La pioggia gli impediva di mettere a fuoco, ciò che stava davanti ai loro occhi appariva come frammentato e nascosto dall'oscurità. "Piove, per Dio!" sentì il generale Pirozzi mormorare, comandante della terza divisione. L'uomo, che non poteva vantare certo un'altezza superiore alla media, adesso era fradicio come il resto dei suoi soldati, e la mantellina che aveva gettato sulle sue stesse spalle grondava di acqua piovana. A giudicare dal buio pesto, pareva quasi mezzanotte, Giovanni fece un rapido calcolo, avevano passato quasi quattro ore a marciare, e non aveva la più pallida idea della direzione che stessero prendendo. Dietro di lui poteva sentire i passi dei compagni, quelli di Pietro erano leggeri come foglie, pareva che il ragazzo volesse a tutti i costi passare inosservato. Giovanni aveva iniziato ad apprezzare i suoi modi pacati, aveva compreso che gli sarebbero tornati utili per calmare i suoi nervi, che invece, parevano pronti ad incendiarsi da un momento all'altro. Davanti a loro la fila di uomini era infinita, teste coperte dagli elmetti di ferro e dalle mantelline scure, fucili gettati sulle spalle così come gli zaini piuttosto ingombranti. Al chiarore dei lampi apparivano e scomparivano ad intermittenza le vallate circostanti, e si intravedevano fugacemente i corpi riversi sul terreno. Animali dagli arti mozzati, i corpi sventrati e freddati in una espressione di spavento e dolore, Giovanni dovette immediatamente tornare ad osservare il compagno che marciava davanti a lui.
Attraversarono un ponte tremolante, sotto ai fulmini che arrivavano dal cielo accompagnando i colpi di cannone, il peso dei soldati sulla passerella riecheggia in scricchiolii poco rassicuranti. Di fianco alla passerella il ponte di ferro, quello che avrebbe portato l'esercito a Sagrado, o quello che ne restava. Gli austriaci avevano fatto saltare in aria anche quell'ammasso di ferraglia, adesso sparpagliato in pezzi più o meno grandi sul terreno. Il sibilare di proiettili arrivava in maniera fastidiosa alle orecchie, tanto che Giovanni dovette portarsi le mani a coprire le orecchie, mentre attraversavano il ponte. Il passo si fa sempre più veloce, attraversato il ponte si scorgono sul terreno alcuni resti di quella che pareva una casa, adesso diroccata tra gli arbusti anch'essi sventrati. A ridosso del camminamento, i resti di alcuni cavalli ed un carro sfasciato, ingombravano la strada verso il colle. Avrebbe voluto voltarsi ad osservare Pietro, domandargli se anche i suoi occhi avessero visto lo stesso spettacolo raccapricciante, ma prima che potesse farlo qualcos'altro attirò la sua attenzione. Poco più avanti, quasi nascosto dai resti del carro, un corpo privo di vita. Non ebbe il tempo di voltarsi altrove, riuscì a scorgere l'espressione fredda del volto coperto di fango e detriti, le braccia spalancate al cielo come a domandare pietà, e le gambe completamente mozzate. Non aveva mai visto un uomo morto, prima d'allora, e gli si era presentato così, sotto al chiarore delle esplosioni.
Giovanni si voltò immediatamente, sentendosi quasi in colpa, e domandò velocemente scusa al cadavere martoriato. Le mani tremavano leggermente prima di agguantare nuovamente la mantellina bagnata e fredda, che copriva le spalle magre e scosse dall'improvviso spavento. La lunga fila di uomini continuava ad orientarsi, brancolando nel buio intervallato dagli spiragli di luce donati dalle armi. Quando la fila fu costretta ad arrestare improvvisamente la sua marcia, Giovanni dovette assottigliare gli occhi per individuare la sagoma di un uomo, appoggiata al muro. Riconobbe la foggia del cappello, un carabiniere si affacciava dall'alto del sentiero che avrebbero dovuto percorrere, altri soldati stavano dietro di lui, probabilmente appartenenti ad un altro reggimento. Una volta fermi, costretti dalle esplosioni, Giovanni ebbe il tempo di sospirare e portarsi le mani sulle ginocchia, un gesto che dava via tutta la sua stanchezza. Pietro dietro di lui, osservò i movimenti del compagno, immediatamente preoccupato picchiettò sulla sua schiena con dolcezza. Giovanni si beccò a sorridere leggermente, quel modo di fare così delicato gli ricordava Mario. "Sto bene" mormorò, prima di alzarsi nuovamente e voltarsi verso il compagno, che non poteva vedere però, per via dell'oscurità. Pietro mormorò qualcosa che non riuscì però a cogliere, probabilmente un commento riguardante la lunga camminata che avevano appena affrontato, e pensò velocemente che non desse idea di essere finita. Il carabiniere, nel frattempo, aveva preso a confabulare con il generale che apriva la fila, "figliol d'un cane" sentì mormorare dall'uomo nell'apprendere qualsiasi notizia l'altro gli avesse fornito. Giovanni tremò leggermente, scoprendosi improvvisamente infreddolito, come se l'ansia gli avesse impedito di sentire i vestiti fradici appiccicarsi alla pelle prima d'allora. Quando la fila riprese la sua marcia immaginò che stessero andando a casaccio, che in realtà nessuno dei superiori sapesse chiaramente dove fossero diretti, ma che l'unica cosa importante fosse raggiungere la linea. Improvvisamente la pioggia parve cessare, si fece prima sporadica per poi abbandonare completamente il cielo, lasciando gli uomini zuppi ed infreddoliti. Probabilmente, in circostanze differenti, Giovanni sarebbe potuto scoppiare a ridere per ironia della sorte, sbuffò quindi leggermente, trascinando gli scarponi zuppi di fango e acqua sul terreno instabile. Il cielo parve schiarirsi di colpo, le nubi scure che prima regnavano su di esso si spostarono lasciando spazio alla luce della luna piena, talmente brillante da costringere Giovanni a calarsi l'elmetto sul viso. Si voltò finalmente verso Pietro, che dietro di lui ancora camminava, e preso com'era dalla marcia quasi andò a sbattere contro allo zaino che portava in spalla. Giovanni dovette prendersi qualche secondo per osservare bene il viso dell'altro, e quasi si rese conto di non riconoscerlo già più.
Pietro era sporco nei panni, nelle mani, nel viso, pareva quasi una statua di fango; un riflesso di ciò che tutti era diventati nel giro di poche ore. Giovanni si ritrovò a scuotere il capo, nel vederlo affannarsi per togliersi quella poltiglia scura e puzzolente dal viso, con la manica della divisa anch'essa sporca. Ma la marcia non si fermò, e ben presto vide Pietro spintonarlo leggermente per convincerlo a continuare a camminare, e quando nuovamente si voltò nella direzione opposta osservò Pirozzi blaterare. Il generale ed il comandante farfugliavano parole che arrivarono frastagliate alle sue orecchie, da quella distanza parevano però entrambi abbastanza seccati. Forse non si aspettavano l'arrivo del temporale, avevano pianificato tutto in maniera completamente diversa. L'uomo stringeva tra le mani una cartina zuppa di acqua piovana e fango, "in trincea dobbiamo per forza arrivarci-" lo sentì esclamare, come se improvvisamente avesse deciso di mandare al diavolo quei fogli pieni zeppi di linee e ghirigori. "Se è vero che tutte le vie conducono a Roma!" continuò, prima di riprendere la marcia verso la trincea, che Roma non era e non sarebbe mai stata. Tombe freschissime, cadaveri insepolti, oggetti di corredo in quantità spropositate, e poi gamelle, borracce, armi, berretti, e ancora rami di albero, reticolati da per tutto. Giovanni si prende qualche secondo per osservare il paesaggio, mentre camminano imprime tutto dentro la sua memoria, sperando di non scordarlo mai.
La fucileria pareva essere però cessata del tutto, soltanto qualche sporadico colpo di cannone squarciava il silenzio di tomba della notte. Ma improvvisamente voci di uomini tornarono a riempire le orecchie stanche e sofferenti dei soldati; sotto ad un telo da tenda inchiodato ad un albero dal tronco squarciato, quattro o cinque uomini se ne stanno sotto di esso rannicchiati. La vegetazione copre quasi del tutto quel rifugio, così come gli altri sparpagliati tutti intorno che riversano nelle medesime condizioni del primo. Uomini dai corpi martoriati, lividi e sanguinanti si muovono velocemente per farsi medicare le ferite, e altri ancora accomodano un filo telegrafico. Venne incontro all'esercito un colonnello, dai gradi che portava alla divisa, ed immediatamente fece il resoconto della situazione ai superiori: certo, giornate di vittoria e di gloria per la brigata Bologna, ma che perdite, che perdite!
Ma tutti si promettevano bene, oramai, con l'arrivo delle nuove truppe. "Perché bisogna ancora andare avanti" disse, "approfittarne, adesso che il nemico sta vacillando!".
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Mille miglia | Vol. II
Ficción histórica*Sequel di "Ignaro che ti sto facendo a pezzi"* Nella Sardegna del 1915, scossa dalla scelta interventista dell'Italia e dalle crisi interne all'Isola, Mario sarà costretto ad affrontare ciò che la famiglia ha tenuto per anni nascosto. Giovanni, par...