Per quanto padroni della zona boschiva, risultava quasi impossibile fare un passo allo scoperto. Non avrebbero potuto attraversare i tratti che congiungevano i boschi, né oltrepassare completamente la pineta, senza essere spazzati via dalle mitragliatrici nemiche. Una di queste, il Tenente aveva notato, che prendeva di mira soltanto un punto preciso, battendolo con frequenza e con accanimento a tutte le ore del giorno e della notte. Il passaggio, però, restava comunque obbligatorio per unire i due boschi interamente occupati dall'esercito italiano, il Lancia ed il Triangolare. L'arma pareva essere stata piazzata a circa cinquanta metri dalla prima linea, quella che non si poteva per nessun motivo perdere, come Franceschelli teneva a ricordare ai suoi compagni con una frequenza inaudita. Giovanni aveva sbuffato leggermente nell'udire ancora una volta la sua voce gracchiare dal lato opposto del camminamento, l'uomo oramai era noto per la sua difficoltà a chiudere il becco. Il suo nome, in verità, era Bartolomeo; i compagni lo avevano però scoperto soltanto qualche giorno prima dell'ultimo attacco, quando preso dalla frenesia del momento aveva perduto i documenti che custodiva sul taschino all'altezza del cuore. I fogli erano cascati sul terreno fangoso assieme alla foto della sua cara madre, e soltanto allora il suo nome era stato reso noto al resto della compagnia. Giovanni aveva pensato che fosse proprio un nome di merda, quello del compagno. Ma personaggi come lui, si era detto, avrebbero almeno aiutato a tenere alto il morale dei soldati, durante i pochissimi momenti di svago.
L'arma piazzata proprio in quella posizione strategica, colpiva in pieno i reparti della Brigata che erano al di fuori dei boschi; non solo riusciva a rendere poco semplici i collegamenti tra i reparti, ma minacciava addirittura di interromperli. Attraversare la zona pareva impossibile, per esperienza si sapeva che chiunque avesse tentato di uscire allo scoperto sarebbe stato immediatamente raggiunto dalle pallottole. Ma la voce di un imminente tentativo di attraversarlo si era sparsa velocemente all'intero dell'esercito, tanto che Giovanni aveva iniziato a prestare particolare attenzione al confabulare dei superiori, che arrivava ovattato da dentro la loro grotta. Questi, illuminati dalla fioca luce di una lampada ad olio e coperti da un telo scuro, si affannavano per trovare una via capace di condurre più uomini possibile dall'altra parte, senza che questi venissero immediatamente freddati sul posto. Il Tenente aveva deciso di prenderla come una azione di forza, il Capitano propendeva invece per un'azione di sorpresa. Giovanni ascoltava, e riferiva tranquillamente alle orecchie stanche di Pietro, che in tutta risposta annuiva con fare poco convinto, tra una sigaretta e l'altra. Non si aveva un'artiglieria, perciò la prima opzione fu immediatamente scartata per mancanze di risorse, ed i dubbi restarono per qualche giorno ancora. Fino a quando non venne deciso, nel buio della notte, di optare per la seconda opzione: quella di ricorrere soltanto all'impiego esclusivo di volontari, per iniziare l'azione e portarla al termine. Il fulcro di quest'ultima, sarebbe stato quello di catturare immediatamente l'arma degli austriaci e di occupare quindi parte della loro trincea, che come conformazione pareva quasi assumere la forma di una "zeta". Ai soldati valorosi fu promessa una decorazione ed una licenza per merito di guerra, una offerta che molti non avrebbero potuto rifiutare, in cambio forse della loro intera vita.
"Ho intenzione di andarci" aveva mormorato Giovanni, nel cuore della notte. Aveva steso la mantellina zuppa di fango sotto al suo corpo stanco, Pietro aveva fatto la medesima cosa, e adesso soltanto le loro teste stavano una accanto all'altra, mentre i corpi giacevano ai lati opposti. Le gambe indolenzite avevano rifiutato di muoversi, quella sera, Giovanni aveva scoperto di avere delle verruche e dei tagli ai piedi che gli impedivano di rimettere gli scarponi di cuoio duro. Aveva quindi abbandonato le scarpe accanto alle loro teste, la puzza di sudore si sarebbe aggiunta a quella di escrementi e morte, per proteggerle dai ratti che scorrazzavano beati all'interno del camminamento. Pietro aspettò qualche secondo prima di rispondere, tanto che Giovanni immaginò che si fosse addormentato improvvisamente; il ragazzo aveva infatti sviluppato la grandiosa abilità di prendere sonno alle ore più disparate del giorno e della notte, una volta arrivato in trincea. Una abilità che sicuramente tutti invidiavano. "Chi t'appas in su cherveddu?"* (chi hai dentro al cervello?) lo sentì gracchiare poi, squarciando immediatamente il silenzio della trincea. La voce acuta di Pietro aveva destato alcuni uomini dal loro sonno, seppur leggero, e questi si erano voltati soltanto per qualche secondo nella direzione opposta, per poi tornare a chiudere gli occhi. Giovanni aveva costretto l'altro a voltare il viso nella sua direzione, stringendo con una mano i ciuffi di capelli scuri e sporchi dell'altro, che non aveva fatto altro che accontentarlo. "Hai sentito? ci daranno la licenza" aveva detto allora, gli occhi che brillavano di una speranza che Pietro aveva quasi dimenticato, e per qualche secondo questa parve attraversare anche il suo volto. Ma immediatamente tornò ad essere cupo, quando la razionalità ebbe la meglio, "potresti tornare morto" aveva sussurrato a denti stretti, quasi arrabbiato di fronte alla totale negligenza dell'altro.
Giovanni dovette prendersi qualche secondo, per ricordarsi di tutti i mali che avevano patito dentro alla trincea. Improvvisamente la gola si fece secca, la sete pareva essersi impossessata del suo corpo tanto da dargli una strana sensazione allo stomaco, come un contorcersi di viscere fastidioso. Si portò una mano sul ventre, premendo leggermente per contrastare il dolore, "non ci serve nessuna medaglia, Giovà" mormorò nuovamente Pietro, adesso le labbra screpolate dell'altro toccavano quasi la sua fronte sudata. Lo sentì spostarsi leggermente, quel tanto che bastava per guardarsi negli occhi, e Giovanni ebbe nuovamente paura di poter improvvisamente abbandonarlo. "Non è per la medaglia" rispose, "è per la licenza" disse convinto, cercando gli occhi scuri dell'altro nel buio della notte, e la sua voce nel vento che pareva volerla portare via con sé. "Non voglio morire qui" si ritrovò ad ammettere, sussurrando ancora di più come se di quella improvvisa confessione si vergognasse fin dentro le ossa, e tornò ad osservare il cielo scuro. Pietro rimase in silenzio per qualche minuto, e Giovanni pensò che stesse ponderando la sua scelta, analizzando le sue parole come per scorgere all'interno di esse anche un briciolo di incertezza; ma non parve trovarla. Perché nonostante il tremolio della sua voce, il compagno si voltò nuovamente per cercare i suoi occhi, e Giovanni ebbe paura di averlo perso definitivamente, prima di sentirlo sussurrare "allora verrò anch'io".
Dai comandi era stata promessa la massima decorazione per il Tenente, un argentone per gli uomini e la licenza per merito di guerra per tutti i partecipanti. Sebbene quella licenza si trattasse soltanto di un paio di giorni, che non avrebbero permesso a nessuno di tornare in Sardegna, a Giovanni pareva essere bastata. Gli pareva che in quel breve lasso di tempo, sarebbe riuscito ad imbarcarsi nuovamente per mare, attraversarlo in un giorno per poi tornare a Cagliari e riabbracciare tutti. Aveva strappato quella promessa a Mario, che sarebbe tornato in patria sano e salvo, magari anche con qualche decorazione in più sulla divisa verde e grigia. Non sarebbero stati di certo quei cani degli austriaci a freddarlo, si sarebbe fatto portare via tutto pur di tornare indietro con le sue gambe. "Sei sicuro?" domandò allora a Pietro, che pareva essersi nuovamente perso nei suoi pensieri; ed era come se il ragazzo fosse divenuto il suo Angelo Custode, come se non lo avesse voluto abbandonare per nessun motivo al mondo, anche a costo di rischiare. Lo sentì sollevare leggermente le spalle, come se in fondo quella decisione non fosse stata troppo ponderata, "non si è mai troppo sicuri di niente, in guerra" mormorò il ragazzo. Giovanni dovette sorridere leggermente, prima di voltarsi sul fianco destro per osservare meglio il compagno, il viso di Pietro era leggermente illuminato dalla fioca luce della luna. Non erano per niente pronti, si disse, ma contro chiunque avesse provato a fermarli avrebbero saputo lavorare molto bene di baionetta.
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Mille miglia | Vol. II
Historical Fiction*Sequel di "Ignaro che ti sto facendo a pezzi"* Nella Sardegna del 1915, scossa dalla scelta interventista dell'Italia e dalle crisi interne all'Isola, Mario sarà costretto ad affrontare ciò che la famiglia ha tenuto per anni nascosto. Giovanni, par...