Capitolo 6

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La prima cosa che fece Jaden non appena scesa dall'aereo fu togliere la modalità aereo e comporre velocemente un numero che ormai conosceva a memoria. Si portò l'apparecchio all'orecchio mentre trascinava il suo trolley e si metteva in fila per il controllo del passaporto ma vista la marea di gente ci avrebbe messo davvero tanto tempo prima di riuscire ad uscire definitivamente dall'aeroporto.

-segreteria telefonica, il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile- gli rispose la voce elettronica e Jaden sospirò aspettando il bip per poter lasciare un messaggio all'amico.

-Brock sono atterrato sano e salvo. Scusa se non ti ho chiamato mentre ero ad Oslo ma mi hanno letteralmente rapito a momenti quelli della conferenza. Sistemo tutto in casa e vi raggiungo- e dopo quelle parole chiuse la chiamata per comporre il secondo numero ma ebbe lo stesso risultato del primo e Jaden si trovò ad alzare gli occhi al cielo: cosa diavolo stavano facendo entrambi per avere il telefono spento?

Jaden si rimise il telefono in tasca e aspettò con calma il suo turno al controllo del passaporto che filò liscio come l'olio diversamente da quello della povera ragazzina dietro di lui che fu costretta ad andare ad un secondo controllo.

Una volta fuori dall'aeroporto aspettò con calma il suo taxi che non ci mise molto ad arrivare e che in soli venti minuti lo lasciò sotto quella che era casa sua anche se di li ad un mese avrebbe dovuto rinnovare il contratto di affitto anche se aveva qualche dubbio. Non per la casa in se ma più che altro per la proprietaria e gli altri condomini che lo facevano sempre impazzire e non lo aggiornavano mai su quello che succedeva quando lui era via per le varie conferenze alle quali doveva obbligatoriamente partecipare.

Il biondo non fece nemmeno in tempo ad inserire le chiavi nella porta di casa che avvertì il suo cellulare suonare e lo prese velocemente pensando che fossero i suoi amici che finalmente si erano degnati di accendere il loro telefono ma rimase deluso nel vedere scritto "Professor Chase".

-Professore- rispose, sapeva che non poteva ignorare quella chiamata anche se avrebbe voluto visto che era appena tornato e non aveva nessuna intenzione di sentirsi parlare già di un nuovo lavoro.

-Jaden quando sei arrivato?-

-poco fa, non sono nemmeno entrato in casa- rispose sinceramente il biondo anche se nel mentre era riuscito ad aprire la porta e trascinarsi dietro il trolley per poi buttarsi a peso morto sul divano -l'avrei chiamata subito dopo-

-si si come no. Com'è andata ad Oslo?-

-bene, sono uscite teorie davvero interessanti da controllare. Ho scritto tutto in un documento word e glielo invio non appena riesco a mettere in carica il computer-

-ottimo anche perché devi darti da fare con il lavoro finale, non voglio che si allunghi troppo-

-certo, ho mandato i file già a Brock e mi aiuterà lui- e Jaden rimase per un attimo confuso nell'avvertire un silenzio pesante dall'altro capo del telefono -Professor Chase?- chiese per sicurezza credendo di aver perso per un momento la linea.

-quando glieli hai mandati- riuscì a chiedere l'uomo.

-ieri prima di partire, non mi ha ancora risposto però-

-Jaden...- il biondo rimase in completo silenzio nell'avvertire quel tono grave di quello che era stato il suo professore al college e che in quel momento era al pari di un suo collega di lavoro ma lui non riusciva a non chiamarlo professor Chase -...lo hanno fatto-

-hanno fatto co...l'immersione? Anche se era rischioso?- quasi urlò Jaden quando capì a cosa si stava riferendo l'altro.

-già. Una settimana fa e...e ci sono morti- Jaden si portò una mano alla bocca per non urlare, per trattenersi perché quello non era il momento adatto -credevo lo sapessi nonostante la conferenza-

-la conferenza mi ha preso completamente per non parlare del fatto che eravamo quasi dentro una bolla. Quei due...quei due non mi hanno detto di voler tentare l'immersione- riuscì a sussurrare con voce tremante Jaden.

-perché sei sempre andato contro dicendo che fosse pericoloso-

-e avevo ragione- "ma a quale prezzo?" si domandò dentro di se Jaden mentre realizzava che aveva perso i suoi unici due migliori amici e che non li avrebbe rivisti mai più. Li aveva salutati con leggerezza prima di partire per Oslo perché era certo che li avrebbe ritrovati li al suo ritorno, che avrebbero lavorato insieme alla loro ricerca come avevano sempre fatto ma era rimasto da solo: di nuovo completamente da solo.

-Jaden hanno trovato qualcosa, ti mando i video che hanno fatto e gli appunti così puoi metterti a lavorare da subito-

-da subito?- chiese quasi isterico Jaden fregandosene che quello con cui stava parlando era il suo vecchio professore -cazzo ho appena scoperto che i miei due migliori amici sono morti e devo mettermi a lavoro su qualcosa sulla quale stavamo lavorando insieme?-

-Jaden questa ricerca non può andare oltre-

-non sono una macchina insensibile! Ho bisogno di...di tempo per...- ma Jaden non riuscì a continuare la frase e chiuse semplicemente la chiamata in faccia all'uomo e scoppiando a piangere come non faceva da quando era un bambino.

Brock e Nicole erano diventati per lui una vera e propria famiglia durante il college e perderli in quel modo, mentre lui era lontano, era stato davvero un colpo basso. Cercò di calmarsi ma le lacrime continuavano ad uscire incontenibili tanto che aveva anche iniziato a vedere tutto appannato ma non gli importava più. Aveva perso l'unica famiglia che aveva per non parlare del fatto che probabilmente non sarebbe nemmeno riuscito a portare a termine quella ricerca da solo visto quanto faceva male.

Il telefono prese a squillare nuovamente e per miracolo Jaden riuscì a leggerci sopra nuovamente il nome del professor Chase ma quella volta non rispose mettendo il telefono in silenzioso. Solo qualche minuto prima era felice e non vedeva l'ora di rivedere i suoi migliori amici ed Estelle mentre in quel momento si sentiva una pezza.

-CAZZO ESTELLE- urlò di colpo alzandosi dal divano con il cuore che andava a mille.

Padre per casoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora