Antonia aveva osservato tutto con gli occhi di una ragazzina, con un bisogno di protezione quasi autodistruttivo. Perciò aveva imparato, da quella esperienza, a distaccarsi dagli eventi.
Ricordava le giornate piovose, nonostante i mesi fossero i più caldi dell'anno. L'estate parevano averla sentita soltanto scivolare addosso ai loro corpi stanchi, ed il caldo torrido quei giorni era stato reso ancora più insopportabile dall'arrivo improvviso della pioggia.
Antonia passava le giornate a svolgere le sue faccende, ad occuparsi del fratello minore e della madre. Mallena pareva aver perso tutte le sue energie, come se si fosse improvvisamente ammalata gravemente. Non lasciava mai la sua stuoia di paglia dura, diceva che si sarebbe alzata soltanto quando il figlio maggiore sarebbe tornato a casa. Entrambe sapevano che non sarebbe mai accaduto. Quando l'uomo era stato arrestato, Antonia aveva tirato un leggero sospiro di sollievo, da sola. Poi, senza essere vista o udita da nessuno, aveva preso a singhiozzare lentamente. Non c'erano dubbi sul fatto che Carmela avesse avuto ragione fin dall'inizio, la donna in qualche modo sapeva sempre tutto. In paese si diceva che fosse una strega, e Antonia faceva attenzione a non fidarsi troppo delle voci, ma in quel preciso momento pensò fosse vero.
Eppure non era certamente di Carmela la colpa, probabilmente avrebbe fatto a pugni con sé stessa per tutta la vita alla ricerca di un capro espiatorio.I giorni si erano susseguiti con una velocità disarmante, e gli aveva attraversati come un fantasma. Era passato prima un giorno, poi due dal suo ultimo rientro, e Antonia aveva pensato che fosse fin troppo tempo. Avrebbero dovuto fare qualcosa prima, le pareva che tutti avessero sempre saputo tranne lei. Per giorni, mesi ed anni si era sentita impotente, di fronte alla sua stessa situazione. Avrebbe voluto urlare, domandare direttamente a Dio il perché di tutte quelle pene, ma era certa che non avrebbe ricevuto risposta. Era stata l'unica volta in cui aveva sentito vacillare la sua fede, mentre giocherellava con il crocifisso che portava al collo.
Avrebbero dovuto dispiegare le forze immediatamente, quando il ragazzo era scomparso. Eppure non era stato fatto, perché il capo famiglia aveva ordinato diversamente. Aveva detto di attendere, perché sapeva ciò che andava fatto. Perché così ci si doveva comportare.
Ma Antonia aveva visto la donna che l'aveva messa al mondo consumarsi, di fronte a quella decisione. Non era certa se fosse stato proprio a portare il fratello dritto verso la tomba, ma senza dubbi aveva accelerato il processo.Le pareva di poterlo vedere ancora, quel fratello maggiore che le era stato così violentemente portato via.
Mario Corraine aveva appena vent'anni, ed era bello, bello come il sole avrebbe detto Mallena. Aveva il viso tondo, la pelle liscia e chiara, una leggera barba scura a contornare i tratti morbidi. Gli occhi color miele riflettevano la luce del sole come se avessero voluto raccoglierla, contornati dalle ciglia scure e lunghe. Le sopracciglia erano folte ma ordinate, e il naso a punta gli donava sempre qualche anno in meno. Era alto, ma non troppo, abbastanza forte da reggere il lavoro nelle campagne anche durante le ore notturne. Parlava poco, Antonia non ricordava benissimo la sua voce, a posteriori avrebbe certamente dovuto prestarci più attenzione.Si pensava che Mario si fosse spento durante la notte, subito dopo l'attacco, e che avesse immediatamente perso conoscenza.
O almeno, così era stato detto dal medico alla famiglia, una volta rinvenuto il corpo martoriato. Perché Antonia avrebbe voluto non vederlo, quel fratello ridotto a brandelli, ma non era stato possibile. Invece aveva dovuto ingoiare il magone, e con gli occhi pieni di lacrime aiutare la sorella maggiore a rivestire il corpo privo di vita.
Avevano tirato fuori il completo buono, quello delle occasioni, che il ragazzo non indossava quasi mai. La bara era semplice, una cassa da morto costruita dal falegname amico di famiglia. Un dono che l'uomo aveva voluto fare, per quel ragazzo mancato senza alcuna colpa.Antonia tremava, mentre parlava a stento riusciva ad osservare il viso del figlio. Quel figlio che portava il nome del fratello, perché quasi le era parso di averlo davanti.
Aveva donato quel nome non con poca fatica, ma qualcosa le aveva suggerito che sarebbe il modo migliore per esorcizzare il dolore. Ripensandoci, non avrebbe certamente fatto la stessa scelta. Mario Melis era, in tutto e per tutto, ciò che ricordava essere il fratello tragicamente mancato. Quando aveva iniziato a diventare adulto, aveva pensato che fosse stata quasi una maledizione.
Amava i suoi figli, amava Lorenzo per averla resa madre, completa per la prima volta dopo tanti anni. A volte avrebbe voluto disprezzarlo per aver ereditato il carattere forte di Raimondo, duro e quasi privo di compassione. Amava Mario per averle restituito ciò che la vita le aveva sottratto, tanti anni prima. Le sarebbe stato impossibile odiarlo, però.
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Mille miglia | Vol. II
Historical Fiction*Sequel di "Ignaro che ti sto facendo a pezzi"* Nella Sardegna del 1915, scossa dalla scelta interventista dell'Italia e dalle crisi interne all'Isola, Mario sarà costretto ad affrontare ciò che la famiglia ha tenuto per anni nascosto. Giovanni, par...