"Perché Margherita è buona, perché Margherita è bella. Perché Margherita è dolce, perché Margherita è vera. Perché Margherita ama, e lo fa una notte intera. Perché Margherita è un sogno, perché Margherita è il sale. Perché Margherita è il vento e non sa che può far male. Perché Margherita è tutto"
18:30. Chiavi. Toppa. Margherita torna a casa. Torna dal lavoro. Stanca. Sfatta. Fuori dai margini. Trascina su di lei le storie a cui ha dato voce. Voce che si spende per chiunque tranne che per lei. I pensieri le sfregano la pelle. Mani con parole. Mani come tasti. Margherita è quello che scrive. Passo. Margherita esita persino su un pavimento che accoglie la sua andatura da sette anni. Cucina. Profumo di sogni. Profumo d'amore. Fiori. Girasoli. Margherite. Margherita sorride. Si guarda. Si sfiora. Tira via un petalo, così come vorrebbe strappare i margini del suo cuore di carta. Improvvisamente. Repentinamente. Adesso si che la rappresenta. Margherita è incompleta. Incompleta di un petalo. Margherita è diversa. Diversa nell'aspetto, nell'essere, nello stare. Margherita presto appassirà. Biglietto. "Una dose di te, una dose di felicità, il bianco delle tue pagine, il giallo del tuo sorriso, il verde dei tuoi occhi. Ti penso, Marghe, ti penso continuamente, ti penso anche quando non dovrei, spero di vederti questa sera, così probabilmente il mio cuore finalmente troverà pace, non riesce davvero a stare lontano da te. Ho una gran voglia di ascoltare la tua giornata, Margherita, o magari di leggerla nei tuoi occhi. Sono così felice per te, con te, di te. Teo, l'imbarazzo che sta colorando le tue guance". Margherita arrossisce e Matteo rimane incastrato in quello spazio. Entrambi sanno, entrambi sperano che ci rimarrà a lungo. Margherita vorrebbe poter mettere quel biglietto al posto del suo cuore. Lo stringe. Sorride senza motivo. Non può farne a meno. Margherita vuole parlare di sé. Parlare della sua giornata con lui. Vuole che lui sappia. Che sappia finalmente di Leonardo. Ma non appena questo pensiero sfiora la sua mente le manca il respiro. La carta le sfugge dalle mani. Margherita non afferrerà mai il suo cuore. Una mano sulla sua spalla. Una mano senza forma. Margherita sa che dovrà tornare a convincerci. Lei e il suo dolore. Un dolore che ha tutte le fattezze di Leonardo. Che ha il suo sapore, il suo odore, la sua voce. Margherita sa che dovrà nuovamente guardare in quel verde. Così familiare. Così simile al suo. Margherita afferra il telefono dalla tasca dei pantaloni. Prende lentamente posto su una sedia. Attende che anche lui si sedia. Lo guarda per un attimo. Un numero fra le voci della sua testa. Mani che esitano. La prega di non farlo. Si porta l'apparecchio all'orecchio. Mamma. Chiude gli occhi. Respiro. "Margherita?". La voce di casa. La voce del dolore. Tono che si spezza come il fiato di Margherita. Tono che trema come le mani della figlia. "Sei lì, amore mio?". Margherita porta il peso di quelle parole. Margherita non crede di meritarle. Non dopo due anni di silenzio e distanza. Non dopo due anni di rifiuti e dolori. Non dopo due anni di finte dimenticanze e non curanze. "Margherita, mamma sarà sempre con te, sarò sempre qui, amore mio". 6 anni. Margherita ha appena imparato che il cuore può iniziare a battere così velocemente che sembra volerle uscire dal petto. Lo ha imparato tra le lacrime. Lo ha imparato tra le mani della madre. Dalla sua voce calma e il suo volto dolce, che le spiegano: "Il cuore è fatto da tante persone, Margherita". Tante persone che si vogliono bene, proprio come nei suoi disegni. Ma può accadere che queste stesse persone litighino e si agitino e allora in quel disegno molte figure iniziano a susseguirsi velocemente. A 6 anni Margherita ha capito di avere il cuore di carta. A 6 anni Margherita ha capito per la sua mamma, per la sua Caterina lei resterà sempre quella bambina dal battito accelerato, quella bambina bisognosa di sicurezze, di carezze. A 6 anni Margherita ha sentito sua madre battere nel suo cuore e a 24 torna a sentirla. "Tu sei nel mio cuore, mamma?". "Si, nel cuore c'è uno spazio per tutte le persone a cui vuoi bene, amore". "Allora puoi dirglielo tu di non correre più in quel modo?". "Certo, Margherita, non preoccuparti, fammi un bel sorriso". E Margherita a distanza di 18 anni sorride. Non ha dimenticato. "Mamma, si, sono qui, sono io". "Va tutto bene?". "Io...mamma, mi dispiace, mi dispiace tanto". Margherita lascia andare il non detto. Anche se non completamente. Anche se in un sussurro. Spera che basti ad allontanarlo. "Non dire così, Margherita, io e papà sappiamo quanto è complicato per te, non hai nulla di cui scusarti". "Io avrei dovuto chiamarti". "Lo stai facendo adesso". Silenzio. Margherita e Caterina sono più vicine di quanto credano. Mano sul petto. Si avvertono. "Ho trovato un lavoro, mamma, oggi era il mio primo giorno". "Che bella notizia, Marghe, e ti piace?". "Si, è quello che ho sempre voluto fare". Margherita scrive per tenersi in vita. Adesso se ne rende conto. "Puoi ancora essere quello che desideri, Margherita, voglio che lo tieni sempre a mente". Respiro mancato. Battito arrestato. Margherita spera di non aver sentito bene. Caterina non può averlo ascoltato. Caterina non può averlo visto. Caterina non era lì. Anche lei continua a parlare con Leonardo? Una madre conosce tutto dei figli. Pensieri, parole, gesti. "Io voglio essere felice, mamma, e questo...questo non posso esserlo". "Prendi tempo, amore, purtroppo il dolore dura più di qualsiasi felicità". "Tu sei felice?". "Io ho avuto il mio tempo per esserlo, Marghe, adesso non è più possibile". "Perché no?". "Perché tutto ha una fine, Margherita, anche il tuo dolore l'avrà". Margherita vorrebbe fidarsi di quelle parole. Aggrapparsi a quelle lettere. Ma le sue mani non hanno più 6 anni. "L'amore può aiutarmi, mamma? È papà che ti rendeva felice?". "Margherita, hai conosciuto qualcuno?". "Io...non...si chiama... si chiama Matteo e...". "E te ne sei innamorata". "Lui è così pieno di vita, così felice, così innocente, mamma, io sono tornata a scrivere, vivere, respirare grazie a lui". "Hai visto, amore, anche tu puoi essere felice". "Voglio provarci, davvero, mamma Cate". "Allora, ti ricordi ancora, Ita?". Risate. Sorrisi. Il sospiro di sollievo di una madre che torna a sentire il respiro della figlia.
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Sorrisi||Matteo Pessina
Romance"Dicono che ti senti così Con un blocco alla gola E un pianoforte come spalla Eccoti qui Non vuoi deluderli Non vuoi deluderti Ma non passa il dolore che fa Lancia questo enorme cuore e portarlo altrove Dagli da bere Tienilo bene Lancialo nel mare p...