Antonia aveva sollevato il capo scoperto davanti alla piccola finestra della cucina, la strada era già sgombra a quell'ora della sera, ma poteva sentire le voci dei vicini provenienti dalle case accanto. L'aria era fresca a piacevole, dovette chiudere per qualche secondo gli occhi contornati dalle ciglia lunghe e scure, prima di sospirare lentamente. La casa era caduta nel silenzio che conosceva fin troppo bene da quando i figli ed il marito erano usciti per raggiungere le campagne; i raccolti continuavano ad andare piuttosto male le aveva detto Raimondo, durante una di quelle serate in cui si erano ritrovati abbastanza soli da dover intavolare per forza una conversazione, pur di non sentire il peso del silenzio e del passato. Antonia aveva soltanto trovato il coraggio di annuire silenziosamente, per poi alzarsi e raggiungere la stanza da letto, aveva recitato una preghiera; prima che potesse tornare indietro Mario era comparso nel corridoio buio, costringendola a destarsi da quel momento di solitudine. Si voltò in un movimento lento, i capelli stretti dentro alla treccia dondolarono per qualche secondo lungo le sue spalle. Il corridoio era buio come sempre, neanche la luce delle prime ore del giorno avrebbe potuto raggiungerlo, se non dopo l'apertura del pesante portone di legno; ma Antonia aveva deciso di trattenersi ancora qualche secondo, prima di uscire di casa.
Avrebbe dovuto preparare la cesta dei panni sporchi da portare alla fontana il giorno successivo, e da quando Mario non era presente per aiutarla, aveva scoperto di aver perso molte delle forze che le rimanevano. Gli anni, in fondo, erano passati anche per lei; nonostante si presentasse giovane all'apparenza, Antonia aveva iniziato a sentirsi più stanca del normale, come se il suo corpo avesse improvvisamente voluto porre un freno. Complici forse, tutte le sventure che aveva dovuto affrontare, che di logorarla non avrebbero mai smesso; Antonia pregava da anni che queste potessero rimanere soltanto dei lontani ricordi, adesso che si era allontanata abbastanza da ricominciare. Decisa a dare inizio alla sua giornata, che si svolgeva uguale a tutte le altre, camminò a passo svelto verso la stanza da letto che condivideva con il marito, per sistemare il fazzoletto scuro sul capo. I capelli vennero raccolti e stretti dentro una crocchia, per poi essere coperti dalla stoffa nera, un lutto che Antonia portava dentro di sé da troppi anni, e ancora non era riuscita a scacciare. Nel tornare nella piccola cucina recuperò dal letto alcuni vestiti sporchi lasciati dal marito, ma prima di arrivare alla piccola stanza che fungeva da lavanderia, si fermò immediatamente sul corridoio buio, nel sentire qualcuno bussare alla porta.
Il cuore di Antonia prese a battere più forte del solito, a quell'ora sarebbe potuto essere soltanto il vecchio postino, Battista, che prestava servizio già da tanti anni e adesso aveva imparato a conoscere abbastanza bene. Per Antonia, conoscere abbastanza bene una persona, significava a malapena scambiare due parole, erano veramente in pochi a conoscere ciò che nascondeva dietro il viso tirato e gli occhi vitrei. Prima di aprire il pesante portone buttò un'occhiata alla gonna che indossava, e non trovando nessuna macchia si incamminò decisa verso di esso, sussurrando un "arrivo" che probabilmente Battista non avrebbe sentito; mentre il pesante gancio di ferro toccava il pavimento freddo. Appena aperto, si ritrovò davanti il viso paffuto e rossastro dell'uomo, che sotto il cappello della divisa nascondeva i capelli bianchi e piuttosto lunghi per un uomo della sua età. "Buongiorno Antonia" la salutò lui, sorridendo leggermente e mostrando i denti rovinati; la donna si ritrovò a sorridere di rimando, salutando e domandando se stesse bene. Battista sollevò le spalle prima di rispondere "non mi lamento", ma Antonia nel suo sguardo riuscì a leggere una punta di malinconia e preoccupazione che mai aveva visto. Non osò domandare niente, aspettò che l'altro parlasse nuovamente, ma pareva che le parole gli fossero rimaste bloccate nella gola. "Hai qualcosa per me?" domandò allora.
Battista prese a scuotere la testa velocemente, per poi cercare con frenesia la posta dentro la vecchia borsa di cuoio marrone. "Si" rispose soltanto, con un filo di voce, e quando Antonia riuscì a scorgere le dita tremanti dell'uomo sulla busta, sentì il cuore impazzire ed il respiro mozzarsi. Erano anni che non vedeva una lettera di quel tipo, la carta era bianca ma la busta presentava una piccola striscia nera sul bordo destro, proprio accanto all'apertura. Battista le allungò la busta senza guardarla in viso, e una volta che questa fu nelle mani di Antonia si tolse il cappello dalla testa, lasciando per qualche secondo la bicicletta posata sul muro della piccola casa. "Non so chi sia-" rispose, "ma ho visto che era per te" continuò, e aspettò che la donna sollevasse il viso nella sua direzione prima di pronunciare delle scuse più sentite di quanto avrebbe dovuto, "mi dispiace molto, Antonia" disse. Antonia prese a scuotere la testa, un sorriso di circostanza si fece strada nelle sue labbra fini, "non preoccuparti" commentò in fretta, "sono cose che capitano, purtroppo". Battista rivolse un ultimo sguardo al viso scarno di Antonia, prima di congedarsi farfugliando delle condoglianze abbastanza sbrigative, per poi scomparire in sella alla sua vecchia bicicletta dietro al vicolo stretto.
Antonia si guardò intorno, sentendosi osservata. La sensazione non la abbandonò fino a quando non fu nuovamente dentro casa, al riparo dal mondo esterno e da sguardi indiscreti, poté finalmente chiudere il vecchio portone. Conosceva fin troppo bene il contenuto di quelle tipologie di lettere, e sperò fino all'ultimo di essersi sbagliata comunque; una svista, la confusione del momento, magari, avrebbero potuto tradirla. Avrebbe potuto sperare fino all'ultimo, ma una parte più razionale e spaventata di sé sapeva, conosceva fin troppo bene quella sensazione. Senza sapere con certezza il contenuto della lettera, iniziò a sentire il petto farsi sempre più stretto, e come se ai polmoni improvvisamente non arrivasse abbastanza aria, tossì per qualche secondo. Si tolse immediatamente il fazzoletto dal capo, sciogliendo il nodo che lo teneva fermo sotto al mento, e lasciando che la stoffa leggera cadesse sulle spalle magre, poi si avviò verso la cucina. La finestra era rimasta aperta, e per precauzione si avvicinò ad essa per tirare la piccola tenda dalla stoffa bianca e ricamata a mano da lei stessa, assicurandosi che fosse abbastanza coperta. La lettera che teneva tra le dita le bruciava la pelle, e Antonia sentiva che questa esigeva di essere aperta; come se anche la carta avesse compreso che finalmente, tutti i sacrifici fatti dalla donna per nascondere ciò che non poteva essere cancellato definitivamente, stessero andando in fumo.
Senza pensarci nuovamente, aprì piano la busta, stando attenta più del necessario al suo contenuto. La calligrafia storta e poco leggibile, e l'inchiostro che aveva più volte macchiato il foglio, le fecero comprendere che non poteva essere stata scritta da una persona di sua conoscenza; se non dal parroco del paese. Anche perché, si disse Antonia, erano veramente poche le persone che sapevano scrivere in italiano correttamente, e purtroppo nessun membro della sua famiglia d'origine poteva vantare tali conoscenze. Non ebbe bisogno di decifrarne il contenuto, le frasi di circostanza ormai le conosceva fin troppo bene; perciò non dovette aspettare il ritorno di Mario, per domandare il suo aiuto, le bastò leggere il nome per comprendere. Non aveva mai amato ricevere quelle lettere o forse, pensò in un momento di lucidità, in realtà non piacevano a nessuno; Rimedia se n'era andata in una calda giornata di fine estate, in un periodo in cui a Orgosolo il sole continuava a picchiare con i suoi caldi raggi dentro ai vicoli più interni della città. La sorella maggiore, colei che aveva fatto di tutto per portare avanti nel migliore dei modi la famiglia distrutta dal dolore, era scomparsa nel silenzio e nell'ombra dello stesso. Antonia si accorse di stare piangendo quando una lacrima salata andò ad infrangersi contro la carta, sporcandola ulteriormente.
Si portò immediatamente una mano sul viso, per poi lasciar cadere la lettera sul tavolo spoglio della cucina dove si era rifugiata. Erano anni che Antonia non piangeva, e sicuramente non perché non avesse abbastanza motivi per farlo, ma perché aveva imparato che le lacrime non le avrebbero potuto cancellare i disastri. Ancora una volta la morte l'aveva colta di sorpresa, strappandole via dalle mani quel poco che aveva di caro; tutto quello che Antonia amava, prima o poi, era destinato a lasciarla andare. Lo aveva imparato da quando quella tragedia si era abbattuta nella sua famiglia, lasciandola spezzata e martoriata; lasciando ai suoi componenti, se non altro, almeno la paura in cui rifugiarsi. E il dolore era un sentimento nobile, le aveva spiegato il parroco una sera, quando disperata aveva atteso la fine della messa per confessare tutti i suoi peccati di fronte all'Altissimo. Perché Antonia, nonostante tutto, sapeva di aver peccato. Aveva peccato quando aveva abbandonato la sua famiglia, quando era scappata silenziosamente e con la coda tra le gambe, sperando di poter cancellare tutto quello che era stato. Aveva peccato quando, non vedendo il fratello maggiore rincasare, non era immediatamente uscita ad avvertire le autorità competenti. Aveva peccato perché, per anni, aveva mandato avanti quella recita davanti agli unici doni che la vita le aveva voluto riservare, Lorenzo e Mario.
E adesso, sentiva soltanto di aver perso fin troppo tempo. Con Rimedia, se ne andava un pezzo della sua vita che probabilmente non sarebbe più stata in grado di recuperare, se non con l'aiuto di Dio. Sempre se avesse avuto il coraggio di domandarlo nuovamente.
Improvvisamente presero a bussare alla porta, con insistenza, e Antonia senza pensarci troppo camminò svelta verso di essa. Una volta tolto il pesante gancio di ferro, non ebbe tempo di asciugarsi le lacrime che le avevano bagnato il viso; nel ritrovarsi davanti la faccia stanca dell'anziano marito e padre dei suoi figli si domandò se avesse ancora un senso continuare a mentire. Raimondo incrociò lo sguardo della donna, e seppur fosse sempre stato un uomo chiuso e taciturno, sentì qualcosa muoversi dentro al suo petto; come se una leggera scintilla forse partita nuovamente da quelle braci ormai spente, ciò che restava di quello che un tempo era stato un fuoco.
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Mille miglia | Vol. II
Fiksi Sejarah*Sequel di "Ignaro che ti sto facendo a pezzi"* Nella Sardegna del 1915, scossa dalla scelta interventista dell'Italia e dalle crisi interne all'Isola, Mario sarà costretto ad affrontare ciò che la famiglia ha tenuto per anni nascosto. Giovanni, par...