Capitolo 36

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E a qualche chilometro di distanza..

Katsuki:"Sono a casa."

Il biondo era appena rientrato a casa dei suoi genitori dopo quel primo turno di lavoro, in cui era rimasto affiancato a Best Jeanist..

Era stato un pomeriggio pressochè tranquillo, a dispetto della tempesta che gli stava devastando l'anima, ma cercò di rilegare quella disperazione in un angolo del suo cuore principalmente per cercare di non destare sospetti..

Non voleva far preoccupare nè suo padre, nè quella strega di sua madre..

Mitsuki:"TI SEMBRA IL CASO DI RIENTRARE SOLO ADESSO, IDIOTA?!?"

E quell'accoglienza così familiare da parte di quella donna...
Lo confortò e allo stesso tempo gli diede fastidio..

Katsuki:"NON AVEVO TEMPO DA PERDERE, VECCHIA..Sono andato a cercarmi subito lavoro nell'agenzia di Jeanist, lo sapevi.."
Mitsuki:"Ma potevi anche.."
Katsuki:"No...Io sono diverso dalle altre fottute comparse che hanno pensato solo a divertirsi...io..."

Il biondo arrivò come una furia accanto alla madre che, impegnata com'era ai fornelli si trattenne almeno dallo strapazzare come di consueto le sue guancie..
Anche perchè sapeva che il figlio odiasse quel gesto..

Mitsuki:"Posso almeno vedere quell'attestato oppure..."

Ma la madre non si fece intimorire da quell'irruenza che comunque aveva preso inevitabilmente da lei, e canovaccio in spalla, osservò attentamente il figlio avvicinarsi al frigo, prendere una bottiglietta d'acqua che si scolò quasi tutta d'un sorso mentre il cellulare finì per essere lasciato con noncuranza sul bancone..

Un foglio venne estratto subito dopo dal costume e spiegato con attenzione anche se era solo una fotocopia, e mentre la madre lo prendeva immergendosi dietro, il biondo ne approffittò per defilarsi...

Katsuki:"Vado a fare una doccia..."disse sbrigativo, ma intuendo subito che la madre, una volta alzato lo sguardo su di lui, stesse per partire con l'interrogatorio..

La conosceva e sapeva...che lei aveva già capito tutto..

Se la prese con calma una volta salito al piano superiore..
Se la prese con calma, non prestando quasi attenzione a quello che faceva, quasi fosse un autòma...
I movimenti del suo corpo erano automatici, ma la sua testa era altrove..

Ancora non riusciva a capacitarsi, di quella scelta...
Ancora non riusciva a capacitarsi, ora che la tensione degli ultimi giorni di esami era evaporata, di come avesse potuto Kirishima abbandonarlo lì...
Senza degnarlo di una sola fottutissima parola, una spiegazione o una scusa..

Gli sarebbe bastata veramente qualsiasi cosa, al silenzio che aveva continuato a perpetrare nei suoi confronti..

Perché non lo aveva più sentito...ne per messaggio, nè per chiamata...
Il dispositivo dall'altra parte risultava quasi sempre spento o non raggiungibile...

E quello che era peggio, era che si stava abituando a quella cosa...

Katsuki ormai non calcolava neanche più il telefono che da una paio di giorni continuava a restare nella sua tasca, ma comunque sempre silenzioso...

Non una chiamata, non un messaggio...
Non era mai stato in realtà una di quelle persone che ci rimaneva attaccata per ore, ma ora...

Ora che lui era lontano..
Ora che quel dispositivo non avrebbe dovuto smettere di suonare...
Ora che voleva sentire ancora quella voce, che lo aveva sempre accompagnato dal primo momento in cui lo aveva conosciuto...

Niente..

Il vuoto più totale...

Nel giro di poco meno di due settimane aveva perso veramente tutto ed in quel momento, non potè fare a meno di domandarsi cosa avesse sbagliato..

Una volta finita la doccia scese nuovamente al piano terra, salutando anche il padre appena arrivato dal lavoro, e tutti e tre si misero a mangiare in un silenzio alquanto inquietante per i loro standard...

Non c'era il biondo che urlava, non c'era sua madre che, come ogni volta lo riprendeva, urlando a sua volta...
E non c'era il padre, che pacato e calmo, se ne stette seduto al suo posto, passando di continuo lo sguardo dalla moglie al figlio...

E per la prima volta, l'alpha biondo si ritrovò costretto a cedere quando, dopo quel'insolita cena e tornato in camera con i genitori alle calcagna, lasciò andare quel dolore che straripò come un fiume in piena...

Facendolo piangere disperato quando sua madre lo abbracciò...
Facendolo tremare di disperazione ed orgoglio quando  quel cognome  venne nominato dalle sue stesse labbra...

Ed era bastato solo quello...
A far intuire ai due adulti, ciò che era successo...

Ma che aspettarono comunque, il suo resoconto...

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 16 ⏰

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