XXIV

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Le settimane di pausa dal conflitto divennero soltanto due giorni. Giovanni imparò che in guerra nessuno avrebbe potuto mantenere alcuna promessa, perciò si dovette abbandonare anche il sogno di tornare in Sardegna. Gli ordini della partenza per Fogliano arrivarono nelle prime ore della sera, ebbero soltanto poco tempo per raccattare le loro cianfrusaglie e salutare i compagni che sarebbero rimasti in ospedale. Pietro aveva preso a prepararsi con una lentezza fuori dal comune, mentre gli altri avevano già i fucili in spalla lui ancora si andava vestendo il pantalone. "Vedi di non farti beccare dal Tenente" aveva mormorato Giovanni, con un tono di rimprovero, anche se la protesta silenziosa del compagno lo divertiva e non poco. Aveva scoperto che il ragazzo, per quanto riservato, avrebbe sempre trovato il modo per manifestare in maniera silenziosa e pacifica le sue opinioni (talvolta anche con l'uso della baionetta). Pietro aveva sorriso soltanto, davanti a quelle parole che parevano di una madre, e una volta stretto in vita il pantalone era tornato indietro per recuperare l'arma. Adesso potevano dirsi pronti per partire, ed in silenzio seguirono la restante folla verdognola fuori dal grosso capannone che gli aveva ospitati per quei pochi giorni. Immediatamente furono accolti dal rombo lontano delle esplosioni, segno che il conflitto non si era fermato nonostante la loro assenza, ed immediatamente Giovanni si sentì in colpa. Aveva sistemato l'elmetto sulla testa dai capelli arruffati, prima di sospirare e osservare la camionetta carica di feriti che arrivava dalle montagne. Immediatamente le infermiere si precipitarono su di essa, alcune trasportavano delle vecchie barelle di ferro arrugginite. Le macchie di sangue potevano essere viste anche da quella distanza, tanto che Giovanni dovette distogliere immediatamente lo sguardo, sentendosi improvvisamente toccato da quelle immagini. Anche la ragazza con il viso costellato da lentiggini aveva prestato soccorso ai feriti, e quando questi furono immediatamente trasportati nelle brandine o nell'ospedale da campo più vicino, la vide tornare a sedersi su una vecchia panchina scampata ai bombardamenti. 

Con il cuore in gola, la osservò togliersi la cuffietta bianca dalla testa, lasciando scivolare la lunga treccia di capelli scuri sulle spalle scosse dalla fatica. Le mani sporche ma allo stesso tempo curate, andarono immediatamente a strofinare gli occhi chiari e dalle ciglia lunghe, a distrarlo da quella immagine fu nuovamente Pietro. Il ragazzo aveva seguito con la coda dell'occhio lo sguardo del compagno, e sorridendo leggermente lo chiamò con una leggera gomitata sul fianco. Giovanni si voltò immediatamente nella sua direzione, un sopracciglio scuro sollevato, una richiesta di spiegazioni non tanto velata, "dicevi?" domandò improvvisamente, destando il sorrisetto sornione dell'altro. "Perché non vai a parlarci?" disse allora Pietro, e Giovanni sperò vivamente che non si trattasse di una vera e propria domanda, e che l'altro non si aspettasse una risposta. Dal silenzio che la seguì, dovette dedurre che l'altro attendeva le sue parole, allora abbassò immediatamente lo sguardo sui suoi stessi scarponi trasandati, per poi arrossire leggermente. Come un ragazzino colto a disobbedire dal genitore prese a balbettare, "non mi capirà comunque" rispose, prima di tornare ad osservare l'altro, che adesso aveva puntato i suoi occhi scuri sul viso della giovane infermiera. "Parli l'italiano abbastanza bene, ormai" aveva detto l'amico, quasi come se volesse veramente incoraggiarlo, e Giovanni si voltò nuovamente nella direzione della ragazza. Immaginò che probabilmente quella sarebbe stata la sua unica occasione, in fondo non sapeva se ci sarebbe stato anche al ritorno e se l'avrebbe mai rivista. "Non hai niente da perdere" aveva continuato poi Pietro, e Giovanni si domandò brevemente da quando fosse divenuto così loquace, ma si guardò bene dal domandarlo a voce alta. Avrebbe voluto, la ragazza pareva attirarlo come una calamita, si disse che non aveva mai visto in vita sua una donna più bella; uno strano senso di colpa iniziò a farsi strada sul suo petto, stringendo il cuore, che mancò un battito. Tossicchiò leggermente, portandosi il pugno serrato alla bocca.

