33: Chiaro e coinciso

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[Izuku]

«Grazie... per la cena.»

Cosa altro avrei potuto dirgli? Le parole sembravano scivolarmi dalle labbra senza alcuna intenzione reale. Il mio corpo, al contrario, era paralizzato. Gli occhi fissi sul piatto davanti a me, lo assaporavo a distanza come se il solo l'atto di prendere quella forchetta fosse un'impresa impossibile. Mi sentivo bloccato, ogni muscolo rigido, incapace di fare anche il più piccolo movimento.

E Kacchan? Lui non rispose, si limitò a un mugugno appena percettibile. Ma io vidi il suo braccio tremare, i suoi movimenti più lenti e calcolati del solito. Persino nel modo in cui masticava, potevo cogliere un’ombra di angoscia.  Non potevo fare a meno di fissarlo. Ogni volta che lo guardavo, mi sentivo un po' più distante da quel peso che mi schiacciava il petto, come se il suo sguardo potesse in qualche modo alleggerire quella sensazione di oppressione che mi ancorava al pavimento.

Cosa stavo aspettando? Forse un suo "prego", forse solo un segnale per poter mangiare tranquillamente senza sentirmi un intruso. O forse... non potevo fare altro che fissarlo, seguire con gli occhi ogni lento movimento della sua mascella definita mentre masticava con lentezza, quei muscoli che si tendevano e rilassavano. Mi perdevo nel modo in cui mangiava, come se il solo guardarlo potesse placare la fame che mi contorceva le viscere.

Le mie mani tremavano mentre cercavo di avvicinarmi alla forchetta. Le dita sfioravano la superficie del tavolo, un gesto semplice. Quasi ce l'avevo fatta, quasi stavo per prenderla, ma poi...

«Rilassati.»

Kacchan sbottò all'improvviso, e io ritirai la mano di scatto, sentendo il calore salire alle guance. Mi sentii come un bambino colto sul fatto mentre faceva qualcosa di sbagliato. Alzai lo sguardo e trovai i suoi occhi nei miei. Il suo sguardo non era minaccioso, non come al solito, ma c'era una preoccupazione dietro quel tono aspro. Non me lo sarei mai aspettato.

«Deku, non farti problemi. All'ospedale ti avranno dato solo schifezze. Mangia.»

Lentamente mi raddrizzai, il cuore che batteva forte nel petto. «Sì... certo.»

Kacchan che si preoccupava per me. Era strano, ma allo stesso tempo, era come tornare bambini. Era come ricordare quei giorni in cui, nonostante tutto, lui c'era sempre stato. Mi aiutava, mi spingeva a essere migliore, anche quando sembrava detestarmi. Quanto eravamo legati? Non ci avevo mai riflettuto veramente, fino a quel momento.

Un sorriso mi sfuggì, piccolo ma sincero. Il peso sul petto sembrava dissolversi un po', e finalmente portai il cibo alla bocca. Chiusi gli occhi per un momento, assaporando il gusto di ogni boccone. Kacchan non aveva perso il suo tocco, era come se ogni sapore fosse un riflesso di lui—forte, deciso, impossibile da ignorare.

«Vino?» mi interruppe all'improvviso, attirando la mia attenzione. Lo vidi alzarsi, mentre tirava fuori una bottiglia scura e due calici, da uno scaffale remoto dalla cucina.

Annuì in silenzio, continuando a masticare. Sembrava che avessimo lasciato da parte tutto il resto, la discussione, i pensieri sull'intervento... sul marchio. Forse entrambi ci eravamo persi in quel momento, dimenticando per un attimo tutto. Pensavo che sarei tornato a casa e avrei riflettuto su quanto mi meritassi il suo rifiuto. E invece ero lì, seduto al suo tavolo, invitato a restare.

Mentre osservavo il vino fluire lentamente nel calice, non potevo fare a meno di chiedermi come mai non avessi mai notato quanto fosse diverso... dolce, in qualche modo. Ogni suo gesto sprigionava una cura che non avevo mai associato a lui. Perché ora? Perché stava facendo tutto questo per me?

Presi il calice, facendolo ruotare tra le dita. Non lo bevvi subito. No, volevo assaporare l'attimo. Le mie labbra si mossero prima che potessi fermarle. «Cerchi di corteggiarmi, Kacchan?» sorrisi debolmente, mordendomi l'interno della guancia per nascondere l'imbarazzo.

𝐹𝑖𝑒𝑟𝑦 𝐽𝑜𝑢𝑟𝑛𝑒𝑦 //𝐵𝑎𝑘𝑢𝑑𝑒𝑘𝑢// ~[Omegaverse]~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora