VII

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Raimondo aveva aspettato che passassero almeno tre giorni, dopo la conversazione avuta con Antonia si era preso del tempo per riflettere a mente lucida. Con le pressioni della moglie, e le parole che essa si era ritrovata a vomitare addosso all'uomo, senza in realtà rendersene troppo conto, l'assenza di rumore lo aiutava a mettere in ordine le cose. Raimondo aveva sempre rispettato le decisioni della donna, in realtà aveva fatto in modo di starne sempre abbastanza fuori, condannandosi ad una vita di facciata. Forse era stato questo il suo più grande errore, tra le altre cose; Raimondo era abituato ad osservare da lontano, a non calarsi troppo nella parte da capo di famiglia o padre, che considerava troppo differente dalla sua vera persona, come una giacca che gli cadeva tropo larga. Non che i figli non gli avesse desiderati quanto Antonia, Mario e Lorenzo erano stati una gioia che la vita si era concessa di donare ad entrambi, quando in realtà di felicità se ne aspettavano poca. Raimondo tornò a concentrarsi sul muro spoglio alla sua destra, adesso era tarda sera e la luce del sole aveva già lasciato spazio all'oscurità, perciò dovette assottigliare gli occhi per concentrarsi sulle scanalature dell'intonaco. Era una condizione nuova, quella su cui riversava l'animo di Raimondo, che di fronte alla decisione repentina della moglie non poté fare altro che assecondarla. Il cuore pesava, sentiva un peso nel petto che non accennava ad andare via, e per la prima volta pareva non preoccuparsi solamente all'andamento della sua solita giornata.

I pensieri dell'uomo furono bruscamente interrotti dalla comparsa del figlio minore, Raimondo si domandò se fosse talmente perso dentro alla sua testa da non essersi reso conto della sua presenza prima. Mario aveva guardato il padre per qualche secondo, prima di sollevare leggermente il capo in cenno di saluto; Raimondo ricambiò piano, per poi continuare ad osservarlo mentre si muoveva all'interno della piccola cucina buia. La luce che arrivava dall'esterno illuminava parzialmente il volto del giovane, e le occhiaie violacee che contornavano da sempre i suoi occhi scuri e grandi parvero improvvisamente più accentuate sotto lo sguardo del padre. Ebbe una fitta leggera allo stomaco, il padre, quando il figlio sollevò improvvisamente lo sguardo nella sua direzione per un'occhiata veloce, prima di abbassarsi verso il rubinetto del lavandino. Raimondo si voltò alla sua destra, colpito da quell'improvviso intrecciarsi di sguardi, e per la prima volta si ritrovò a trattenere le lacrime che premevano dalla voglia di solcare il suo volto. Dovette chiudere bruscamente gli occhi, serrando le palpebre con una forza tale da farsi quasi girare la testa, ma quando gli occhi chiari trovarono nuovamente il buio della stanza, il ragazzo era ancora lì. Mario aveva preso ad osservare il padre, quasi preoccupato, e Raimondo dovette voltarsi nuovamente nella sua direzione per poi raccogliere tutto il coraggio che aveva in corpo.

Accadde tutto in pochi secondi. In una interazione che Raimondo aveva provato a programmare in due giorni, in realtà, si nascondevano tutti gli sforzi di una vita da parte di un padre, nel calarsi nei panni di un personaggio che non gli apparteneva. Il sipario adesso si era chiuso definitivamente, veloce come le labbra dell'uomo che sotto gli occhi perplessi del figlio minore, si era ritrovato a boccheggiare come un pesce fuori dall'acqua. Alla fine dello spettacolo, Raimondo era arrivato completamente stanco e privo di qualsiasi parola di circostanza, non c'era altro da fare, se non vuotare il sacco. "Potresti aspettare?" domandò, quasi docile, "Mario..." riuscì a mormorare, e prima che Mario potesse prendere qualsiasi decisione si schiarì la gola secca. Il ragazzo sollevò leggermente le spalle, ma non si mosse, finì per stare in piedi dietro al vecchio tavolo, da sempre fin troppo piccolo per una famiglia composta da quattro persone. Adesso pareva che a fare le veci del padre di famiglia fosse Mario, adesso era toccato a lui osservare l'uomo con sguardo preoccupato, quasi come un adulto avrebbe fatto di fronte alla confessione di un comportamento scorretto da parte di un ragazzino inesperto. "Tua zia Rimedia è morta" disse, senza troppi giri di parole, e si ritrovò sorpreso di fronte all'impassibilità di Mario. Raimondo osservò però che le dita sottili, che adesso erano andate a posarsi sul legno della vecchia sedia esercitando una leggera pressione, avevano preso a tremare. Mario non aspettò che l'uomo parlasse nuovamente, fu immediata la sua interruzione "ho letto la lettera" confessò, con fare quasi colpevole di fronte a quella stupida azione che in realtà non avrebbe avuto comunque nessun valore.

Mille miglia | Vol. IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora