LEI

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"Ed io sono contento quando tu mi guardi
Ed io sono contento di poterti guardare"

"Faccio certe cose e tu sparisci
Poi ritorni come per magia
Non andare più via
Ho sognato che ti avevo uccisa
Sai che abbiamo messo delle regole, non devono sapere
Che sei l'anima, sei la mia metà
Come sei fatta nessuno lo sa"

L'auto si ferma. Aeroporto. Matteo si volta a guardare Margherita che si trova nel sedile accanto. Occhi che sorridono. Paura nello stomaco. "Quando?". "Cosa?. "Quando ci rivedremo?". "Non appena l'aereo attera". "Sono seria, Matteo". Matteo le sfiora il volto con le mani. Le sposta i capelli dietro le spalle. Si avvicina. Le lascia un bacio sulla guancia. Rimane con la fronte sul suo viso. Le accarezza i capelli. "Presto, ci vediamo presto". Sussurra chiudendo gli occhi, cercando di fermare il battito del suo cuore. "Me lo prometti?". La sua voce ha un nuovo colore, il suo viso una nuova espressione. Margherita ha una nuova luce negli occhi. Una luce d'amore. "Parola di lupetto". Matteo si allontana, mostrando un grande sorriso e portandosi solennemente una mano al petto. "Non puoi smettere un attimo di fare lo stupido?". Matteo scuote la testa increspando gli angoli della bocca di Margherita in un sorriso. "Perché sei così nervoso oggi?". Matteo aggrotta le sopracciglia inclinando la testa. "Non sono nervoso". Margherita fa un leggero sorriso. "Che c'è?". "So che stai mentendo, ho capito che non riesci a smettere di fare battutine quando sei nervoso". Silenzio. Matteo si volta totalmente verso di lei. Sbuffa. "È soltanto che.. io odio il fatto di dover partire proprio adesso". "Perché?". "Perché ci sei tu e tu sei qui, tu sei ora". Margherita cerca qualcosa fra le tasche dei suoi pantaloni. Gli porge un foglio, stringendone un altro fra le mani. "Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere, ho scritto qualcosa su di te, ovviamente a livello calcistico". "Quando l'hai scritto?". "Ieri, non appena sono arrivata a casa". "Abbiamo fatto un'intervista senza che me ne sia reso conto?". "Sei stato tu a dire che sono una giornalista pur non facendolo veramente, è come se intervistassi inconsapevolmente o forse sei tu...forse tu hai già risposto a tutte le domande che volevo farti". "Spero di non aver detto nulla di compromettente allora". Margherita alza gli occhi al cielo, trattenendo una risata. "Eccone un'altra". "Prometto di non farlo più". Cenno. Secondo foglio. "Questo, questo devi aprirlo soltanto quando ne hai davvero bisogno". "Devo spaventarmi?". "No, probabilmente non troverai nemmeno l'occasione per leggerlo". "Bene, definiamo bisogno allora". Risate. "Se morissi dalla curiosità di sapere cosa hai scritto lo potrei aprire?". Margherita scuote il capo. "Se mi mancano i tuoi occhi?". Margherita arrossisce, coprendosi il volto. "Ehi, fammeli guardare finché posso". Le afferra le mani, facendole ricadere nuovamente lungo il corpo. Occhi negli occhi. Vicinanza. Mani nelle mani. Dubbi. Voci. Margherita. Matteo è a un passo dal baciarla. Margherita si allontana leggermente. "Stiamo correndo?". "Cosa?". "Io e te, noi stiamo correndo?". "No, non credo, anzi direi che siamo parecchio in ritardo, noi due ci conosciamo da sempre, no?". "Si, noi due ci conosciamo da sempre". Sorrisi. 07:50. Qualcuno picchietta con le dita sul parabrezza. Matteo si volta in quella direzione. Sorride. "Devo andare, tu puoi prendere la mia macchina". Le passa le chiavi. Apre la porteria. La guarda per un'ultima volta. Scende. Prende la valigia dal cofano. Raggiunge un ragazzo alto, riccio, più o meno della sua età. Entrambi fanno un cenno con la mano a Margherita. Poi si allontanano tra chiacchiere e risate.
"Chi è?". Manuel lo chiede non appena sono abbastanza lontani. "Chi è chi?". Risponde innocentemente Matteo con il solito sorriso sulle labbra. "La ragazza che era in macchina con te". "Non lo so". "Che vuol dire che non lo sai?". "Non so cosa siamo". "Almeno un nome l'avrà, no?". "Margherita, si chiama Margherita". "Dove l'hai conosciuta? Quando l'hai conosciuta? E soprattutto perché non hai detto nulla al tuo migliore amico?". "L'ho incontrata nella stazione di Monza il 5 marzo e non te l'ho detto perché non è come le altre volte, lei è diversa e come vedi sono molto molto confuso". Manuel lo guarda con un sorriso compiaciuto. "Sapevo che un giorno sarebbe arrivata un ragazza che ti avrebbe fatto impazzire". "Quando sono davanti a lei è come se mi bloccassi, Manu, il mio cervello non riesce a produrre nessun pensiero sensato e non so più cosa fare". "Qualcuno qui si è preso una gran bella cotta". "Se fosse una semplice cotta saprei come controllarla, ma in questo caso non è così". "Ti sei innamorato, Teo?". "Temo proprio di si". Manuel si ferma. Matteo fa lo stesso. Manuel lo tira in un abbraccio. "Sono felice, amico, lo sono davvero". Pacca sulla schiena. Mani sulle spalle. "Devo dirlo a Thessa". "Manu". "Che ne dici se le facessimo conoscere?". "Manuel". "Che c'è?". "Lei... è più complicato di quanto sembra, io...non voglio correre". "Sa cosa vuol dire uscire con un calciatore famoso come te, vero?". "No, io non volevo spaventarla, in realtà non ci ho nemmeno pensato". "Matteo, se vuoi averla accanto gliene devi parlare e anche al più presto". "Lo so". Si guardano. Tra di loro c'è un'intesa, un'intesa che può derivare solo dall'amicizia. "Allora, dimmi qualcosa di lei. Sono curioso di sapere che cosa abbia rubato il cuore del nostro principino". Entrambi fanno una piccola risata. Matteo si passa una mano fra i capelli, cercando di ordinare le parole. "Ha 24 anni ed è bella, lo è davvero, lo è inconsapevolmente, è bella in un modo speciale, in un modo spiazzante. Non sorride spesso ma quando lo fa...quando lo fa, Manu, io mi sento l'uomo più fortunato del mondo soltanto perché sono stato io a provocare quel sorriso. Mi capisci?". Manuel fa un leggero cenno con il capo. "Che lavoro fa?". "Non ha un lavoro ma è molto brava a scrivere e penso anche che sia l'unica cosa che le piaccia fare". "Non riesco a capire. Cosa c'è di complicato? Pensi che lei non ricambi i tuoi sentimenti?". "No, anzi sono abbastanza sicuro che lei provi lo stesso ma è come se non riuscisse a viverlo davvero". "Ha paura, Teo, è normale". "Lo so, abbiamo soltanto bisogno di tempo immagino".

Sorrisi||Matteo PessinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora