CAMBIO DI PROSPETTIVA

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"Davvero è questo quel che vuoi? Un sorso di veleno e poi un altro gioco di parole, un'altra dose di dolore"

"Cosa ti rende così felice?". Margherita lo chiede stendendosi sul prato. Margherita da voce ai suoi rumorosi pensieri. "Cosa ti rende così triste?". Matteo lo chiede sorridendo, imitando la sua posizione. Occhi. Occhi negli occhi. Respiri. "La vita". Margherita non trova altra risposta. "Anche a me, la vita, tu ne vedi esclusivamente gli aspetti negativi, io invece vivo di quelli positivi, o almeno cerco di farlo". "Io non riesco vederli". "Cosa?". "Gli aspetti positivi, io non riesco a vederli o meglio l'ho fatto, li ho visti e poi sono come scomparsi, sembrano fuggire da me". Margherita lo dice sussurrando. Margherita ha imparato a non fare rumore con le sue insicurezze. Tutto sembra fermarsi per qualche attimo. I loro respiri. I loro sguardi. I loro corpi. Il cielo. Il vento. L'erba. Il battito dei loro cuori è l'unico rumore a spezzare quel piacevole silenzio. "Un po' come te". "Che vuoi dire?". "Che tutte le volte che io faccio o dico qualcosa che non rientra nel tuo ordinario o nel modo in cui tu vedi te stessa o che ti faccia pensare "Matteo questo non lo dovrebbe vedere, non lo dovrebbe pensare perché io non sono così" scappi e credo che quegli aspetti positivi ti seguano ma visto che sono dietro di te non puoi vederli, o magari non vuoi vederli". "Pensi che basterebbe voltarsi?". "Penso che basterebbe fermarsi". Cielo negli occhi. "E sorridere". Aggiunge sollevandosi sui gomiti. Matteo si guarda intorno. "Perché mi hai portato qui?". Curiosità nella voce. "È qui che ho iniziato a vivere ed ero qui quando ho smesso di farlo". "Tu non hai smesso di vivere". "Sopravvivere non è vivere". Sopravvivere non è forse già morire? Margherita se lo domanda socchiudendo gli occhi e rilasciando un sospiro. "So che non era la prima volta". "Di che parli?". Margherita si mette seduta. Si volta a guardarlo. "Del tuo attacco di panico". Margherita non avverte quella solita fitta al petto, quella solita difficoltà nel parlarne. Il suo respiro non si affanna, le sue mani non tremano. Non per quell'affermazione. "Tecnicamente lo era, era la prima volta che mi accadeva davanti a qualcuno che non fosse Giulia". "Mi ha detto che normalmente riesci a controllarli, come mai ieri non ci sei riuscita?". "Credo che il mio corpo si fidi di te, non ha voluto ascoltarmi". Risata. Sorrisi. "Tu non ti fidi di me?". "Ci conosciamo da solo quattro giorni, Matteo". Matteo alza il busto, cercando qualcosa nelle tasche del cappotto. I loro visi sono estremamente vicini. "Ero venuto per darti questo". Le porge un biglietto. Margherita rivede quella speranza nei suoi occhi, la stessa del loro primo incontro. "Cos'è?". "È il biglietto per la partita di questa domenica, mi farebbe piacere se venissi a vedermi". "Matteo, io non sono fatta per questo". "Non è importante che tu ne capisca qualcosa, vorrei soltanto che conoscessi il mio lavoro, che poi sarebbe la mia più grande passione, che poi sarei io". "Non posso accettare". "Hai ragione, non puoi accettare, tu devi accettare". "Matteo, mi sentirei fuori luogo". "Ti farebbe stare meglio se venisse Giulia con te?". "Non ti rassegni, eh?". "Mai". Risate. "Va bene ma vado da sola". Sorriso. "Questo viso può ottenere tutto quello che vuole". "Non montarti troppo la testa, sapevo che avresti continuato ad insistere finché non l'avresti avuta vinta". "Vedi hai già capito tutto di me, è come se ci conoscessimo da sempre". Matteo guarda nei suoi occhi e vede tutto e nulla, vede il mondo e il vuoto. Margherita guarda nei suoi occhi e vede lui, l'ultima persona che l'ha resa del tutto felice. "È come se fossimo sempre stati stesi in questo prato insieme ma ce ne fossimo accorti soltanto adesso". Margherita lo dice senza pensare. Margherita lo dice senza guardare. Margherita lo dice senza sussurrare. "Margherita". "Si?". "Posso?". Matteo ha fra le mani una piccola margherita, gliela sistema fra i capelli dopo aver avuto il suo consenso. "Non voglio imbarazzarti ma sei davvero bellissima". "Non lo sono, Matteo". "Margherita, tu dici un numero smisurato di bugie, dimentichi che la tua verità non coincide con la mia". "La tua verità non corrisponde alla realtà". "Perché, la realtà quale sarebbe? Non sono gli attimi che stiamo vivendo, i centimetri che ci separano, le nostre risate, i sorrisi che riesco a rubarti, la tua timidezza e il tuo imbarazzo, le tue risposte a metà? La realtà non è questa, Margherita? La realtà non è che noi stiamo davvero bene quando siamo insieme?". "Tu hai una risposta a tutto, tu sembri conoscere ogni cosa, io non sono come te, io ho soltanto domande, io non conosco quasi nulla della vita". "Io credo che tu ne sappia di gran lunga più di me, hai un modo di parlare, di dire le cose che mi sorprende sempre, saresti sicuramente un'ottima giornalista, dovresti soltanto credere in te stessa". "È strano, è strano che tu abbia notato questo in soltanto quattro giorni, è strano che tu creda già in me mentre in 24 anni io non sia riuscita a farlo". "Sono qui per questo. Tutto cambia, se cambi la tua prospettiva". "Perché?". "Perché tutto cambia se cambi prospettiva?". Margherita fa di no con il capo. "Perché vuoi aiutarmi? Perché continui ad insistere con questa storia del giornalismo? Perché credi in me e vuoi che anche io lo faccia? Perché sei qui?". "Ho già risposto a queste domande". Matteo si alza. Le porge una mano. Le loro dita si sfiorano. Le loro mani si stringono per qualche attimo, il tempo che Margherita lasci il prato. Tornano all'appartamento di Margherita in silenzio. Chiunque li avrebbe osservati avrebbe pensato che qualcosa nei loro passi, nei loro gesti, li unisse, forse un filo, forse il filo del destino.

Sorrisi||Matteo PessinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora