Senza alcun preavviso arrivarono a dare il cambio due battaglioni del 139°, i soldati non stavano più nella pelle, dopo un assalto di esattamente trentaquattro giorni. I fanti arrivarono durante la notte, protetti dalle tenebre risalirono su per le montagne, seguendo il camminamento tracciato da coloro che lo avevano oltrepassato per primi. Da quanto tempo si attendeva questo momento, probabilmente già dalla prima settimana di trincea, il Tenente quasi aveva detto di non sperarci più. Ma con il cambio arrivò come al solito la triste notizia, quella della morte di un allievo ufficiale dal cognome impronunciabile, almeno per Giovanni che se ne stava rannicchiato accanto a Pietro. Quello pareva esser diventato oramai il loro posto, quello occupato soltanto dai due ragazzi che dopo ogni battaglia si erano ritrovati, per puro caso, a riposare proprio accanto a quel cumulo di fango e detriti. Pietro accanto a lui aveva sollevato il viso in direzione dei nuovi arrivati, il respiro si era fatto pesante, come se il ragazzo stesse provando a contenere la gioia. Ma Giovanni lo aveva sentito contro la sua testa dai capelli arruffati, e si era voltato proprio in tempo per cogliere quel leggero abbozzo di sorriso che aveva illuminato il volto dell'altro. In trincea si parlava del deceduto, era un professore di matematica, abbastanza conosciuto tra i soldati; si diceva che avesse un'aria più da poeta che da matematico, quasi un sognatore. Giovanni pensò che gli ricordasse Mario.
Avrebbero incontrato il restante della nuova brigata una volta scesi dal piano, aveva comunicato il Tenente ai suoi uomini, prima di scomparire nuovamente dentro alla grotta protetta da un telo scuro. Tra i soldati iniziò a propagarsi un sentimento di festa, tale che alcuni di loro non stavano più nella pelle; Giovanni osservò Falchi procedere a saltelloni dentro al camminamento stesso, mentre con una mano stringeva la sua borraccia oramai vuota. Chi poteva biasimarlo? avevano atteso così tanto una pausa da quella pazzia, che in quel momento quasi era parsa come un miraggio nel deserto. Il ragazzo aveva continuato a saltellare, per poi gettarsi addosso ad un compagno, come se insieme alle gambe avesse voluto sgranchire anche il resto del suo corpo stanco di combattere. Giovanni avrebbe potuto elencare tutti i nomi dei fanti rimasti a bocca spalancata davanti alla notizia, come anche Pietro, solitamente l'Oceano Pacifico per i suoi modi di fare silenziosi; non aveva potuto, neanche lui, contenere la felicità. Davanti a loro si prospettava una settimana di licenza, dove Giovanni già immaginava di poter prendere il primo scafo disponibile per raggiungere la sua amata terra. Come lui anche altri uomini avrebbero voluto fare la stessa cosa, ignari del fatto che quel periodo di pausa sarebbe durato in realtà soltanto due giorni. La Brigata aveva perso un terzo dei suoi allievi ufficiali, di settanta che erano soltanto diciassette erano tornati indietro, giovinezze che nessuno avrebbe più riavuto indietro, stroncate dalla furia delle armi nemiche.
Tra le mani dei soldati passarono delle bottiglie di Cognac, dalle quali si bevette tutti senza troppe cerimonie; Giovanni si portò immediatamente alle labbra la bottiglia oramai già a metà per ingoiare velocemente il liquido amaro. La bottiglia riprese poi il suo giro, fino a ritrovarsi completamente vuota ed abbandonata lungo il fango del camminamento, mentre le bocche dei fanti bruciavano ancora. Il giorno dopo, quando già il sole era ben che nascosto dietro alle montagne e gli austriaci parevano ancora addormentati, senza dare troppo negli occhi, il battaglione iniziò la sua marcia. Sagrado era un cumulo di macerie, appena intravisto nella notte in cui salirono per la prima volta, il campanile stroncato a mezzo e la sua campana riversa silenziosa sul terreno. Nelle abitazioni dei paesi e dei casolari di campagna si continuava ad ostentare, appesi alle pareti, i quadri con le famiglie imperiali di Austria e Germania. Gli austriaci parevano aver voluto far sparire ciò che di italiano era rimasto in quei piccoli paesini sfasciati, arrivando a lasciare a sostituirlo tutto ciò che era ostile al nemico. Cosa avevano fatto gli italiani per rispondere ad un tale affronto? a quella cancellazione dell'italianità così voluta e ponderata?
Ma i fanti hanno poco tempo per pensarci, perché la notizia dell'arrivo del Re si diffuse come una macchia d'olio nelle loro orecchie. Giovanni quasi non stava più nella pelle, osservò Pietro e di tanto in tanto scambiarono qualche parola di incoraggiamento, presi entrambi dalla felicità e dalla frenesia del momento. La notte passò velocemente, tra le operazioni di spostamento dell'esercito e gli ordini dei superiori, finché la mattina successiva non vennero sistemati dentro ad un enorme capannone adibito a caserma. "Mi ricorda quella di Sinnai" aveva detto Giovanni alle orecchie di Pietro, mentre lo conduceva dentro alla struttura con un braccio posato attorno alle sue spalle magre. Il ragazzo pareva talmente felice da aver completamente perso la parola, e non che fosse un gran chiacchierone prima, ma in quel momento quasi gli brillavano gli occhi per via della commozione. Le divise erano lerce, ridotte a brandelli e puzzolenti come animali, avrebbero forse potuto sciacquarsi in qualche fontana, per la prima volta dopo tante settimane. Il Re si era fermato a Sagrado, ma era voluto ripartire subito dopo un breve incoraggiamento agli ufficiali, aveva salutato con un mezzo sorriso e con un gesto della mano. "Bel modo!" aveva sentenziato uno dei superiori, il maresciallo Chianese, "mi domandi volontari una seconda volta, che voglio vedere quanti ne trova!".
Comandanti, ufficiali e tenenti partirono chissà dove, alcuni soldati raccontarono di averli visti salire sopra ai loro cavalli, e galoppare lontani dal paese. Giovanni non si fece troppe domande, prese anzi a frugare dentro le tasche della borsa, alla ricerca delle sigarette. "Hai ancora sigarette?" aveva domandato poi a Pietro, sbuffando sonoramente nel notare soltanto della vecchia carta di giornale stropicciata, ma niente tabacco. Pietro si era già accomodato nella sua brandina con ancora la divisa addosso, aveva sporcato tutte le lenzuola pulite di terra e fango, ma pareva non averci fatto troppo caso. Il ragazzo balzò in piedi immediatamente, con un colpo di schiena impressionante tirò fuori dal taschino della giubba del tabacco, avvolto dentro un foglio. "Dovrò trovarne dell'altro" aveva mormorato, constatando che quel che gli rimaneva non sarebbe bastato per più di una giornata, ma lo passò comunque al compagno senza fare troppe cerimonie. "Non l'avevi preso qualche giorno fa? dai rifornimenti" aveva domandato Giovanni, e quasi gli era mancato quel conversare tranquillo con l'altro, anche solo il sentirne la voce senza dover essere interrotti dalle esplosioni. Pietro aveva scosso il capo con aria sconfitta, "l'ho preso" aveva detto, e Giovanni aveva potuto vedere i pensieri attraversare gli occhi scuri dell'altro, "l'ho preso, ma qualcuno deve averlo fottuto dalla borsa" aveva mormorato pensandoci su. Giovanni aveva ridacchiato, "puoi biasimarli?" aveva domandato poi, portandosi il rotolo di carta alla bocca, "è l'unica briciola di umanità che ci rimane, quella di fumare" aveva aggiunto. Pietro parve abbastanza soddisfatto dalla spiegazione, ma ancora non riusciva a darsi pace di fronte a quel piccolo furto.
"Dovrò barattarlo con qualcosa, almeno per domani" pensò a voce alta Giovanni, e provò a frugare dentro la borsa, alla ricerca di un qualsiasi oggetto. Ci trovò delle banconote accartocciate, qualche lira che non l'avrebbe portato certamente lontano con quella compravendita. Si voltò immediatamente quando le voci dentro la caserma si fecero sempre più basse, quasi a scomparire del tutto come se i soldati avessero smesso di parlare improvvisamente. Gli uomini infatti parevano essere stati attirati da qualcosa, o meglio da qualcuno che aveva fatto il suo ingresso dentro alla struttura, una donna. Giovanni sollevò immediatamente il viso nella sua direzione, da quanto tempo non ne vedeva una? alta, esile, stretta nel suo abito azzurro di crocerossina, talmente elegante da non sembrare reale. I soldati parevano sbalorditi, che una tale bellezza fosse arrivata proprio da loro a visitare e medicare i feriti. La ragazza si fece sempre più vicina, i capelli scuri erano stretti dentro ad una treccia coperta poi dalla cuffietta bianca, le gambe erano coperte dalla gonna azzurra e dal grembiule bianco. Si avvicinava ai letti dei soldati, a domandare se avessero necessità di qualcosa, mentre anche altre donne vestite allo stesso modo fecero capolino dalla porta di ingresso. Ma Giovanni non riusciva a distogliere lo sguardo dal viso della prima, puntellato da leggere lentiggini che parevano quasi essere state dipinte da un artista, tanto erano perfettamente allineate. Il naso piccolo e all'insù poi completava il quadro, così come il leggero rossore sulle gote della giovane che pareva trovarsi leggermente imbarazzata da tutte quelle attenzioni. Distolse immediatamente lo sguardo quando gli occhi verdi incrociarono i suoi, per tornare a voltarsi verso Pietro.
"Franzesca?" (Francesca?) sentì i compagni vicini mormorare, ed immediatamente si accorse che parlavano proprio della ragazza. "Franzesca est" (è Francesca) concluse un altro, come a voler mettere il punto sulla questione, "ca nono" (ti dico di no) rispose allora il maggiore, un omone grande e grosso dalla barba folta e bianca. "Oh! per Deus" sibilò Pietro, distraendolo nuovamente dai discorsi dei vicini di letto, e lo vide tornare a stendere il suo corpo stanco sulle lenzuola sporche. Giovanni si voltò nuovamente, per cogliere la ragazza che adesso si era fatta ancora più vicina, si domandò come avesse potuto scorgere la bellezza di quel viso da quella distanza. Adesso pareva volerlo abbagliare completamente, che camminando da un letto all'altro non si era accorta della luce che emanava; "Et bazi a lu pètere a su tenente!" (e andate a domandarlo al tenente!") tuonò nuovamente l'uomo dalla barba bianca, ponendo finalmente fine a tutte quelle domande. Giovanni si portò la sigaretta alla bocca, per poi accenderla con un fiammifero e sospirare stanco, il sapore aspro del tabacco e della carta da giornale inondò immediatamente la sua gola facendolo tossicchiare leggermente. Si voltò un'altra volta verso Pietro, che pareva voler prendere sonno, ed improvvisamente si accorse della stanchezza nella quale riversava il suo corpo. Le donne continuarono il loro giro, Giovanni dovette stendersi per recuperare le forze necessarie, seguendo la ragazza dai capelli scuri con lo sguardo, sperando che andasse soltanto nella sua direzione.
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Mille miglia | Vol. II
Historical Fiction*Sequel di "Ignaro che ti sto facendo a pezzi"* Nella Sardegna del 1915, scossa dalla scelta interventista dell'Italia e dalle crisi interne all'Isola, Mario sarà costretto ad affrontare ciò che la famiglia ha tenuto per anni nascosto. Giovanni, par...