Capitolo 13

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James si avvicina e, mentre mio padre é distratto con Jason, mi sposta dalle braccia di mio padre alle sue.
"Stupidi ragazzini! Non volete sapere dov'é l'altra stronzetta?" urla mio padre.
Io prendo a pugni sul petto James:"Lasciami! Vi sto causando solo guai! Così non lascerà mai Isabel!!!"
"Hai ragione. Ma poi non avrebbe solo Isabel, ma anche te."
"E allora? Tanto vale riaschiare!" esclamo io piangendo.
Mio padre spinge Jason contro il muro e rapidamente scappa.
James mi lascia scendere a terra e io mi inginocchio.
"Perché l'avete fatto? Ora con Isabel cosa faremo???" urlo io. Intanto le lacrime continuano a scandere, ma non riesco proprio a fermarle.
James esce correndo di casa per inseguire mio padre e Jason si inginocchia vicino a me.
"Amber, noi non vogliamo che tu corra questo rischio. Sei importante e ..."
Lo interrompo dicendo:"Non devo essere importante per nessuno. Porto solo casino e sofferenza, dovete odiarmi."
Mi accarezza il viso:"Amber, no. Non ti odiamo e non vogliamo odiarti."
Poi prende il telefono e chiama la polizia.

James é riuscito a bloccare mio padre fino all'arrivo della polizia. Jason si é occupato di raccontare l'accaduto e la polizia ha arrestato mio padre e ha iniziato le ricerche di Isabel.
Io sono seduta sul divano. Sono arrabbiata, triste, preccupata, ho paura. Sono un turbine di emozioni confuse.
James si inginocchia di fronte a me, ha gli occhi gonfi e mi sento ancora più in colpa.
"Amber, non é colpa tua. É colpa di tuo padre..."
"Dovevate lasciarmi andare con lui. Almeno così avreste avuto l'opportunità di trovarla." dico fissando le mie mani.
"Il prezzo era troppo alto. Avremo rischiato di perdere sia te che Isabel. Ora con la polizia la troveremo."
"Isabel é tua sorella! Pensi sia più importante io di lei?" domando io furiosa.
"No! Per me siete importanti entrambe!" sbotta lui.
"Non mi conosci nemmeno..." sussurro io.
"Ma mi sembra di conoscerti da una vita." ribatte lui.
Alzo la testa e lo guardo. Ha i capelli arruffati e ha due profonde occhiaie sotto gli occhi.
"Dovresti dormire."
"Anche tu." mi risponde.
"Ma voglio aspettare delle novità."
"Anch'io." dice sedendosi accanto a me e abbracciandomi. Io non lo rifiuto e appoggio la testa sul suo petto. Guardo Amelia che dorme beata accanto a me. Spero con tutto il cuore che non rimanga senza madre... Scaccio subito questi pensieri dalla testa e mi accoccolo ancora di più a James.
"Amber, sai dove puó averla portata?" mi domanda James con un filo di voce.
Scuoto la testa. Non ne ho la più pallida idea.
"Non riesco a stare qui con le mani in mano ad aspettare notizie di mia sorella..."
Dopo qualche secondo in casa entra Jason.
Ci alziamo subito dal divano e lo raggiungiamo.
"Non hanno ancora trovato niente. Non vuole dire dove l'ha nascosta... Ora la polizia sta andando da tua madre per comunicarle che tuo padre é stato arrestato e intanto le faranno delle domande... Magari ne sa qualcosa." dice Jason a testa bassa.
"Jason, io... mi dispiace..."
Jason alza la testa e mi osserva, poi mi si avvicina e mi stringe in un forte abbraccio.
"Non é colpa tua Amber. Smettila di sentirti in colpa."

Dopo una mezz'ora il cellulare di Jason suona. É la polizia e lui risponde in fretta e furia.
"Cosa? ... Davvero? ... Si, arrivo subito ..." riattacca e poi rivolgendosi a me e James esclama:"L'hanno trovata!"
Corro ad infilarmi un paio di pantaloni e mi tengo la t-shirt di Jason. Me ne frego del fatto che sono struccata, spettinata e che sembro uno zombie. Esco con Jason e James e monto sui sedili posteriori della macchina di Jason. Lui sale dalla parte del guidatore e James dalla parte del passeggero. Jason mette in moto e va il più velocemente possibile alla stazione della polizia.
"Hanno detto che sta bene e che non riporta nessuna ferita. L'hanno trovata a casa di tua madre, Amber. Lei si prendeva cura di Isabel perché glielo ha chiesto tuo padre. É stata arrestata perché ritenuta complice." dice Jason.
"L'ho sempre detto a mia madre che si sarebbe messa nei guai a star dietro a mio padre..." rispondo io.
Che stupida, l'avró avvisata almeno centinaia di volte, ma lei é stata troppo cocciuta per ascoltarmi. Comunque i miei pensieri tornano subito su Isabel. Poveretta, chissà come sta. Di sicuro sarà spaventata... Quanto mi dispiace... É tutta colpa mia. Gli altri possono dire ció che vogliono, ma é questa la verità e i sensi di colpa mi tormentano.
Jason parcheggia davanti alla centrale e scendiamo di corsa per raggiungere il prima possibile Isabel.
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Cosa ne pensate?

È difficile ma non impossibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora