⚠️immagini forti⚠️
Gli uomini erano pronti ed in trepidante attesa. Quattro soldati ed un sergente maggiore bolognese del 20° fanteria, si erano aggiunti poi altri cinque uomini del 19°, dieci del 151° e dieci del 152°; guai a chi avesse provato a sbarrare il loro passo, avevano detto. Giovanni aveva preso in rassegna tutti loro, alcuni gli aveva conosciuti durante le ore vuote passate all'interno della trincea, ognuno di loro pareva avere una caratteristica importante che lo distingueva dagli altri. Si domandò se anche loro vedessero sé stessi in quel modo, per l'unicità che rappresentavano. C'era Antonio Maria, un uomo adulto e con un passato da soldato già ben consolidato, aveva deciso di arruolarsi perché aveva perduto entrambi i genitori per via di un brutto male incurabile. Da quando la sorella minore era voluta convolare a nozze, aveva sempre abitato nella casa dove era cresciuto, solo con le sue quattro capre ed i fantasmi delle vite passate che forse lo avrebbero tormentato per sempre. Anche Salvatore si era unito all'allegra compagnia, un ragazzetto di appena diciotto anni, magro come la quaresima. I lineamenti duri del volto e l'espressione perennemente accigliata lo rendevano forse, al primo approccio, una persona abbastanza diffidente e solitaria. C'era poi Giuseppe Pilurzi, Giovanni ricordava il suo cognome per via della sua grossa massa che lo aveva colpito fin dal primo giorno. Voci di corridoio raccontavano che per via della sua corporatura fosse stato particolarmente difficile trovare una divisa e degli scarponi adatti, gli aveva dovuti sottrarre infatti ad un macchinista che si era occupato dei mezzi. Tra gli ultimi si era aggiunto Sebastiano, un ragazzo che si era arruolato per disperazione, aveva perso l'unica sorella che aveva in seguito ad un incidente mortale. La donna era infatti stata colpita dallo zoccolo di un cavallo particolarmente violento, che l'aveva lasciata per mesi legata ad un letto d'ospedale. La conta sarebbe potuta andare avanti per ore.
Partirono nel pomeriggio, con la ferma intenzione di agire durante la notte, sgusciati fuori da un varco all'interno del loro stesso settore. In quel punto un Capitano aveva preso a fare i complimenti a tutti i fanti, elogiando il loro coraggio davanti ad altri compagni che osservavano senza proferire parola. Appena fuori dal camminamento avevano imboccato la sinistra, bassi, marciavano in fila indiana procedendo in senso diagonale verso la linea nemica. Con il fucile stretto tra le mani, Giovanni si voltava di tanto in tanto per osservare Pietro che camminava appena dietro di lui. I primi problemi si fecero sentire, quando ci si rese conto di non poter individuare con certezza il punto preciso della postazione dell'arma. Avevano allora proceduto a procedere a casaccio, tornando indietro soltanto per ripartire in avanti dopo pochi minuti, attendendo che la mitragliatrice obbiettivo si fece sentire. Una volta ripresi ad orientarsi, grazie all'intuito del Sergente, riuscirono ad arrivare dinanzi ad un viottolo stretto incassato tra due muriccioli. "Dio, misericordia!" aveva improvvisamente sibilato il Tenente, una volta saltato dentro allo stretto camminamento, ed aveva atteso che anche il resto della compagnia lo raggiungesse. Alla vista dello scempio, Giovanni pensò di stare rasentando la pazzia, perché l'orrore che si trovarono davanti pareva non permettergli di trovare parole utili a descriverlo.
Parevano quasi trenta metri di terra, dove i cadaveri degli austriaci stavano ammassati, gettati dentro a quel fazzoletto scuro con noncuranza e senza il minimo rispetto per la loro vita passata da soldati. Giovanni si ritrovò a dover per forza osservare l'orrenda immagine che si andava prospettando davanti ai loro occhi, poiché il terreno ne era completamente ricoperto sarebbe stato impossibile evitarla. Come se non fosse già abbastanza orripilante la visione dei morti, a questa si aggiungevano i topi che vagavano dentro alla fetta di terreno, scoprendo i morti, ed i corvi che gracchiavano sopra alle loro teste. Giovanni non aveva mai visto un corvo, prima d'allora, non di quel nero così scuro e penetrante almeno. Sentiva il respiro di Pietro, ancora dietro di lui, farsi sempre più pesante, come se il ragazzo si fosse improvvisamente fatto prendere dal terrore. Quel viottolo doveva essere stato destinato a fossa comune, dove gli austriaci avevano ben pensato di riversare tutti i morti del loro esercito nelle posizioni più inverosimili. Il tanfo divenne improvvisamente impossibile da sopportare, ed i ratti che scorrazzavano tra i piedi parevano voler assumere dimensioni sempre più grandi, gli uomini furono costretti a tapparsi il naso e la bocca con le mani. Giovanni pensò che anche le mani puzzavano, forse dello stesso odore che aleggiava nell'aria, forse erano loro stessi a puzzare in quel modo e non i cadaveri. Pareva che quel fetore si fosse improvvisamente infiltrato tra i le loro membra e tra le fibre della divisa già puzzolente, ma improvvisamente si iniziò a correre per lasciarsi indietro quell'orrore. Che orrore, che orrore, riusciva soltanto a pensare, mentre le mani avevano già preso a tremare si accorse di aver oltrepassato quel camminamento soltanto quando la mitragliatrice nemica riprese a cantare.
Adesso gli uomini si erano accasciati finalmente sul terreno libero dalla morte, Pietro respirava a fatica tenendosi ancora il naso tappato con una mano, mentre il fucile lo stringeva con l'altra libera. "Boia d'un mond!" gracchiò immediatamente il bolognese, "boia d'un mond leder!" continuò, e Giovanni non aveva idea di che cosa volessero significare quelle parole, ma si ritrovò ad annuire in maniera accondiscendente comunque. Bisognava immediatamente tornare indietro, ma di riattraversare quel tratto di terra non se ne parlava proprio, l'orrore era bastato a tutti. Non si poteva passare da alcuna parte, gli austriaci parevano già riprendere a sparare e così anche gli italiani, che forse non si erano accorti della presenza dei connazionali dentro a quella striscia di terra. Giovanni pensò che fossero troppo vicini alla morte, e che prima di partire per quella spedizione non avesse scritto nemmeno una lettera da far recapitare alla famiglia, nemmeno a Mario. Sarebbero morti dimenticati, in mezzo ai cadaveri dei nemici che nessuno avrebbe recuperato mai, mangiati dai morti e dai corvi. Nel buio della notte, il fuoco dell'artiglieria e delle bombe illuminava a tratti il terreno sotto ai loro piedi, già martoriato dalle numerose esplosioni. Allora dovettero soltanto attendere, immobili, con il fucile stretto tra le mani ghiacciate; le ore passavano con una lentezza inaudita, tanto che il bolognese aveva preso a contare ogni trenta minuti, mentre guardava l'orologio con impazienza. Le tre e mezza, le quattro, le quattro e tre quarti, le cinque; anche la luna pareva aver la sfacciataggine di mostrarsi sorridente.
Ma l'alba pareva essere il momento giusto, avrebbe sorpreso gli uomini ancora insonnoliti e stanchi, avevano detto. Il fetore era divenuto insopportabile, ma i morti erano troppi da entrambi gli schieramenti, e mancavano le braccia per recuperare tutti e seppellirne i corpi; a tratti i morti parevano voler superare di gran numero i vivi. Giovanni si coprì il capo dai capelli sporchi e puzzolenti con l'elmetto d'acciaio oramai scheggiato e anch'esso lercio, per poi tornare ad osservare Pietro che sedeva accanto a lui come sempre. "Attaccheremo alle tredici precise" fu l'ordine, e non poterono allora fare altro che attendere, con le mani ed i piedi tremanti per via della stanchezza e della paura. Soltanto un pensiero avrebbe potuto calmare gli animi, quello che suggeriva che le pene che andavano patendo loro erano le stesse che avrebbero patito gli austriaci. Anche loro dormivano, mangiavano e vivevano in mezzo ai morti, anche loro combattevano contro i topi ed i corvi, anche loro probabilmente non sarebbero tornati dalle loro madri. "Sa bomba! mi sa bomba!" (la bomba! ecco la bomba!) gridò improvvisamente uno degli uomini, ma nessuno ebbe la prontezza e la lucidità di voltarsi in tempo per comprendere a chi appartenesse la voce. Le zolle si sollevarono immediatamente, così come i corpi strappati alla vita già riversi su di esse, mentre i fanti osservavano per scoprire l'ordigno furono investiti da una nube di polvere.
Giovanni tirò Pietro su di sé, come a volerlo spostare da quella improvvisa folata di morte e aria bollente. Questo si gettò immediatamente contro al suo petto, e le grida degli uomini investirono i suoi timpani facendogli fischiare in maniera insopportabile. Il fuoco era nuovamente stato aperto con violenza, quasi con tradimento da parte di quei fanti che non si curavano dei loro stessi morti. Tornando indietro, rassettando tutto il terreno e recuperando i morti, si sarebbero visti risorgere i battaglioni e gli eserciti interi; quanta vita era stata spenta dentro a quel calvario, annullandone l'entusiasmo e la giovinezza. Pietro si era portato immediatamente le mani sporche sugli occhi carichi di polvere e terra, gridando aiuto e dimenandosi. Giovanni lo tirò nuovamente addosso a sé, passandogli immediatamente il fucile abbandonato sul terreno sotto ai loro piedi, "è solo polvere!" gli gridò poi direttamente nelle orecchie. Parve poi di essere finiti dentro un immenso sepolcro, tale era il silenzio di tomba che piombò sulle vallate sconvolte dalle esplosioni. Il Maggiore si levò immediatamente, recuperando la baionetta per poi inserirla dentro al fucile, e carico di terra com'era, incitò ancora una volta gli uomini. "Savoia!" gridò improvvisamente, con la rabbia che scappava via dai suoi denti e dalla sua lingua come veleno per topi, "Sardegna!" gridò ancora qualcun altro. I fanti si levarono nuovamente, scossi quel tanto che bastava per rendergli indispettiti verso al nemico; Giovanni aiutò Pietro a pulirsi gli occhi, passando una mano velocemente sul viso dell'altro, incontrando poi le iridi arrossate e piene di lacrime.
Strinse i pugni, per poi recuperare nuovamente la baionetta stretta sulla cintura, e con un gesto veloce e convinto strinse il coltello fra i denti sporchi di terra. La saliva che sgorgava dalle labbra e le lacrime che bagnavano gli occhi stanchi e secchi per via delle polveri; si sarebbero battuti, quella sera, per la madre Patria per la quale si soffriva e si moriva da mesi, ma soprattutto per la figlia.
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Mille miglia | Vol. II
Narrativa Storica*Sequel di "Ignaro che ti sto facendo a pezzi"* Nella Sardegna del 1915, scossa dalla scelta interventista dell'Italia e dalle crisi interne all'Isola, Mario sarà costretto ad affrontare ciò che la famiglia ha tenuto per anni nascosto. Giovanni, par...