Capitolo 9

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Mio padre é più alto di me di una decina di centimetri. Ha i capelli corti castani e un pò di barba. É più muscoloso rispetto all'ultima volta che l'ho visto, e ha anche qualche tatuaggio in più. Indossa una t-shirt bianca, dei jeans e delle scarpe da ginnastica.
Ho paura, troppa paura anche solo per muovermi.
Mi afferra il polso e lo stringe forte, a quel punto le mie gambe iniziano a muoversi per correre, ma lui mi tiene forte. Mi fa male il polso, poi con la mano libera mi afferra anche l'altro.
Mi guardo intorno, perché gli impiccioni non ci sono mai quando hai bisogno di aiuto?
Mi unisce i polsi dietro la schiena e me li tiene stretti con una mano.
"Come mai te ne sei andata ieri? Ero appena tornato! Non hai nemmeno chiesto il permesso, sei proprio una bambina cattiva. Devo insegnarti l'educazione!"
Cerco di urlare, ma mi tappa la bocca con la mano libera. A questo punto cerco di morderlo, ma la sua presa su di me é ben salda e non riesco nemmeno ad aprirla la bocca.
Cerca di farmi camminare ma io mi immobilizzo.
Inizia a trascinarmi e non posso far niente per fermarlo.
Arriviamo alla macchina di mia madre e lui mi toglie la mano di bocca per aprire il bagagliaio, io ne approfitto per urlare ma lui mi tira uno schiaffo.
L'unica cosa che posso fare é cercare di non dimostrarmi debole davanti a lui. Non devo piangere.
Urlo ancora e lui dal bagagliaio tira fuori una corda. Mi lega rapidamente i polsi e poi prende del nastro adesivo e mi tappa la bocca. Mi lega anche le caviglie con un'altra corda e, con una terza corda, mi lega le mani e le caviglie insieme.
Che cavolo ci fanno delle corde e del nastro adesivo nella macchina?
Mi solleva da terra e mi butta dentro il bagagliaio. Mi guarda ridendo e poi chiude lo sportello.
Dopo qualche minuto sento il rumore del motore e la macchina inizia a muoversi.
Adesso piango. Non ce la faccio. Non riesco più ad essere forte e crollo. Le lacrime mi rigano le guance e i singhiozzi trattenuti per troppo tempo si uniscono al rumore del motore.
Ho bisogno di aiuto, ma come faccio a chiedere aiuto? Il cellulare... ce l'ho ancora in tasca... Ma come faccio a prenderlo?
Sono disperata e spaventata. Ho paura di non rivedere più Jason e... Non capisco il perché ma penso anche a James, Isabel e Amelia. Loro tre che c'entrano con la mia vita?
Dopo più di un quarto d'ora la macchina si ferma e inizio ad avere ancora più paura.
Mio padre spalanca lo sportello del bagagliaio e vedo che siamo in mezzo a delle piante, siamo nel bosco...
Mi prende in braccio e mi fa scendere dalla macchina. Mi carica in spalla come se fossi un sacco di patate e inizia a camminare. Dopo poco mi lascia cadere a terra. Mi mette a sedere e mi spinge con la schiena contro ad un albero.
Mi fanno male le caviglie e i polsi a causa della corda stretta, ma mi fa male anche tutto il resto del corpo.
Mi toglie la corda con cui aveva legato i polsi alle caviglie e me la passa sullo stomaco, poi gira intorno al tronco e fa un nodo alla corda.
Poi mi mette le mani nelle tasche e finché non trova il cellulare. Lo prende e lo accende.
"Qual'é il pin?" mi domanda staccandomi il nastro adesivo dalla bocca.
Non rispondo.
"QUAL'É IL PIN?!?!?" dice tirandomi uno schiaffo.
"...1706..."
Lui sorride:"Jason ci tiene ancora a te, giusto? Perché, sai, mi devo ancora vendicare del naso che mi ha rotto..."
"NO!" urlo io e lui scoppia a ridere.
Armeggia un pò col mio cellulare e poi me lo avvicina. C'é la chiamata col vivavoce. Sta chiamando Jason.
"Pronto?" risponde Jason.
Rimango in silenzio. Mio padre vuole fargliela pagare, no! Non lo aiuteró!
"Amber? Pronto? Ma ci sei?" domanda Jason.
"Dai Amber, rispondi al tuo caro amico." dice mio padre sorridendo.
"Amber, ma... oddio! Lascia subito Amber, brutto stronzo! Dimmi subito..."
Mio padre lo interrompe dicendo:"Vieni a cercare la tua amichetta. É sola soletta nel bosco..."
"NO JASON! NON VENIRE!" urlo io e mio padre chiude la chiamata.
Butta per terra il cellulare e lo calpesta, rompendolo.
"Vedere se riesce a trovarti... Peró prima devo fargli veramente male. Devo toccarlo nei sentimenti, e per questo ci sei tu... Ah, se ti trova ancora viva, digli che lo aspetto. Digli che nessuno puó rompermi il naso e passarla liscia..."
Va in macchina e ritorna da me con un coltello a serramanico.
Spalanco gli occhi. Ho paura, tanta paura.
Mi si avvicina e inizia a tagliarmi le braccia e poi le gambe e i pantaloni e la felpa si riempiono di sangue.
Io urlo e mi dimeno. Fa male, tanto male. Piango senza sosta. Ho bisogno di aiuto.
"Stai tranquilla, le ferite non sono gravi... Sono solo graffietti. É solo un avvertimento per lui... Ti faró più male più avanti... Come aveva detto lui? Mh, ah si, ecco:'Non toccarla, lei non é la tua bambola con cui pui giocare a distruggerla!'"
Scoppia a ridere:"Certo che il tuo amico é ridicolo."
Torna alla macchina e se ne va.
Io non la smetto di piangere. Spero con tutto il cuore che Jason arrivi in fretta.
Mi guardo in torno, é quasi buio...
Guardo il sangue e le ferite, fa così male...
Cerco di farmi forza e di smettere di piangere, ma non ci riesco. Sono psicologicamente distrutta.
Chiudo gli occhi e vedo il volto di James. Vedo il suo bellissimo sorriso, i suoi occhi luminosi e vivaci, i suoi capelli morbidi,... Apro subito gli occhi.
Cerco di dimenarmi per rompere le corde, ma non ho abbastanza forza e mi stanco subito.
Ho paura di morire.
*-----*
Cosa ne pensate?

È difficile ma non impossibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora