Il seme del Male...

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(Francesco's pov's)

"Il dubbio messo in testa da Lucrezia era limpido nei miei pensieri ma combatteva con la parte di me stesso che voleva credere che i miei non centrassero nulla. Quando mi ripresi da tutto chiamammo la polizia, che però ci cacciò praticamente una volta prese le nostre dichiarazioni, allora presi la mia roba, quella del lavoro e anche qualche vestito e infine il computer e Lucrezia mi ospitò a casa sua nella camera degli ospiti. I suoi genitori furono tanto gentili come sempre che mi accolsero come un terzo figlio. Quando arrivammo a casa di Lucrezia, raccontammo quello che era successo a Clelia e Alberto e poi crollammo entrambi nella propria camera. Poichè dopo gli instore mi ero ripreso il posto al bar, mi svegliai dopo poco, mi vestii e lavai senza fare tanto rumore e andai a lavorare. Enzo che mi vide con la faccia piena di occhiaie mi chiese cosa fosse successo e gli raccontai tutto dal matrimonio fino alla mia casa distrutta. Dopo il racconto mi abbracciò e mi disse che se voleva casa sua era disponibile, ma io gli dissi che volevo stare accanto a Lucrezia e quindi avrei preferito stare a casa sua, lui comprese ma mi continuò a dire che lui c'era per qualsiasi cosa, in quegli anni davvero oltre che il mio capo era diventato qualcosa di più e questo suo interesse mi fece capire che nonostante mi strillasse molto spesso mi voleva bene e lo dimostrò a fine giornata quando prese l'incasso una parte la diede a me e questo mi fece capire quanto mi volesse bene lo abbracciai forte e lo ringraziai. Da quel giorno, ogni sera mi dava qualcosina dall'incasso della giornata, perchè lui era uno dei pochi che sapeva che quei soldi che mi avevano rubato erano per la proposta di matrimonio a Lucrezia e quindi mi voleva dare una mano per farli di nuovo al più presto. Quindi cominciai di nuovo a conservare i soldi che prendevo dalle mance ma anche quelli che mi dava Enzo per fare quella bellissima sorpresa. La polizia comunque ci confermò che le persone che avevano derubato casa mia conoscevano bene la mia abitudine di lasciare la chiave di riserva sotto un vaso e che quindi i ladri erano entrati prendendo la seconda chiave e comodamente avevano preso tutto quello che c'era da prendere in quel buco che io chiamavo casa. Dopo un pò di giorni trovarono i colpevoli e non erano per fortuna i miei genitori, anche se questo non mi fece togliere il dubbio che erano stati loro perchè dal giorno del matrimonio e quindi della rapina nè mia mamma, nè mio padre e nè le mie sorelle mi rispondevano al telefono, risultavano che quei numeri erano inesistenti. Decisi quindi di voler affrontare i miei genitori a casa loro però non volli andare da solo quindi chiesi a Lucrezia di accompagnarmi, da quando avevamo fatto pace anche io avevo le chiavi della loro casa ma comunque dovevo avvisarli prima che li andassi a trovare, ma quella volta non mi rispondevano al telefono quindi decisi di andarci direttamente senza avvisarli. Più ci avvicinavamo alla casa più il mio cuore batteva forte e Lucrezia che se n'era accorta di questa cosa mi stringeva la mano come per darmi conforto. Arrivammo al piano della casa e aprii la porta quello che vidi dopo mi rimase sconvolto per parecchi mesi. Era tutto sottosopra, cassetti svuotati, credenze vuote, letti mai rifatti e poi sul tavolo della cucina una lettera dove c'era scritto *per Francesco*. Sapevano che li avrei cercati e quindi mi avevano lasciato quella lettera proprio in quel posto dove facevamo colazione la mattina, dove mio padre mi prendeva in braccio e mi faceva da cavalluccio, già questo mi fece scendere delle lacrime

<<amore vuoi che la legga io per te?>> disse Lucrezia guardando la mia situazione

<<se lo facessi te ne sarei molto grato>> dissi io porgendole la lettera. Lucrezia allora prese dalle mie mani la lettera, strappò la busta e cominciò a leggere

<<Figlio mio, se stai a casa nostra allora avrai già trovato la tua casa distrutta e tutto sottosopra, perdonaci figlio mio... si siamo stati noi a mandarli da te... ci avevi detto che stavi conservando dei soldi e noi avevamo bisogno di quei soldi per scappare, tu ti chiederai scappare da chi? eh da degli uomini di malaffare, papà è vero aveva trovato lavoro ma era un lavoro gestito dalla malavita, e avendo visto una cosa che non doveva vedere adesso siamo costretti a scappare, ci siamo ravvicinati solo perchè abbiamo visto che successo Lucrezia stava avendo e soprattutto quando hai scritto il libro ne abbiamo approfittato che tu guadagnassi di più e abbiamo aspettato il momento giusto, fin quando li abbiamo potuti pagare con lo stipendio di papà lo abbiamo fatto ma adesso ce ne dobbiamo scappare quindi scusaci... scusaci per tutto ma non ti abbiamo mai perdonato per quello che hai fatto, siamo stati solo a gioco perchè avevamo bisogno dei tuoi soldi, papà inizialmente non era d'accordo per questo all'inizio non lo hai visto ma poi quando si è visto costretto ha partecipato anche lui a questa recita...se ti stai chiedendo se in qualche modo sei in pericolo ti diciamo che no non sei in pericolo non abbiamo mai parlato di te, da quel giorno non eri più figlio nostro e quindi perchè parlare di te? Buona vita Francesco e scusaci ancora>> lesse Lucrezia le sue lacrime scendevano sulle sue bellissime guance e anche le mie, mi ero illuso che i miei genitori potessero tenere a me anche un minimo, che mi avessero perdonato per quello che avevo fatto come io avevo perdonato loro per quello che non avevano fatto per me: i genitori. Invece era tutta una messa in scena per prendersi i miei soldi che se me li avessero chiesti io glieli avrei dati senza che mi facessero soffrire in quella maniera. Crollai affranto su una delle sedie non potevo capacitare di avere dei genitori così che non mi volessero nemmeno un pò di bene. Lucrezia si abbassò al mio livello e mi abbracciò anche lei non aveva parole per descrivere quello che avevano fatto. Dopo come uno zombie andai in giro per casa e andai verso la mia camera che era diventata un ripostiglio con tutta la mia roba. Tutta la mia infanzia era in uno scatolone, la presi e poi lasciando le chiavi sulla tavola e prendendo la mia fidanzata scesi da quella casa. Andai nella mia piccola casa che io e Lucrezia giorno dopo giorno avevamo sistemato posai lo scatolone sul tavolo, mi misi sul divano rannicchiato in posizione fetale e lì rimasi per un pò di settimane. Non avevo la forza di fare niente, Enzo non mi licenziò e continuò a portarmi la busta paga nonostante tutto anche se non sempre riusciva a farlo perchè doveva pagare anche il mio sostituto e quindi quello che poteva mi dava, Lucrezia mi veniva a trovare tutti i giorni stava con me per un pò di tempo e poi tornava a casa ma io ero sempre lì fermo a pensare al motivo per cui non ero amato dai miei genitori. Un giorno però vennero Lucrezia, Barbara, Ciro, Ilenia e Fabio a casa e non so come fecero mi alzarono da quel letto, i maschi mi buttarono sotto la doccia e mi fecero lavare, le donne prepararono la cena e mangiai qualcosa di solido dopo tanti giorni, cercarono di farmi stare meglio e ci riuscirono e da quel giorno tornai più forte di prima. Quella situazione mi fece scrivere molto, tanto che consegnai il secondo libro di poesie alla casa editrice, che inizialmente non voleva accettare la proposta ma poi capì la situazione anche aiutata da Lucrezia che spiegò tutta la situazione e così dopo più o meno un anno dall'uscita del primo libro ecco che arrivò la pubblicazione del secondo. Si chiamava *il seme del male* ed ebbe molto successo, molte persone si sentivano rappresentate da questo mio dolore e questo mi fece capire che non ero l'unico e che dovevo andare avanti partendo da quello che mi aveva sempre portato luce in quei quattro anni: Lucrezia e quindi decisi che era arrivato il momento le avrei chiesto di sposarla e questa sarebbe stata la decisione che mi avrebbe cambiato per sempre la vita..."

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