settantatré

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«Ma non ho capito, è così che mi accogliete? Guardandomi?» urlo appena scesa dal vagone alle due figure femminili che ho riconosciuto da dietro al finestrino.

Chiara e Federica, rispettivamente cugina e migliore amica di una vita.

Entrambe mi corrono incontro ed io subito lascio i bagagli per poterle stringere forte.

Tutte e tre urlacchiammo per la felicità, saltellando e abbracciandoci.

«Quanto mi siete mancate!» dico, lasciando baci sparsi sui visi di entrambe. «Anche tu!» rispondono in sincrono.

«Dai, andiamo, che hai un sacco da raccontare» Chiara è la prima a staccarsi e a recuperare le mie borse.

Ci dirigiamo tutte e tre all'auto e, con mia cugina alla guida, raggiungiamo finalmente casa.

Quando varco la soglia del cancelletto e poi quello del portone principale mi scuote un brivido. Fa strano essere qui dopo mesi, non ero mai stata per così tanto tempo lontana da casa. Salgo le scale e arrivata davanti alla porta la trovo già spalancata, con mamma poggiata allo stipite della porta già in lacrime.

«La mia bambina» si come il viso con le mani e subito le corro incontro. «Mamma» sussurro solamente una volta tra le sue braccia.

Entrata in casa, porto subito tutte le mie cose nella mia cameretta e mi lancio sul letto. Non sono stanca, il viaggio non è stato affatto pesante, però mi mancavano queste mura ed ora voglio vivermele al 100%, anche se solo per pochi giorni.

«Che stai a fare su questo letto? Muoversi, muoversi, che qua tocca raccontare tutto. Io voglio sapere tutto quello che ti è successo dal primo giorno fino ad oggi, come se non mi avessi chiamata quasi tutti i giorni» Federica si lancia sul letto al mio fianco, quasi ammazzandomi.
«Hai ragione, faccio una chiamata e arrivo». «Eh, muoviti a parlà co sto giovane, su» mi fa un occhiolino e mi lascia poi a ridere da sola per la sua battuta.

Cerco il contatto di Holden in rubrica e lo chiamo. Lui dovrebbe già essere a casa da un pezzo, essendo praticamente di Roma. Il telefono squilla più volte, ma dall'altro capo del cellulare non giunge nessuna risposta.

Lascio perdere e torno in salone per poter parlare con mamma, Chiara e Federica.

«Vuoi qualcosa da bere, tesoro?» mi domanda mamma, mentre io mi siedo a tavola con le altre. «Tisanina?» propongo, proprio come fa Mida con me in casetta. «Andata per la tisanina. Alle sei dobbiamo andare da Zia Stefi, cenone del 24 da lei come ogni anno». «Ma Giovanni? Non torna?» chiedo. «Certo che torna, l'aereo atterra alle cinque. Lo va a prendere zio Mimmo e lo porta qui a casa, si fa una doccia, si sistema e poi viene da noi altri» mi spiega, mentre mette l'acqua sul fuoco e mi abbraccia da dietro. «Mi sei mancata piccola mia» mi bacia il capo. «Anche tu, anzi anche voi. Che mi raccontate?».

Passiamo ore ed ore a parlare: del lavoro di mamma, delle università di Fede e Kiki, della situazione amorosa di quest'ultima e anche ovviamente delle novità del nostro gruppo di amici.

«Invece tu che ci dici di questo Holden?» introduce l'argomento la mia migliore amica, versandosi la seconda tazza di tisana. «Eh, Holden Holden» sorrido spontaneamente. «Guarda come arrossisce!» si prende gioco di me chiara. «Ma smettila. Niente, Jo è semplicemente perfetto. Mi ci trovo bene, è simpatico e genuino, esattamente la persona che volevo al mio fianco» rispondo senza pensarci troppo, ma riflettendo in seguito sulle mie parole. «Oddio quanto sono sdolcinata, che vergogna» nascondo il viso tra le mani. «Sei solo innamorata, ed è bellissimo» mi accarezza i capelli mia madre. «Sono felice che finalmente anche tu provi questo tipo di amore, perché è lo stesso che io provavo e provo tutt'oggi per il tuo papà».

En e Xanax |Holden Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora