Lo sguardo...

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" Sono Lucrezia ho 23 anni e sono laureata in lettere moderne, da sempre ho avuto una passione per la lettura, per le storie d'amore e la poesia. La mia mente vagava in ogni spazio e in ogni tempo con i protagonisti delle storie che leggevo e questo però mi permetteva di essere chiunque volessi. Dopo la laurea ero chiusa in camera mia e davanti al computer cercavo disperatamente un qualsiasi lavoro per pagarmi quello che avrei voluto fare, la scrittrice, il mio sogno sin da sempre, il mio pc era sempre pieno di storie scritte da me ma mai avevo avuto il coraggio di portare i miei manoscritti a qualche casa editrice, avevo sempre paura di avere un rifiuto. Gli unici a leggere le mie storie e quindi a conoscerle nei minimi dettagli erano i miei due migliori amici: Ciro e Barbara. Li avevo conosciuti entrambi alle scuole elementari e avevamo sempre fatto tutto insieme, tranne l'università. Barbara aveva intrapreso una strada creativa, con le sue mani era capace davvero di creare qualsiasi cosa, presepi, pupazzetti di stoffa e molto altro e quindi lei seguì quella strada, mentre Ciro beh lui era l'opposto mio amava il mondo scientifico, specialmente la matematica e quindi neanche a dirlo andò all'università di matematica e divenne un grande genio. Poichè per via dell'università non ci vedevamo molto spesso avevamo deciso di fissare un appuntamento e ogni settimana ci vedevamo e stavamo insieme. Ci raccontavamo le novità della settimana e poi loro prendevano i miei manoscritti e se li portavano a casa e se li leggevano e quando facevamo qualche chiamata me li commentavano.
A cercare lavoro mi mettevo con il mio pc, sul daybed, una sorta di divanetto che avevo vicino alla mia finestra così ogni tanto vedevo fuori, specialmente quando pioveva; mi piaceva vedere la pioggia che cadeva sull'asfalto.  Era il mio posto preferito, anche quando dovevo scrivere, bastava guardare fuori dalla finestra e mi immaginavo le dinamiche e tutto quello che dovevo scrivere. Proprio guardando fuori che lo vidi. Di fronte a me c'era infatti un bar, il proprietario era stato molto gentile nel periodo in cui io e la mia famiglia ci trasferimmo nel quartiere, ci diede il caffè e anche cornetti caldi per tutti noi e per gli operai quindi ogni volta che lo vedevo lo salutavo. Il bar lo gestiva lui con il figlio, poi dopo un anno circa il figlio non venne più e arrivarono però dei ragazzi che aiutavano il proprietario a portare i caffè tra le strade del quartiere. Ogni ragazzo però durava poco, alcuni pochi giorni altri settimane e altri ancora pochi mesi, ma quel ragazzo, era da un anno circa che lavorava in quel bar. Ed io ogni mattina quando aprivo la mia finestra lo guardavo e tiravo un sospiro di sollievo, era una gioia per gli occhi e non volevo che non lo vedessi più. Qualche volta i nostri occhi si incrociavano ma nulla più di quello. Allora a cercare lavoro e a scrivere andavo molto più volentieri, perchè i miei occhi ogni tanto si poggiavano su di lui e su come camminava davanti e indietro per quella strada, quando c'era il Sole e quando pioveva. Con quel suo grembiule nero e il giubbino percorreva quella strada con un vassoio in mano. Non so forse perchè mi piaceva, o forse perchè in quel momento ero ispirata cominciai a scrivere dopo che erano mesi che non riuscivo a scrivere più niente. Dopo un pò di settimane che mi mettevo sul divanetto a scrivere e dopo un pò di tempo che ci guardavamo negli occhi ecco che la prima mossa la fece lui. Quel giorno ero in cucina e stavo per stendere i panni, stando a piano terra le corde dei panni erano molto alte e quindi per stendere i panni dovevamo salire sopra il davanzale della finestra e con noi ci doveva stare qualcuno per non farci cadere. Quel giorno però ero sola in casa e poiché dovevo stendere i panni, affrontai la mia paura dell'altezza e salii sul davanzale presi le mollette e cominciai a stendere i panni. Mentre stendevo i panni ecco che sentii una voce, non l'avevo mai sentita ma qualcosa mi disse che questa persona mi conoscesse in qualche modo
<<hei non ti buttare giù sei ancora giovane e bella>> disse questa voce, io rivolsi il mio sguardo dai panni verso giù, verso la strada e lì il mio stomaco si ingarbugliò, non solo per l'altezza. Era quel ragazzo che dalla finestra ogni giorno guardavo. Io sorrisi e poi dissi:<< ahahah tranquillo non avevo nessuna intenzione>>
<< ah che peccato ero pronto a salvarti nel caso>> disse fece un mezzo sorriso, cosa che da lontano non gli avevo mai visto fare, e se ne andò con quel vassoio verso il bar. In quel momento le mie gambe tremavano, e il mio cuore batteva forte, mi aveva rivolto la parola, non ci potevo credere. Mi fermai un attimo nello stendere i panni poi continuai e corsi finalmente nel mio posto preferito a scrivere quello che era successo. Certo i miei film mentali erano andati oltre quel semplice gesto però volli che quella cosa ci fosse nella storia. Da quel giorno, quando aprivo la finestra, lui sentendo il rumore ovunque era si girava verso la mia finestra e mi sorrideva, come se quel sorriso valesse come il suo "buon giorno" e questo mi faceva vivere la giornata di buon umore. Stessa cosa succedeva quando chiudevo la finestra, mi guardava prima che chiudessi la finestra e mi sorrideva come se mi volesse dire "buona notte". Rimanevano comunque miei semplici film mentali quindi non dissi nulla ai miei due migliori amici ne feci vedere la mia nuova storia, continuavo a dirgli che avevo il blocco dello scrittore e che non avevo nuove storie da fargli leggere. Ogni tanto mi capitava di volgere lo sguardo alla finestra durante i nostri incontri e loro mi chiedevano per quale motivo io guardassi in quel punto ma io facevo finta di niente e cercavo di cambiare discorso perchè almeno fino a quel momento non volevo che nessuno sapesse nulla, era una mia fantasia e tale doveva rimanere..."

Dalla Mia FinestraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora