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"Andare avanti ancora è una follia, generale" sentì una voce squarciare nuovamente il silenzio dopo i bombardamenti che gli avevano accolti una volta arrivati, erano passate circa quattro ore. "Siamo già fin troppo avanti, credo di aver completamente perso il collegamento con la sinistra" continuò, e Giovanni sollevò il viso in direzione della voce roca. Appena rotolati dentro a quell'imbuto di fango e detriti gli austriaci avevano preso a sparare, colpi di fucileria e di cannoni avevano sorpreso l'esercito e costretto i fanti a proteggersi il più possibile dietro al filo spinato ed ai sacchi. "Chi è che mi parla?" sentì la voce di Pirozzi domandare, e prima che potesse distrarsi nuovamente il soldato rispose a voce alta, "sono Ledda, generale, del 151°". Giovanni dovette riflettere per qualche secondo sulla considerazione del compagno, probabilmente il ragazzo non aveva tutti i torti, visti gli spari che arrivavano dal camminamento opposto. Probabilmente quella lotta sarebbe durata fino al giorno successivo, quando i superiori avrebbero sicuramente ordinato una risposta con un corpo a corpo, nel pensarci scosse la testa leggermente. Ma nel buio della notte iniziarono a calare i primi prigionieri catturati dalla Brigata, ed il fuoco non pareva arrestarsi, i colpi di cannone e fucili ripresero da parte di entrambi gli schieramenti. Giovanni immaginò che gli austriaci si fossero indispettiti per via dei prigionieri, costretti quasi ad immobilizzarsi per via delle baionette dei fanti italiani puntate alle costole.

La pioggia riprese incessante, pareva che di giorno volesse fare un caldo infernale soltanto per tornare all'acqua grondante durante le ore notturne. Giovanni si trascinò nuovamente la mantellina sulle spalle, e riprese soltanto dopo qualche secondo di troppo a sparare, portandosi il fucile tra le mani con un gesto veloce. Pietro invece non aveva smesso, immaginò che fosse una tattica del ragazzo, un qualcosa che gli avrebbe impedito di pensare troppo a ciò che in realtà stava accadendo sotto ai loro occhi. Centinaia di uomini che venivano costretti a camminare giù per la vallata ed il camminamento, i nemici parevano non accennare a calare, e ad un certo punto una voce si sparse tra i fanti. Alcuni si domandavano se sotto quella resa di massa non ci fosse in realtà un piano d'attacco per far fuori tutti, questa idea raggiunse immediatamente le orecchie di Pirozzi, che non poté fare altro che ordinare la massima attenzione e disciplina. Ma Giovanni gli aveva visti arrivare verso di loro con il terrore dipinto sul volto, con le mani in alto e fasciati dalla divisa ridotta a brandelli. Le lacrime che solcavano i loro visi stanchi e paonazzi ogni volta che una baionetta toccava le loro costole, oppure quando i fucili gli venivano puntati alle tempie. Dai loro sguardi terrorizzati aveva compreso che non poteva esserci un piano diverso, dietro a quella resa di massa non c'era altro che reale paura di andare incontro alla morte.

Molti arrivavano con gli arti squarciati, necessitavano di medicazioni e di interventi urgenti, quello che aveva tutta idea di essere un ufficiale austriaco era giunto nella trincea nemica con la gamba sinistra martoriata da una scheggia. Gli italiani lo avevano fatto adagiare sul terreno, per poi costringerlo a rotolarsi sopra ad un telo di tenda per via della mancanza di barelle, allungandogli una bottiglia di cognac. Giovanni aveva osservato le gesta dei suoi compagni, forse troppo eroiche e solidali nei confronti del nemico, fino a quando non arrivarono gli ordini dall'alto, un cambio di rotta repentino. Avrebbero dovuto lasciar perdere i feriti austriaci, recuperare ciò che si poteva dei compagni agonizzanti per via della mancanza di medicinali e di barelle. Non era un gesto dettato dalla mancanza di umanità, ma dalle pene decise dai superiori "nel caso si fosse verificato nuovamente uno sconcio come quello". E gli episodi di violenza furono tanti, forse furono proprio quelli a far comprendere ai soldati che quelle gesta eroiche e di solidarietà con il nemico, non gli avrebbero portati da nessuna parte. Un ragazzetto magro, forse della stessa età di Giovanni, si era caricato sulle spalle un austriaco che pareva in fin di vita, con l'intento di farlo medicare al più presto. Questo aveva preso a pugnalarlo con forza sulla schiena, lasciando il soldato agonizzante sul terreno, sanguinante e privo di forze; caduto vittima della sua generosità, era stato immediatamente sepolto accanto agli altri compagni, ed il traditore austriaco sentenziato.

Giovanni dovette ben presto lasciare il fucile per aiutare durante le operazioni di recupero dei feriti, erano tanti e tutti quasi agonizzanti. I lamenti si propagavano nell'aria come boati, arrivavano dritti alle orecchie dei fanti così come le immagini delle carni tagliate in tutti i modi possibili ed immaginabili, mentre il sangue sgorgava copioso. Ogni metro di terreno adesso aveva il suo morto, squadre di soldati scavavano con le pale e con le mani, sollevavano le zolle di terreno, altri ancora raccoglievano i cadaveri. Questi venivano posizionati poi dentro le fosse, ad ognuno di loro si cercava di dare una degna sepoltura ed un minimo di riconoscimento, si frugava dentro alle tasche delle divise alla ricerca delle piastrine. Giovanni ne aveva raccolte alcune, dopo averle accuratamente riposte dentro alle sue tasche aveva chiuso delicatamente gli occhi dei defunti, per poi lasciarli definitivamente andare. Erano passate poche ore, eppure parevano già essersi tutti abituati alla vista dei cadaveri squarciati, coloro che avevano passato più tempo in trincea parevano non battere ciglio di fronte a quella vista. Giovanni aveva dovuto tenere duro, tenendosi quanto più possibile accanto a Pietro, anche il ragazzo pareva scosso, tanto da doversi allontanare spesso per raggiungere la latrina. Oramai si era trasformato in un becchino, preso da quella briciola di umanità che gli era rimasta.

Gli attacchi da parte dei nemici non parevano tanto violenti, ma furono tanti, così numerosi da dover costringere i soldati ad abbandonare il lavoro di sepoltura dei morti per tornare ad imbracciare i fucili. Giovanni aveva preso a storcere il naso, per via del caldo torrido della mattina il tanfo si era fatto sempre più insopportabile, tanto che molti di loro avevano preso a coprirsi il naso con le mantelline nei momenti di tranquillità. Tutta la zona pareva un vasto cimitero, si mangiava fra i morti, si dormiva fra i morti e si cercava comunque di continuare a vivere, sempre fra i morti. Pirozzi a gran voce aveva domandato almeno dei disinfettanti, della creolina, ma dal Comando avevano risposto che non ne avevano abbastanza da poterla mandare su, perciò si conviveva con il tanfo. Giovanni aveva passato le ore di terrore con le orecchie che gli fischiavano, forse per i colpi delle armi, forse per le grida degli uomini, e soltanto in quel momento tornò a sedersi accanto a Pietro. Questo pareva voler prendere sonno, seduto con le gambe divaricate dove giaceva il fucile e la cintura ricoperta di munizioni, lo zaino che gli faceva da cuscino dietro la testa e la schiena. "Dormi?" domandò, sperando che l'altro fosse ancora sveglio ed in vena di conversare, non aveva sentito la sua voce da qualche ora, iniziava a sentirne la mancanza, gli avrebbe almeno trasmesso una leggera tranquillità. Il ragazzo aprì soltanto un occhio, per poi voltarsi nella sua direzione senza rispondere, annuendo leggermente tornò a respirare piano per poi sollevare la mantellina che teneva dietro il capo, aggiustandola con dei colpi secchi. Giovanni dovette sorridere, per poi richiamarlo nuovamente, Pietro questa volta tornò a donargli la sua completa attenzione, e senza attendere troppo presero a parlare dei morti che avevano recuperato e seppellito. La naturalezza di quel discorso pareva non stupire nessuno dei due, che ancora non si erano resi conto di quanto tutto fosse surreale.

Come facevano gli austriaci a tirarci addosso con tanta precisione? Devono esserci in linea, assieme ai fucilieri, degli osservatori di artiglieria. Altrimenti non ci si può spiegare tale violenza e come avrebbero fatto a colpirne così tanti.

Mille miglia | Vol. IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora