sessantuno

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La settimana andava a gonfie vele, tra assegnazioni e preparazione delle esibizioni. Il clima in casetta sembrava essere tornato sereno e (quasi) tutti eravamo riusciti a superare l'uscita di Holy Francisco: Ayle cercava di distrarsi con la sfida che avrebbe dovuto affrontare e Sarah affondava il dispiacere d'essere stata quasi evitata dal cantante dai capelli rossi durante i saluti preparando più di sette brani per la puntata.

L'unica nota stonata di questi giorni era la preparazione del mio inedito. Credo si sia capito quanto non mi appartengano gli inediti allegri, prediligo sempre qualcosa di più malinconico, anche se sono una delle persone più solari di questo mondo. Negli inediti metto tutto ciò che non esprimo, ciò che tengo per me (anche se ora non più, dato che è tutto pubblico). Stavolta ho scritto di un qualcosa che mi appartiene particolarmente, vale a dire tutti gli amori non corrisposti della mia vita: le delusioni amorose, amici che mi hanno voltato le spalle, parenti che mi hanno fatto del male piuttosto che del bene. Tutto questo è racchiuso tra le righe di "Fila indiana" che, giusto pochi giorni fa, sempre Canova ha deciso di produrre. Abbiamo lavorato assieme alle modifiche di testo, melodia, abbiamo adattato tutto alla mia persona e anche chiaramente al messaggio e alle vibes del brano.

È il mio pezzo, eppure ora che devo provarlo qui in studio per la prima volta, mi manca la voce. Faccio cenno alla produzione più volte di partire con la base, ma arrivata ad un certo punto non riesco più ad andare avanti. Maria probabilmente vede tutto, poiché poco dopo si collega in filodiffusione.

«Diana, mi senti?» alzo la testa, come se la cosa potesse farle capire che sono in ascolto. «Si, ciao Maria» saluto. «Che succede? Ho visto che non riesci ad andare avanti». «Questa volta è più dura della precedente» dico, avvicinandomi poi al mio banco per prendere la mia bottiglina d'acqua e fare qualche sorso. «Come mai?». «Non lo so, probabilmente perché è fresco di stesura. "Tutti" lo avevo scritto un bel po' di tempo fa, diciamo che le cose che ho raccontato lì sono belle che superate. "Fila indiana" è nato praticamente tra le mura della casetta, è recente, sono cose che ancora mi appartengono» spiego. «Ferite ancora sanguinanti?» suppone. «Può darsi» ammetto, a tono basso, più a me stessa che a lei. «Di cosa parli nella canzone nuova?» mi domanda incuriosita. «Parlo di una serie di amori non corrisposti che ho incontrato nella mia vita. Li ho visualizzati tutti in fila indiana, uno dietro l'altro, ed è come se parlassi e dicessi qualcosa ad ognuno di loro. Come mi hanno fatta sentire, cosa penso di loro, come mi hanno cambiata. Non è particolarmente leggero, ecco. È in sintesi il mio malessere interiore, quello che non è mai stato espresso ad alta voce» mi riavvicinò all'asta posta poco più avanti alla stellina rossa. «Parli anche di papà?» chiede con un tono che indica quanto quasi abbia paura di farmi quella domanda. «Si, parlo anche di lui. Papà c'è sempre nei miei pezzi, anche se cerco di evitarlo: purtroppo è spontanea come cosa». «È una bella cosa» mi rassicura. «Lo so...».
«Senti, che ne pensi se faccio chiamare qualcuno in casetta? Magari ti dà un po' di forza, un po' di carica» propone per smorzare la tensione e cercare di mettermi più a mio agio. «Come preferisci Mary, per me è indifferente». «Dai fammi un nome».

Rifletto molto sulla sua richiesta. Se avessi bisogno di spensieratezza chiamerei sicuramente qualcuno tra Gaia, Sofia, Lil o Mida. Però ciò di cui ho bisogno ora è qualcuno che mi comprenda, e non mi viene in mente nessun altro nome se non il suo.

Holden.

Maria lo manda a chiamare e, dopo qualche minuto d'attesa, ci raggiunge.

«Buonasera» saluta cordialmente entrambe, anche se la conduttrice non c'è fisicamente. Scende i piccoli gradini e mi si avvicina. Mi lascia un bacio veloce, affiancandomi poi. «Successo qualcosa?» mi sussurra all'orecchio, sincerandosi che stia bene. Annuisco leggermente. «Holden, la tua ragazza qui non riesce a cantare l'inedito nuovo per intero senza bloccarsi. Come facciamo?» chiede retorica Maria al romano. «Eh, che fàmo?» risponde, girandosi però poi verso di me, quasi preoccupato. «Che succede?» sussurra. «Ma niente, è solo difficile non emozionarmi, tutto qui» minimizzo la cosa. «Guarda che è bello se ti emozioni». «Sarebbe ancora più bello se riuscissi a portarlo a termine». «Maria scusa, te posso chiede due minuti da soli?». «Certo, figuratevi, torno tra poco».

Quando il collegamento viene staccato, entrambi ci sediamo sugli spalti sui quali generalmente si siede il pubblico.

«Qual è il problema? Vuoi parlarne con me o te senti a disagio?» mi stringe a sé. «Non avrei chiamato te se non avessi voluto parlartene» sorride. «Non so, è che è un pezzo in cui parlo di cose che mi hanno fatta stare molto male. Inevitabilmente, cantandolo a voce alta e non nella mia testa, mi tornano alla mente brutti ricordi. Nulla di troppo grave, ora scendo e la rifaccio» senza neanche attendere un suo responso, scendo e indosso gli in-ear. Faccio segno a chi di dovere di far partire la base e lui segue le mie istruzioni. Chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo. Devo dimostrare ad Holden, ma soprattutto a me stessa, che riesco a cantare questa maledetta canzone.

«"Ehi, ehi
La terra è terra
Pure senza radici
Pure se non mi tiene attaccata a terra
E mi sporca i vestiti

Mo che te ne vai, ricordati della terra
La fila per l'ostia, tutti a bocca aperta
La casa che ti caccia di casa presto
Tanto agosto è cap' 'e vierno e piedi dentro la fossa

Sì lo so, sì lo so che il sangue è sangue
Ma ci sono vampiri
E ci sono famiglie che perdono sangue
E famiglie felici
Alberi che crescono senza-"» ad un certo punto, proprio come tutte le volte precedenti, un groppo in gola mi impedisce di continuare il brano.

Chiudo istintivamente gli occhi che bruciano leggermente: vorrei nascondermi.

«Dia'» mi chiama Jo, avvicinandosi. La base non viene interrotta, resta come da sottofondo all'abbraccio che subito corro a dare al ragazzo. «Non ci riesco» sussurro, sconfitta.

Spero solo non sia l'inizio di un altro periodo di down.

En e Xanax |Holden Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora