3: Merdeku

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«Ancora niente?» balbettò Inko, il tono della sua voce tradiva una mescolanza di frustrazione e stanchezza. Nel silenzio, l'aria fu interrotta dal fastidioso suono dei piatti che venivano fatti scontrare in cucina. Una piccola donna paffuta, il viso segnato da anni di preoccupazioni, si affacciò dalla porta della cucina con occhi aperti quasi al minimo e le orecchie tese verso il figlio. Seduto sul divano, Izuku aveva la testa chinata in giù, rivelando un'ombra di espressione sfinita.

«Izuku, tesoro...» la donna sospirò, arricciando il panno bagnato tra le sottili dita pallide della mano. Con passo lento, si avvicinò al figlio, cercando di trovare parole di conforto. «Sei andato in quella clinica?... come mi avevi promesso.»
L'odore avvolgente di cannella risuonò per la stanza, un tentativo di lenire la tensione nell'aria. Izuku inspirò profondamente, cercando conforto in quel profumo dolciastro. «Che senso ha? Nessun flacone è bastato... » il labbro inferiore vibrò «Neanche un maledetto morso è servito.»

Con un gesto rapido, il colletto della sua camicia fu preso e abbassato di scatto, rivelando alla donna l'enorme marchio del morso che spiccava sulla pelle pallida e lentiginosa. I segni erano più che evidenti, e per sua fortuna, il marchio non era stato fatto sulla superficie della ghiandola, ma ben sì poco sotto.

Un agghiacciante silenzio si diffuse tra madre e figlio, costringendoli a uno sguardo confuso e scoraggiato che durò solo un breve attimo.

«Dobbiamo solo cercare... vedrai che là - là fuori c'è...» Izuku si voltò verso la madre, provocando un battito accelerato nel cuore di Inko. Lei si trovò a sostenere lo sguardo del figlio, il quale esprimeva ribrezzo e rabbia, immergendosi per la prima volta in una crisi depressiva da Omega.

«Chi? Un Alpha?!... Dannazione, è questo che si tratta, vero?!.. Perché! Perché non posso diventare un Hero-... un eroe, senza... senza. Sentirmi uno straccio!»

Il respiro di Izuku era così rapido che vacillò dopo quella frase, pronunciata con voce acuta, diretta alla madre. «Tesoro-...»
«All Might! Lui mi ha dato questo Quirk! Lui conta su di ME... Lui ha sempre creduto... in me.» Per qualche strana ragione, le labbra di Izuku si chiudevano, incapaci di pronunciare il nome di colui... colui che, allontanandosi da Tokyo, gli aveva causato ciò per cui ora stava cercando di lottare.

«Izuku, per favore... Calmati, non ti fa bene.» Il verde non riuscì a rispondere; sentiva le emozioni mescolarsi e intrecciarsi. Nella penombra della stanza, il riflesso del marchio si stagliava sullo schermo nero della TV, un simbolo indelebile della scelta fatta. Pensava che quel segno, consigliato dalla clinica, fosse la soluzione ai suoi problemi.

Il suo scopo era bloccare la fuoriuscita del suo odore per un certo periodo, una misura disperata per adattarsi a una società che non accettava la sua natura Omega.

Si era fatto marchiare solo all'età di 18 anni, e quasi non ci credeva... Eppure, prima, non ne sentiva la presenza, ma ora, solo vederlo gli procurava uno strano effetto, come disgusto... come un allarme che tutto ciò fosse sbagliato. «Izuku?.»

Inko si fermò, avvolgendo le braccia attorno alla schiena curva del figlio, mentre quelle parole sussurrate con un filo di preoccupazione si insinuavano nell'aria. Il verde smeraldo degli occhi di Izuku, una volta luminoso, ora rifletteva un'ombra di incertezza.

«Quando tornerò a scuola? Mamma», sussurrò Izuku, la voce appena udibile.

Inko esitò per un istante, scrutando quegli occhi che tanto assomigliavano ai suoi. «Non so, ci è stato raccomandato di tenervi al sicuro a casa. Sai... per quel misterioso Villain che gira in città», borbotto con un tono di preoccupazione, mentre cercava di nascondere la propria ansia dietro un sorriso rassicurante.

𝐹𝑖𝑒𝑟𝑦 𝐽𝑜𝑢𝑟𝑛𝑒𝑦 //𝐵𝑎𝑘𝑢𝑑𝑒𝑘𝑢// ~[Omegaverse]~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora