XXIIX

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La casa era immersa nel silenzio all'ombra della sera, le uniche luci ad arrivare fino al suo interno erano date dagli ultimi raggi solari. Ancora qualche minuto, e sarebbe stata completamente avvolta dalle tenebre. Le mani di Julia tremavano leggermente, immerse nell'acqua gelida; sfregava con forza il tessuto scuro, mentre le gocce arrivavano fino al pavimento.
La ragazza si portò il dorso della mano sulla fronte, spostando i ciuffi di capelli che ricadevano su di essa, e sospirò leggermente nel comprendere che quella macchia non sarebbe scomparsa facilmente. Recuperò quindi il sapone, quello che aveva acquistato nel negozietto in fondo alla via, per riporlo nuovamente dentro al suo involucro di carta. Avrebbe lasciato la stoffa sotto l'acqua ormai fredda ancora per un po', sperando che questa potesse smacchiare il tessuto.
I pantaloni dell'anziano padre oramai erano forse giunti alla fine della loro corsa, il tessuto era troppo usurato per uscire completamente smacchiato anche da quel lavaggio. Julia decise di non pensarci più, almeno per quella sera lasciò la piccola stanza buia adibita a lavanderia, lasciando gli indumenti ancora sporchi dentro al lavatoio di legno. Uscendo si asciugò le mani lungo la gonna scura, ed improvvisamente quel pensiero che da giorni la tormentava tornò a bussare alla porta della sua mente. 

Erano passati alcuni giorni da quando aveva provato a baciare Mario, e sentiva quel peso sul petto farsi sempre più grande. Avrebbe voluto dire che quella di isolarsi fosse stata una decisione presa per meditare sull'accaduto, ma la dura realtà da accettare, era che Julia era sempre stata sola. Fin dai primi anni di vita era cresciuta da sola con quello che chiamava padre, e nonostante mancasse il vero e proprio legame di sangue, quell'uomo le aveva dimostrato di amarla proprio come avrebbe fatto un vero genitore. Julia era stata abbandonata, gli aveva raccontato una sera quando quella fatidica domanda le era scivolata dalle labbra ancora in tenera età. Perché Julia lo aveva osservato, aveva visto con i suoi occhi tutte le differenze che l'allontanavano dall'uomo a partire dal taglio degli occhi, completamente differenti l'uno dall'altra. Ma a Julia questa storia aveva fatto comodo, in realtà le era sempre servita come giustificazione davanti ai suoi stessi comportamenti discutibili. Non che fosse una cattiva ragazza, certamente si comportava come tutte le giovani della sua età; aveva un lavoro che le permetteva di portare dei soldi in casa, frequentava la chiesa ogni volta che ne aveva occasione, poi si occupava della casa e dell'anziano padre quando questo tornava dal lavoro. In quel preciso momento sentì di aver compiuto forse il vero e proprio primo errore della sua vita, quando ricordò lo sguardo quasi schifato del ragazzo. Come diavolo le era venuto in mente, si domandò, di presentarsi a casa di Mario e compiere quella dannata azione. Non era di certo stata dettata dalla sua mente, si disse, doveva esserci per forza stata qualche forza diversa a muoverla, qualcosa che dal profondo della sua anima era riuscita a scappare. Un qualcosa che doveva, d'ora in poi, imparare a tenere in gabbia. 

Improvvisamente gli occhi si fecero lucidi, nel ricordare ciò che aveva fatto, e nel pensare a come poteva essersi sentito Mario. Nel ricevere le sue labbra si era completamente immobilizzato, e pensare che Julia nella sua testa lo aveva immaginato totalmente diverso, quel primo bacio. Aveva immaginato che il ragazzo, non si sarebbe per niente allontanato, mai nelle immagini che albergavano nella sua mente questo l'avrebbe potuta rifiutare in quel modo. Eppure una parte di essa ancora ci sperava, sognava che Mario potesse tornare indietro per domandarle scusa, per dirle che quel comportamento era soltanto stato dettato dallo stupore del momento. Julia sarebbe sicuramente cascata tra le sue braccia, avrebbe presto dimenticato la vergogna subita in favore di riaverlo accanto. Ma la parte più razionale della sua mente, quella che spesso non ascoltava perché l'avrebbe portata a scontrarsi con la dura realtà della vita, le suggeriva che avrebbe dovuto lasciar perdere. Avrebbe forse dovuto anche lasciar andare Mario, per quanto le avrebbe fatto male, adesso che l'occasione per farlo si era finalmente presentata; il saperlo ad Orgosolo, abbastanza lontano da lei. Perciò si disse che avrebbe almeno dovuto domandare perdono al ragazzo, sperando che questo non si rifiutasse completamente. Immediatamente raggiunse la stanza da letto, dal vecchio armadio a due ante recuperò lo scialle di lana scura ed il fazzoletto. Quando uscì di casa, i lembi di quest'ultimo le ricadevano ancora sciolti sulle spalle, ma non ci pensò troppo e nel chiudere il vecchio portone alle sue spalle, si disse che avrebbe ottenuto il perdono dell'altro ad ogni costo. 

Mille miglia | Vol. IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora