Hector
Non riesco a levarle gli occhi di dosso, non riesco a concentrarmi nell'allenamento mentre lei riprende ogni momento con la sua videocamera per poi creare i contenuti per i profili ufficiali della squadra.
È maledettamente sexy, lo penso dal primo minuto che l'ho vista qua al centro sportivo... ma da quando, ormai quasi un mese fa, abbiamo fatto sesso per la prima volta, è diventato ancora più difficile fingere che non sia a pochi metri da me e che nella mia testa non ci sia l'idea di fissa di prenderla per mano, portarla in un posto appartato e sentirla urlare il mio nome.Ogni qualvolta incrocio il suo sguardo, ripercorro mentalmente tutte le volte che finiamo a fare sesso. In casa sua. In casa mia. Nella sua auto. Al centro sportivo. Non c'è un solo posto dove mi dica di no, ormai cede alle mie provocazioni come se non aspettasse altro. Sì, sento ancora oggi la sua paura, il timore che tutti scoprano tutto e che possano pensare male di lei e giudicarci, ma è comunque molto più sciolta con me, e questo mi fa piacere da morire. Si sta piano piano fidando.
Si inumidisce le labbra quando i nostri occhi si impigliano e io devo respirare profondamente per non cedere davvero alla tentazione. Dannazione, sto lavorando, non posso comportarmi in questo modo, ma il fatto è che non so cosa mi prenda. Ho avuto altre donne prima di lei, ma mai nessuna mi aveva fatto sentire così. Forse la mia è una sorta di malattia? Sono dipendente da lei?
"Cosa diavolo sta succedendo?" Pedri appare accanto a me e, dandomi una gomitata su un fianco, attira l'attenzione su di sé. Ha un'espressione divertita e maliziosa allo stesso tempo, ci metto davvero pochi secondi per rendermi conto che ha capito tutto. Sa di me e Mireia.
"Di cosa stai parlando?" cerco comunque di mantenere su una facciata stranita e confusa, non mostrandogli che mi sento come un bambino beccato con le mani nella marmellata.
"Mi prendi per il culo?! Tu e Mireia state scopando con lo sguardo." senza mezzi termini arriva al dunque e io mi batto la mano sulla faccia con fare esasperato. "Non dirmi che è successo qualcosa che non so e che tu, ingrato che non sei altro, hai deciso di non raccontarmi nulla! Che razza di amico."
"Certo che sei davvero un principe, questo linguaggio mi lusinga, e poi non so di cosa parli." lo ripeto, cercando di essere ancora più convincente, anche se so che non servirà a granché. Pedri mi conosce fin troppo bene, sa quando dico cazzate, inoltre so di essere davvero palese e non saper nascondere i miei pensieri quando la guardo. Un attento osservatore capirebbe subito. E, purtroppo per me, il mio amico ama scrutare tutto.
"Senti, fingerò di non sentirmi preso in giro dal fatto che pensi che io sia stupido e che non mi renda conto di alcune cose..." sospira teatralmente e poi rinizia a sorridere maliziosamente "Dai, dimmi tutto. So che è successo qualcosa. Nemmeno lei ti toglie gli occhi di dosso, è davvero fastidioso starvi a guardare, mi sento quasi il terzo incomodo."
"Ma cosa stai dicendo? È pieno di gente, non mi pare ci siamo solo noi tre."
"Ma gli altri non si sono ancora accorti di niente, solo Gavi prima mi ha chiesto perché tu fossi così disattento oggi, ma non sospetta ancora il motivo." alza e abbassa le sopracciglia e io sbuffo appena. Cosa ho fatto di male per subirmi tutto questo. "Hai fatto questo colpaccio e la frequenti? Non ti giudico mica, è proprio bella."
Fosse stata un'altra, non avrei perso tempo a parlarne con i miei amici, ma lei non è come tutte le altre, in più stiamo ancora provando a frequentarci senza che tutti lo sappiano. Mi ha chiesto discrezione, mi ha chiesto di avere pazienza, ho intenzione di rispettarla davvero. "No, assolutamente. Figurati, nemmeno mi guarda se le rivolgo la parola o le faccio qualche battuta, forse abbiamo troppi anni di differenza per lei." un sorriso sornione mi sfugge, ma per fortuna non si accorge. Mi fa ridere pronunciare queste parole e ricordare poi ciò che è successo solo ieri notte... lei sotto di me, poi il suo viso stravolto dal piacere che vedevo solo riflesso dallo specchio della mia stanza, i suoi ansimi... Dio, devo smetterla, non riesco a ripercorrere questo ricordo senza sentire crescere la voglia di lei. Una voglia insaziabile.