Stefano Turati

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Jasmine aveva bevuto parecchio quella sera, andare a casa di lui era la cosa più sciocca e sbagliata che potesse fare, ma era ciò che desiderava e l'alcool le dava la giusta inibizione per compiere quel passo. Magari l'indomani se ne sarebbe pentita, o forse no, ma in quel momento non era importante il futuro, seppure prossimo, la cosa importante era il presente, ciò che sentiva e stava vivendo.

Si guardò nella telecamera del suo cellulare e vide che i suoi capelli biondi erano a posto. I boccoli che aveva fatto prima di uscire si erano smontati solo leggermente, ma tutto sommato era ancora carina. Quel rossetto rosso sulle labbra le dava un'aria leggermente più matura e si intonava benissimo alle guance arrossate dall'alcool e dal freddo.

Bussò alla porta di colui che abitava la sua mente da fin troppo tempo, rimettendo il telefonino nella borsetta, e poco dopo il ragazzo le apparve davanti. Per poco non le prese un colpo, ogni volta che lo vedeva era più bello, ma soprattutto più affascinante. Aveva qualcosa che la attraeva, qualcosa che non riusciva a farle smettere di desiderarlo. E pensare che facevano di tutto per non vedersi, parlarsi, incontrarsi... e questo solo perché le loro famiglie si odiavano da prima che loro nascessero, a causa di stupide e vecchie liti, ma cosa potevano fare? Fingevano di non spogliarsi con gli occhi ogni volta che per caso si trovavano l'uno nella strada dell'altro e nascondevano tutto tra battute sarcastiche e taglienti.

"Tu? Che ci fai qua?" glielo chiese meravigliato, sistemandosi i capelli in un codino. Lei amava i suoi capelli lunghetti, riteneva che gli dessero un'aria ancora più sexy. Per non parlare di quando era in campo e si rovesciava l'acqua sulla testa... ogni volta lei pensava di morire.

"Posso entrare?" mentre glielo chiedeva, in realtà, stava già facendo il suo ingresso in casa del portiere. Era chiaro che anche lui la volessi lì, visto che la fece entrare senza opporsi. "Grazie Stefano."

Lei si guardò un po' intorno, come se fosse la prima volta che entrava in casa di lui, ma non era così. Era già stata lì, una volta, mesi prima... lui le aveva dato un passaggio per strada durante una notte di pioggia e l'aveva portata da sé. Non ricordava nemmeno perché, ma avevano iniziato a litigare. Finché lui l'aveva zittita baciandola ed erano finiti a letto insieme. Dopo non ne avevano più parlato, avevano cercato di seppellire in un meandro lontano ciò che era successo, ma a nessuno dei due era riuscito... le immagini di quella notte erano vivide nei pensieri di entrambi.

"Jasmine..." la faceva sciogliere il modo in cui lui pronunciava il suo nome, mai nessuno era riuscito a renderlo sexy e dolce allo stesso modo. "Sei ubriaca, non dovresti essere qui." le cose che diceva non erano in linea con ciò che faceva. La sua bocca le diceva di andare, ma la sua mano le teneva il polso delicatamente e le accarezzava la pelle.

"Avevo bisogno di prendere coraggio per venire da te..." Jasmine rispose in modo diretto, senza provare alcuna vergogna, mentre con la mano libera accarezzava il petto del ragazzo davanti a lei. Amava il suo corpo, sembrava quasi un Dio greco. Alto e muscoloso. Lo sguardo magnetico e un sorriso sghembo che era capace di farti impazzire. "Ti ho pensato così tanto queste notti... sai il giorno provo a tenerti lontano dalla mia testa, ma la notte è più difficile. Penso sempre a quanto vorrei che fossi con me, a soddisfare le mie voglie. L'altra volta sei stato piuttosto bravo nel farlo."

Il ragazzo davanti a lei deglutì, facendo muovere il pomo d'Adamo, e Jasmine d'istinto ci passò delicatamente il polpastrello. "Lo sai che non possiamo... ogni volta che ci vediamo, che facciamo così rischiamo di rovinare tutto con le nostre rispettive famiglie, Jas."

Da sobria non l'avrebbe mai ammesso, ma pensava che tutte queste cose fossero delle cazzate assurde. Non capiva il perché di quella faida, ma ancora meno capiva perché in un mondo moderno le sembrava di dover interpretare Romeo e Giulietta. Non era libera di frequentare chi voleva solo per colpa delle loro famiglie che non avevano avuto la capacità di aggiustare le cose come delle persone normali? Al diavolo. In quel momento non gliene fregava davvero nulla.

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