Aspettò allora che le acque si fossero calmate, tenendo d'occhio gli spostamenti della giovane come un segugio, e prima della partenza andò a cercarla proprio sul retro del capannone dove aveva visto le altre infermiere dirigersi. Immediatamente la riconobbe, la ragazza se ne stava seduta su una vecchia sedia di legno, portata via probabilmente dall'ospedale più vicino, teneva tra le dita tremanti una sigaretta oramai spenta. Le ultime luci della giornata illuminavano parzialmente il viso dalle labbra fini e definite, e Giovanni si stupì di sé stesso quando riuscì a scorgere un piccolo neo dietro all'orecchio della ragazza. Ma la sua presenza doveva aver attirato per forza gli sguardi delle donne, perché improvvisamente presero a voltarsi tutte nella sua direzione. Giovanni si sentì piccolo davanti a tutti quegli occhi che lo scrutavano con confusione, si ricordò dello stato in cui versava il suo viso e la sua divisa, che adesso pareva essergli divenuta larga all'improvviso. Una donna anziana, con i capelli resi più chiari dall'età si avvicinò al ragazzo, camminando piano e buttando sul terreno una sigaretta ancora accesa, "ha bisogno di qualcosa?" domandò. Giovanni si destò immediatamente, improvvisando un saluto militare e battendo sul terreno i tacchi degli scarponi rovinati, per poi togliersi con un gesto veloce e sicuro l'elmetto. "Cercavo-" iniziò, ma si rese conto di non riuscire a trovare le parole, perciò scivolò più volte nella costruzione della frase, "cercavo della carta ed una penna, da poter portare in trincea" avrebbe voluto dire. La donna parve intuire la sua difficoltà, perciò attese qualche secondo, come se avesse voluto dare del tempo al giovane per permettergli di riordinare le idee. "Cercavo della carta, per le sigarette, sa" mormorò allora, sentendosi le mani prudere e la nuca farsi sempre più bagnata di sudore.

La donna lo scrutò ancora per qualche secondo, prima di domandare "non vi hanno portato le sigarette?" ed allontanarsi con un ticchettio fastidioso delle scarpe. "Non possiamo mica darvi tutto quello che chiedete" mormorò tra sé e sé, ma Giovanni già aveva perso il filo del discorso, perché la ragazza si era improvvisamente alzata dalla sua postazione lasciando cadere la sigaretta sul terreno. La donna tornò immediatamente con dei fogli di carta scura e stropicciata stretti tra le mani, per poi allungarli alla ragazza che le aveva tagliato la strada, "veda di non tornare qua fra qualche giorno a domandarne altri" lo ammonì mentre tornava indietro. "Prego-" disse allora la ragazza, allungando nella sua direzione i fogli, e nel prenderli Giovanni le sfiorò la mano per sbaglio. Avrebbe voluto domandarle scusa, ma questa prese a sorridere leggermente, con le gote anch'esse rosse per l'imbarazzo, che immediatamente destarono il ragazzo dal suo stato di trance. Aveva pensato di poter sentire la sua voce in mezzo a quelle che per due giorni avevano riempito la camerata, di poterla distinguere tra quelle cavernose dei soldati; ma niente lo aveva preparato a quel momento. Perché la voce chiara e cristallina pareva sgorgare dalle labbra della giovane come miele, e gli occhi verdi che adesso riusciva a vedere con chiarezza avevano delle leggere sfumature scure. "Mi scusi, non conosco ancora bene l'italiano" aveva mormorato allora, imbarazzato di fronte alla sua stessa ignoranza, e di fronte a quel divario linguistico che pareva seguirlo ovunque. Probabilmente quella distanza l'avrebbe sempre portata addosso, si disse velocemente, la più grande delle vette che avrebbe mai dovuto scalare.

La ragazza aveva sorriso allora, e prima di allontanarsi aveva allungato la sua mano nella direzione di Giovanni, come intenerita dall'improvviso zittirsi del giovane. Giovanni allora l'aveva presa nella sua, sollevandola leggermente prima di portarsela alle labbra, lasciando sulle dita dalla pelle liscia e chiara un bacio quasi impercettibile. Un gesto che aveva visto fare ad altri uomini, che non aveva mai avuto il coraggio di testare prima d'allora, ma che in quel momento forse si rivelò la chiave di tutto. La ragazza se possibile arrossì ancora di più, e nel voltarsi nuovamente verso le colleghe sussurrò il suo nome, Lisa. Giovanni la guardò poi allontanarsi, osservando il ciondolare della sua gonna attentamente come sotto un incantesimo, e contento di aver finalmente dato un nome a tale bellezza sollevò nuovamente una mano in cenno di saluto. Si aggiustò poi l'elmetto sul capo, per poi riprendere il fucile che gli ricadeva sulle spalle magre e tornare dai compagni; lui e Pietro avrebbero avuto tanto di cui parlare, nelle ore di camminata che gli separavano da Fogliano.

Mille miglia | Vol. IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora