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Cagliari, 1915

Antonia aveva sollevato il viso verso lo specchio che aveva davanti. La pelle adesso era frammentata, per via delle crepe che il vetro presentava già da qualche anno. Con gesti ormai meccanici aveva legato le due estremità del fazzoletto nero sotto al mento, aveva poi recuperato la spilla da balia che teneva tra le labbra tremanti per fissare così il nodo. Aveva recuperato la collana con la stella d'oro, che indossava quasi ogni giorno, per riporla dentro alla sottoveste bianca, all'altezza del petto. Il viso della donna era leggermente arrossato, la pelle sulle guance presentava chiazze più rosee, forse dovute alle temperature delle prime ore del giorno.
Dannato caldo che distrugge i campi, e dannati anche gli insetti, aveva mormorato Raimondo durante le ultime ore della sera, quando entrambi i coniugi occupavano di già il letto matrimoniale della stanza spoglia. Dentro le mura della vecchia casa le temperature parevano volergli prendere in giro; il freddo pungente dell'invero si sentiva fin dentro le ossa, ed il caldo torrido dell'estate rendeva faticoso il respiro.
La donna dopo aver sistemato la stoffa sopra il capo, uscì velocemente dalla stanza per tornare in cucina. Raimondo era ancora dove lo aveva lasciato, seduto sulla sua vecchia poltrona dal rivestimento sgualcito. L'uomo aveva aperto gli occhi quando aveva sentito i passi nervosi della moglie farsi sempre più vicini, aveva osservato la sua figura minuta raggiungere la bottiglia abbandonata sul tavolo. Le mani di Antonia tremarono appena nell'agguantarla, e Raimondo ebbe paura che queste potessero improvvisamente fare cadere il bicchiere di vetro.
L'uomo si preparò a sentire il fastidioso rumore del materiale andare in frantumi, stringendo con le dita arrossate per lo sforzo i manici della poltrona.
Questo non accadde, perché Antonia riportò immediatamente il bicchiere vuoto sul tavolo spoglio.
Raimondo la vide indossare lo scialle di lana scura nonostante il caldo, ma decise di non fare domande a riguardo. Buttò un'occhiata veloce al vecchio orologio, prima di mormorare "dov'è che vai?" alla donna.

Antonia tremò leggermente, come se le improvvise parole dell'uomo l'avessero colta di sorpresa. Raimondo sapeva che a quell'ora non ci sarebbero state messe, ma aveva riconosciuto gli indumenti che la donna indossava soltanto in quella occasione. Antonia aveva sospirato leggermente, portandosi una mano sul petto per stringere lo scialle scuro. Nel rispondere evitò lo sguardo del marito, temendo di vacillare sotto di esso, "c'è il rosario" spiegò. Nel pronunciare quelle parole sollevò la mano destra, mostrando la collana dalle perle consumate che stringeva. Raimondo sollevò nuovamente il capo, annuendo leggermente, per poi tornare ad osservare il muro dall'altra parte della stanza, in silenzio.
Antonia sospirò nuovamente, scuotendo leggermente il capo riprese a camminare. Attraversò il corridoio buio, dove la luce della piccola finestra non poteva arrivare, per poi raggiungere il vecchio portone e riversarsi subito in strada.
La via del quartiere Castello a quell'ora del giorno era stranamente vuota, e Antonia si stupì di quella improvvisa assenza di rumore. Le finestre delle case che la costeggiavano erano serrate, come se nessuno quella mattina avesse voluto lasciare quei posti apparentemente sicuri.
Antonia si voltò per qualche secondo indietro, scoprendo ancora una volta di essere da sola, per poi tornare a guardare avanti. I passi svelti riempirono la via fino a quando non raggiunse la Cattedrale, e nel salire le scale si ritrovò a domandarsi se quella fosse la scelta giusta.

Antonia era una donna di fede, per tutta la vita aveva riversato le sue gioie ed i suoi dolori davanti all'Altissimo. Mai avrebbe potuto dubitare della sua presenza e del suo potere, ed era stata la vita stessa ad impartirle questa lezione.
Stringendo il Rosario dalle perle bianche, sollevò il capo verso le imponenti mura della Cattedrale che aveva ormai di fronte. Il vecchio portone alto era quasi del tutto aperto, e dall'interno arrivavano delle voci leggere che mormoravano all'unisono parole che anche da quella distanza Antonia avrebbe potuto comprendere.
Percorse nuovamente i pochi metri che la separavano dall'ingresso principale, percorrendo quelle piccole scale in pietra, per poi voltarsi nuovamente verso la strada.
Piazza Carlo Alberto di fronte era anch'essa vuota, e per quanto riguardava le abitazioni che la circondavano, Antonia non aveva potuto notare alcun segno di vita.
Tremò nuovamente, mentre si faceva coraggio per ripetere i passi che aveva fatto tante volte. Una volta entrata nella Cattedrale, spingendo leggermente il vecchio portone, notò le donne che pregavano al suo interno. Queste erano inginocchiate sui banconi di legno scuro, rivolte verso l'altare ancora vuoto, illuminato dalla fioca luce che arrivava dalla volta sopra le loro teste. Gli abiti scuri le rendevano quasi invisibili, e le mani giunte coprivano i loro volti.
Antonia si avvicinò tremante verso l'acquasantiera in pietra, attingendo con le dita a quel liquido sacro, che portò poi sulla fronte. Dopo aver completato il rito, portò velocemente la croce che pendeva dal Rosario alle labbra screpolate.

Riportò la mano sotto allo scialle scuro, e prese a camminare a passo leggero verso il confessionale, dove avrebbe trovato il sacerdote. Aveva domandato più volte perdono davanti al Signore, ma per la prima volta sentì di non aver bisogno soltanto di quello.
Antonia aveva imparato a fidarsi di poche persone, negli anni aveva compreso che molti segreti sono fatti per rimanere tali. All'interno della chiesa il silenzio era quasi solenne adesso, mentre i passi della donna riempivano la navata. Il confessionale era posto proprio subito dopo la fila dei banconi, il legno scuro scintillava leggermente sotto alla fioca luce che arrivava dal soffitto. Antonia osservò per qualche secondo la polvere volteggiare nell'aria, prima di scuotere il capo ed avvicinarsi.
Padre Ignazio si trovava seduto dentro la struttura in legno in attesa dei fedeli, Antonia lo sorprende a leggere un libricino che tiene stretto tra le mani tremanti.
L'uomo dai capelli bianchi e corti, portava la veste scura stretta intorno alla vita con una cinta simile ad una corda. La croce dorata pendeva dal collo e di tanto in tanto si muoveva sfiorando il petto e la veste. Antonia si avvicinò quel tanto che bastava per costringere l'uomo a voltarsi nella sua direzione, e osservò i suoi occhi scuri farsi sempre più vicini.

Padre Ignazio si alzò dalla seggiola di legno, osservò Antonia e la salutò stringendo una della donna tra le sue. "Antonia, che piacere incontrarti!" esclamò, e la donna per qualche secondo gli sorrise. "Anche per me è un piacere, Padre" rispose, e prima che potesse parlare nuovamente fu lui ad interromperla, "sei in anticipo per la messa" mormorò.
Antonia scosse leggermente il capo, prima di avvicinarsi e abbassare il tono della voce, "avrei bisogno di parlare con lei, Padre" spiegò, "è una questione importante". Padre Ignazio sollevò leggermente il capo, prima di incrociare lo sguardo di Antonia ed annuire leggermente.
Tornò poi dentro al confessionale, stringendo ancora tra le sue le mani fredde di Antonia, per poi invitarla a sedersi dal lato opposto.
Adesso il sacerdote si era chiuso dentro, e Antonia riusciva a vederne il viso soltanto attraverso la piccola grata che gli separa. La donna si accomodò sulla sedia di legno duro, che scricchiolò leggermente sotto al suo peso.
"Nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo, Amen" recitò il sacerdote, e Antonia scandì le sue parole con il segno della croce. "Ti accolga con bontà il Signore Gesù,
che è venuto per chiamare e salvare i peccatori. Confida in lui".
Antonia rispose con un "Amen" quasi stretto, la voce gli uscì dalle labbra tremante ed incerta, nonostante la forza della parola.

Padre Ignazio prese nuovamente in mano la Bibbia, quella che stava leggendo prima che Antonia lo interrompesse. Sfoglia piano le pagine del testo sacro, sceglie con cura le parole da dire, e quando il dito si fermò sulla carta Antonia lo osservò in silenzio. Nel leggere il verso scelto per lei, la donna abbassò lo sguardo verso il pavimento scuro. Adesso iniziava a sentire freddo, ed i brividi si fecero strada sulla schiena e sulle spalle magre. Scossa leggermente rispose al Sacerdote, facendo il segno della croce e finalmente sospirò, come per abbandonare un peso.
"Antonia" la chiamò, Padre Ignazio, che già sapeva tutto quello che la donna vorrebbe dire. L'uomo conosce la sua storia, e quella della sua famiglia, l'ha accolta senza mai giudicare e con la saggezza della parola del Signore. Antonia sollevò lo sguardo nuovamente, incontrò quello dell'uomo che pareva volerla rassicurare, "ti ascolto" disse allora.

Antonia portò una mano tremante dentro alla camicia scura, recuperando la collana che aveva nascosto prima di uscire di casa. Per qualche secondo la volle tenere ancora tra le mani, l'unico oggetto che per anni le aveva restituito quel pezzo di famiglia che le era stata strappata via. Il parroco osservò con attenzione i movimenti della donna, seppur da dietro il gabbiotto, ma si guardò bene da domandare qualsiasi cosa. Antonia posò quindi la collana sul legno scuro, e mormorò a voce bassa, "so di peccare, Padre". Lo sentì sospirare, "ma è tutto ciò che posso fare".

Mille miglia | Vol. IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora