Quindi perdonami Matteo, ho provato a resistere. A ogni metro che ci separava corrispondeva una nuova voce nella mia testa. Voci che mi chiedevano di dirti addio. Di tornare al giorno precedente al nostro incontro. Ma il mio cuore si fida di te. Il mio corpo si fida te. Io mi fido di te. Ma non di me. Non mi fido della mia instabilità. Non mi fido della mia insicurezza. Non mi fido della mia fragilità. Non mi fido dei miei fantasmi. Non dovresti farlo nemmeno tu. Nessuno mi ha mai avuto, nessuno tranne te. Adesso dovrai lasciarmi andare. Io non ho la forza di dirtelo. Non ho la forza di farlo guardandoti negli occhi. Non avrei dovuto baciarti. Non avrei dovuto conoscere il sapore delle tue labbra. La delicatezza dei tuoi baci. La forma del tuo sorriso sul mio viso. Il tocco delle tue mani sulle mie guance. Ho ascoltato il mio cuore. Per la prima volta. Sarà anche l'ultima. Non posso sopportare il peso dei miei pensieri. Sono abituata a sopportare il peso dei miei sentimenti. A spegnere il cuore, non la mente. La forza dell'abitudine ci allontanerà, Matteo. È inevitabile. Eppure ti sento così vicino. Ti sento dentro di me. Ti ho sentito anche con soltanto una chiamata. Allora dimostrami che mi sbaglio. Mostrami la tua verità. Fai in modo che io non riesca a vedere oltre quella. Dammi i tuoi occhi, Matteo. Dammi il tuo sorriso. Dammi il tuo controllo. Nulla di buono in me. Nulla da donarti. Potrei darti in cambio semplicemente delle parole intrappolate in spazi bianchi. Non guardare oltre, dentro di esse. Guarda tra di esse, è lì che mi troverai. Nel bianco, nell'incompleto, nel non detto, nella sospensione, nel vuoto. Ti lascio il mio cuore tra le mani. Un cuore di carta che si accartoccia da sé. Non ripararlo. Non stringerlo. Osservalo. Osservalo dimenarsi per sfuggirti. Osservalo agitarsi per catturare la tua attenzione. Quanta tristezza pensi che abbia in me? Quanto in basso pensi che sia andata?

Sorrisi||Matteo PessinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora