XXVI

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Fogliano si era rivelato soltanto l'ennesimo paese distrutto dalla guerra. Mentre il 2° battaglione proseguiva per la linea, il 3° dovette fermarsi per la notte, accantonare le membra stanche ancora per qualche ora. A Fogliano la lotta doveva essere stata accanita, ma alcune donnacce del luogo ancora si ostinavano ad abitarlo; all'arrivo dei soldati si avvicinarono ad osservare con sguardo truce, per poi storcere il naso e tornare a rintanarsi dietro a ciò che rimaneva delle loro abitazioni. Le tracce della guerra erano ancora visibili, oltre che recentissime. I cannoni di marca austriaca avevano già preso a lavorare nel tentativo di ricacciare tutti nel fiume, Giovanni aveva preso a seguire con sguardo attento i fori dei proiettili. Pareva quasi che i cannoni italiani avessero voluto rispettare il paese, perché le tracce lasciate dall'esercito erano esclusivamente di fucileria. La distruzione era ovunque, sui muri delle case sventrate, sulle loro finestre dai vetri completamente rotti, sulle persiane squarciate dal fuoco e sulle genti diffidenti e martoriate. Ogni casa poi, pareva essersi trasformata in un fortilizio, erano ancora evidenti infatti le barricate, piccoli fortini e brevi trincee che si estendevano verso l'Altipiano Carsico. Ma non poteva essere diversamente, perché Fogliano si prestava molto più di Sagrado alla difesa dell'Isonzo, trovandosi distanziata dalla sponda sinistra quanto bastava per batterne i punti di passaggio. A Fogliano non esistevano ordini, il paese era stato conquistato duramente ed altrettanto duramente era stato difeso. L'orario di partenza era stato fissato per le 14 in punto, ora forse poco propizia per un reparto desideroso di raggiungere la trincea senza troppi problemi.

Giovanni non aveva avuto il tempo di riposare come avrebbe voluto, dopo tutto quel camminare le gambe tremavano leggermente dalla stanchezza e per via dei pesanti scarponi di cuoio duro, che laceravano la pelle. Aveva esaurito le parole già dopo venti minuti di camminata, completamente sopraffatto dagli arti doloranti e dal sudore acido che gli bagnava la fronte e le braccia tutte. La divisa era nuovamente puzzolente, si era detto mentre camminando aveva potuto sentire l'odore degli stessi compagni arrivare prepotente alle sue narici per via del vento che si era alzato. Il Tenente diede immediatamente ordine di risalire verso la strada conosciuta, per raggiungere il cavalcavia di Sagrado passando per il vialone della villa Hohenlohe, ma dopo circa 500 metri vennero accolti da una scarica di granate. Una batteria austriaca doveva aver scorto l'esercito che si muoveva furtivo tra la boscaglia, ed aveva preso immediatamente a fare fuoco contro tutti loro. La faccenda si fece piuttosto seria quando alla sola batteria se ne aggiunsero altre due, prima ancora di arrivare a quella che era ormai diventata la terza linea. Immediatamente partì una breve discussione tra i superiori, il Tenente ordinò poi di raggiungere un profondo canalone che tagliava perpendicolarmente le pendici a nord del Carso, la batteria aveva continuato a sparare instancabile. Almeno non avrebbero potuto gustarsi la morte di nessuno di loro, aveva pensato Giovanni mentre seguiva senza troppe cerimonie tutti gli ordini del superiore. Pietro gli era stato accanto per tutto il viaggio e persino dentro al canalone, come la sua ombra pareva aver giurato di seguirlo in lungo ed in largo senza mai lasciarlo. 

"Devono avere munizioni da buttare via" aveva sussurrato Giovanni, oramai gli sembrava di aver compreso i modi di fare del nemico. Gli austriaci avrebbero potuto continuare a sparare a vuoto per ore, aspettando che anche solo uno di loro saltasse per aria. Pietro aveva annuito, mentre si sistemava il fucile sulla spalla magra, "continueranno fino ad esaurire anche la pazienza del Signore" aveva continuato poi, rivolgendosi sempre al compagno che in tutta risposta aveva soltanto scosso il capo. Gli spari continuarono, e come se il cielo avesse voluto ascoltare le parole di Giovanni, si riempì di nuvoloni scuri che immediatamente inghiottirono il paesaggio circostante, innaffiandolo poi con una pioggia fitta e cospicua. Nel continuare a seguire il camminamento, dopo essere stati fermati da una compagnia di bersaglieri che invece tornava verso il paese, arrivarono finalmente nella linea tanto agognata. Il bloccarsi del camminamento andava facendosi sempre più frequente, con l'affluenza continua di battaglioni, eserciti o addirittura feriti. Nell'incrociarsi dei due reparti Giovanni aveva osservato i visi stanchi degli uomini, che senza il loro caratteristico pennacchio non parevano quasi più dei bersaglieri, ma semplici soldati di questo o di quell'altro esercito. Aveva sorriso leggermente, nello scorgere una chierica particolarmente estesa sul capo di uno di loro, in un altro momento avrebbe potuto paragonarlo benissimo ad un prete. La pioggia si era fatta quasi torrenziale, tanto che l'esercito faticò più del previsto a raggiungere la linea.

Una volta raggiunto l'ingresso, Giovanni si lasciò scivolare sul cumulo di fango e detriti, maledicendo il giorno in cui era nato per via dello fango che andò nuovamente a sporcare la divisa. Anche Pietro ci era cascato con tutte le scarpe, adesso entrambi puzzavano come cani ed in più avrebbero dovuto convivere con il fango appiccicoso lungo le divise e dentro agli scarponi già compromessi. "Buon Dio!" aveva sibilato il ragazzo a denti stretti, mentre l'acqua continuava a bagnare i fanti dalla testa ai piedi. Ci misero poco a scoprire la trincea quasi totalmente inondata dalle piogge, il camminamento pareva completamente allagato e presto avrebbero dovuto iniziare a spalare. "Piè" aveva preso a chiamarlo a voce alta, avendolo perso di vista, ma sentì immediatamente la voce quasi squillante dell'altro rompere per pochi secondi il trambusto causato dalle esplosioni. "Ci danno addosso!" lo aveva sentito aggiungere poi, immediatamente il rumore dei fucili e delle baionette che tornavano a sporgersi dalle feritoie ricavate tra filo spinato ed il fango. Giovanni si sentiva stanco, talmente tanto che dovette posare la canna del fucile sul terreno per recuperare la forza, mentre sopra le loro teste il cielo si illuminava ad intermittenza. Lo squarciare di un boato fece tremare le linee di soldati gettati sul fango, tanto che per qualche secondo si pensò che fosse stata scagliata una granata proprio dentro al camminamento. "Pace all'anima loro" aveva gracchiato nuovamente Pietro, il viso quasi totalmente nascosto dalla coda del fucile, Giovanni lo vide farsi il segno della croce velocemente. Aveva avuto ragione, gli austriaci avrebbero continuato fino allo sfinimento.


E la Brigata Sassari ha fatto l'avanzata

Aveva di rincalzo la Brigata Macerata

Bomba c'è, bomba c'è


Mille miglia | Vol. IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora