Antonia lo osserva suo figlio minore, l'unico che adesso gli è rimasto. Lo aveva seguito in cucina in silenzio, e poteva sentire lo sguardo indagatore del marito che dal suo posto nel vecchio letto che dividevano da anni faceva finta di dormire profondamente. Mario aveva camminato davanti a lei a passi decisi, con una andatura veloce che Antonia non aveva mai potuto notare prima d'allora. Si domandò brevemente se fosse stata lei ad essere distratta per tutto quel tempo, se quel passo nervoso, che ricordava tanto il suo, Mario in realtà lo avesse sempre avuto; e volle dannarsi, se mai fosse stata colpa sua, per aver trasmesso proprio quella abitudine al figlio. Mario aveva raggiunto la cucina buia, e la poca luce che arrivava dalla finestrella in cima alla parete illuminava parzialmente il suo volto dalle occhiaie segnate. Antonia si domandò ancora se fossero soltanto frutto della stanchezza dovuta al lavoro, o se il figlio non stesse dormendo troppo bene la notte. D'istinto si avvicinò al suo viso, per la prima volta senza fazzoletto i capelli le cadevano a ciuffi lungo le spalle magre coperte dalla mantellina di lana nera che aveva recuperato velocemente, prima di abbandonare la stanza da letto per quella notte. Mario osservò il viso della donna che lo aveva messo al mondo, adesso che poteva vederlo meglio riuscì a notare le rughe di espressione attorno agli occhi. Le occhiaie violacee sotto di essi, che era sicuro fossero quasi un riflesso delle sue, stonavano con la pelle candida e liscia del viso della donna, mentre i capelli ormai avevano quasi del tutto perso il loro colore scuro.
"Mario" lo chiamò con un sussurro che uscì dalle labbra secche e screpolate quasi come una supplica, e il ragazzo dovette abbassare lo sguardo, sentendosi improvvisamente in colpa per aver svegliato la donna a quell'ora della notte. Il nome appena pronunciato da Antonia, prese a pesare più del solito sopra al suo petto magro, e improvvisamente fu scossa da leggeri brividi di freddo che la costrinsero a stringere le spalle. Il ragazzo lasciò che la mano di Antonia si posasse leggera sulla sua guancia costellata dalla leggera barba chiara, quella che nonostante l'età ancora non cresceva del tutto omogenea. Ebbe improvvisamente la voglia di scostarsi dal suo tocco, di lasciare la mano di Antonia a mezz'aria come per anni era stato fatto con la sua, quando ancora era soltanto un bambino. Scuotendo la testa invece aspettò che fosse la donna ad allontanarsi nuovamente, sentendo il bisogno di respirare aria pulita si avvicinò quanto più possibile alla piccola finestrella. "Ho bisogno di aria" confessò a voce ugualmente bassa, e immediatamente salì sopra alla vecchia poltrona lasciata accanto alla parete spoglia, quella che solitamente era occupata da Raimondo, per arrivare a tirare la catenella che la teneva chiusa per la notte. Sospirando poi si passò una mano tra i capelli spettinati, per poi tornare verso la donna che era rimasta in piedi proprio accanto al piccolo tavolo di legno, e in quel momento pareva voler scomparire dentro alla mantellina scura. "Mamma" la chiamò finalmente, e quella parola parve destarla dai pensieri dietro i quali si trincerava ormai da troppo tempo.
Lo sguardo sorpreso e leggermente spaventato di Antonia guizzò immediatamente sul viso magro del figlio minore, e annuendo leggermente domandò "Mario cosa sta succedendo?", improvvisamente. Mario sussultò, poté sentire in quel preciso momento la paura e la rabbia mescolarsi all'interno dello stomaco per poi risalire, in quella che sarebbe stata una parola di troppo, lungo le pareti della gola. Scosse quindi la testa, deciso a non comportarsi come il fratello maggiore, agì di petto e farfugliò una serie di parole sconnesse, cercando di esprimere quello che da giorni albergava all'interno del suo petto. "Mamma, cosa ci avete nascosto?" domandò poi, senza troppi giri di parole, determinato ad arrivare fino alla fine della questione. Gli occhi di Antonia si fecero sempre più grandi, e Mario temette per qualche secondo che questa avesse perso definitivamente la testa, quando improvvisamente le mani dalle dita magre ed affusolate andarono a stringere le sue spalle magre. "Mario devi credermi" sussurrò, "devi credermi quando ti dico che non si poteva fare altrimenti" farfugliò in maniera del tutto forzata, quasi come volesse ancora nascondere qualcosa di troppo grande per essere espresso a parole. Mario scosse la testa e spostò con un veloce gesto della mano le mani della donna dalle sue spalle, stringendole nelle sue e continuando a guardarla dritta negli occhi, alla ricerca di qualcosa.
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Mille miglia | Vol. II
Historical Fiction*Sequel di "Ignaro che ti sto facendo a pezzi"* Nella Sardegna del 1915, scossa dalla scelta interventista dell'Italia e dalle crisi interne all'Isola, Mario sarà costretto ad affrontare ciò che la famiglia ha tenuto per anni nascosto. Giovanni, par...