Capitolo 33

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Le lezioni sembrano non finire più, é appena iniziata la seconda ora e c'é un casino pazsesco in classe. Sono tutti in piedi a girare per i banchi ridendo e scherzando. Il professore spiega fregandosene del casino. Chi vuole seguire segue, chi non vuole si arrangia, é quello che ci dice all'inizio di ogni lezione.
"Amber? Ti prego, ascoltami."
Ho le braccia incrociate sul banco e la testa sopra di esse.
La voce di Jason muove qualcosa all'interno di me. Anche se non mi voglio fidare di nessuno, anche se non voglio parlare più del necessario con Jason mi risulta impossibile.
"Jason... scusami per averti trattato male, io..."
"Amber, non chiedermi scusa, non ce n'é bisogno. Ora devi tornare come prima, non devi chiuderti in te stessa. Ti conosco fin troppo bene, e più tu stai chiusa in te stessa più ti sarà difficile tornare com'eri prima. Così non fai altro che sprecare il tempo prezioso." dice lui accarezzandomi la nuca.
"Ma io... ma io ho paura."
"Lo so, lo so. So che hai paura, hai tantissima paura di soffrire. Ma la paura della sofferenza a volte é più dolorosa della sofferenza stessa, e poi non é possibile vivere senza soffrire. Soffrire e aver paura sono cose normali. In questo momento io ho tanta paura, ho paura di perderti. E in più soffro nel vederti così. Quindi, principessa, rialzati e ricomincia a essere te stessa." dice lui sollevandomi la testa con gentilezza.
Lo guardo negli occhi e rivedo gli stessi occhi che sette anni prima mi avevano fatto rivivere.
Stavo correndo anzi, stavo scappando. Scappavo sempre, ogni volta che c'era un problema.
La strada era deserta per via del temporale che era in corso. Pioggia battente, vento, fulmini e tuoni erano l'ultimo dei miei problemi.
Senza accorgermene misi un piede su un tombino e scivolo a terra. Mi faceva male il sedere, ma non mi importava.
All'improvviso sento una risata e poi sopra di me smette di piovere. Alzo la testa e vedo un ombrello e poi un ragazzo che ride come un'imbecille.
"Che vuoi?" gli domando io brusca.
"Ti ho vista correre e poi cadere come un salame e allora ho pensato che avessi bisogno di aiuto." risponde lui ridacchiando.
"No, grazie." ribatto alzandomi.
"A me non sembrerebbe. Hai gli occhi gonfi e arrossati. Secondo me saresti meno brutta con un bel sorriso e gli occhi che brillano per la felicità." dice lui serio.
"Fantastico, però non trovo il motivo per il quale dovrei sorridere." borbotto io.
"Bé, puoi ridere per la splendida caduta che hai appena fatto."
Lo guardo male e lui sorridendomi dice:"Se tu trovi sempre un motivo per cui sorridere la vita ti risulterà meno pesante e problematica."
Lo guardo dritto negli occhi, non sta scherzando, é serio.
"Ma come si fa a sorridere quando tutto ti va storto?"
"Ci si rialza e si ricomincia dall'inizio. Si diventa più forti e così si superano i problemi."
"Anche quando non hai un modo, un posto, qualcuno per ricominciare?" domando io abbassando la testa.
"Puoi ricominciare da qui, adesso, con me."
Quelle parole ancora adesso mi colpiscono.
"Jason, ricomincio da qui, adesso, con te."
Lui sorride:"Perfetto, sempre più forti, sempre più aggueriti, pronti ad affrontare ogni problema."
Sorrido debolmente e lo abbraccio.
"Ehi Amber, tutto bene?"
Alzo la testa e vedo Isabel che mi sorride con dolcezza. Annuisco impassibile, ma non perché ce l'ho con lei, ma perché quando innalzo delle barriere per difendermi non riesco a comunicare con chi si trova dalla parte opposta. Invece sia Leo che Jason hanno superato la barriera, e si ritrovano dalla mia stessa parte.
"Isabel cara! Jason tesoruccio! Oggi usciamo insieme? Puó venire anche Amelia? Ci divertiremo un sacco!" esclama Ingrid avvicinandosi e, appena mi vede, dice:"Ovviamente tu non sei invitata."
"No!" rispondono Isabel e Jason all'unisono.
Ingrid alza le spalle e se ne va.
"Solo perché ora é sempre appiccicata a mio fratello non deve pensare di far parte della famiglia." borbotta Isabel.
"Stanno insieme?" domando io a bassa voce e con esitazione.
Lei scuote la testa:"Mio fratello non l'ha mai sopportata. Ma ultimamente lei gli sta sempre attaccata, é peggio di una samguisuga e mio fratello fatica a sopportarla."
"Allora perché non la manda a quel paese come sempre?" domanda Jason.
"Non ne ho la più pallida idea." risponde Isabel.
Io intanto guardo fuori dalla finestra. Anche se é inverno é una bella giornata. Il sole brilla nel cielo e ci sono solo alcune nuvole bianche. Tutto fuori sembra tranquillo e non rispecchia per niente il tornado che c'é dentro di me.
Sono confusa, triste, arrabbita, delusa, depressa... non sto per niente bene.
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Cosa ne pensate?❤❤❤

È difficile ma non impossibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora