𝓑𝓪𝓬𝓴 𝓽𝓸 𝓻𝓮𝓪𝓵𝓲𝓽𝔂

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"Non muoverti." Le parole di Jeff risuonavano nelle mie orecchie come campane funerarie.
"Perché Jeff?! Perché non mi devo muovere ? Perché non vuoi che venga con te?!" Urlai disperata al mio interlocutore. Le sue mani poggiavano sulle mie guance ,costringendomi a guardarlo. Nessuna risposta. Le mie domande si infransero nel silenzio. Il volto di Jeff era piatto,privo di qualsiasi emozione continuava a guardarmi,finché un botto non ruppe il silenzio e la testa di Jeff fu spinta di lato dalla violenza del colpo di un proiettile. Le sue mani scivolarono via dal mio volto,a seguire tutto il resto del corpo ,finché il ragazzo non stramazzò atterra. Urlai. Ma fu come se la voce si rifiutasse di uscire dalla mia gola. Mi accasciai sopra Jeff ,il suoi occhi erano sbarrati e dalla bocca semiaperta usciva un rivolo di sangue. All'improvviso il suo volto ebbe uno spasmo e le  labbra dischiuse si mossero pronunciando un'unica frase che risuonò nel silenzio angosciante come vetri rotti:" Non muoverti ,Alice." A quel punto l'oscurità che ci circondava venne squarciata da una luce accecante che risucchiò il corpo di Jeff e le mie urla sorde.
La prima cosa che sentii fu L'impellente bisogno di strizzare gli occhi,ma non li aprii ,non ancora ,erano troppo pesanti. I cinque sensi si riattivarono gradualmente. Prima l'olfatto. Percepivo un odore pungente di pulito chimico. Poi l'udito. Un ronzio persistente mi solleticava le orecchie e delle voci ovattate in lontananza ne scandivano il ritmo. Il tatto. Il mio corpo era poggiato su lenzuola lisce e spesse. Il gusto. Avevo la bocca impastata ,dovevo aver dormito per un lungo tempo. Infine la vista. Dischiusi piano le palpebre,per non ferirmi gli occhi con l'intensa luce al neon che percepivo sotto di esse. Ero di nuovo su un letto d'ospedale. Ma non mi sorpresi. Appena il mio organismo riprese le sue funzioni vitali una forte fitta alla gamba sinistra mi chiuse la parte inferiore del corpo in una morsa. Digrignai i denti . Ma fu per pochi secondi. Nel mentre le immagini di ciò che era accaduto poco prima scorrevano come una pellicola nella mia mente. La villa,la polizia ,poi Jeff...Jeff che mi diceva di non muovermi...Jeff stramazzato a terra. Le lacrime si fecero strada sotto i miei occhi,ma non avevo voglia di piangere. Non ancora. In una situazione simile avrei cominciato a fare il classico "esame di realtà ",tecnica insegnatami dal mio psichiatra,ovvero analizzare ogni singolo evento che mi aveva portata alla suddetta situazione per capire cosa fosse reale e cosa frutto della mia mente. Ma in questo caso non ne avevo bisogno. Ero perfettamente certa che tutto quello che avevo vissuto dal giorno del mio rapimento a questa parte era reale. Tutto. Potevo ancora avvertire i palmi freddi e umidi di sangue di Jeff sul mio viso. Provavo una sensazione di disperata fermezza emotiva che non avevo mai sperimentato, ma mi sentivo lucida. Più lucida che mai. Io sapevo cosa mi era capitato,a cosa avevo assistito e a cosa avevo preso parte,nessuno mi avrebbe potuta convincere del contrario. Per quanto terribile ,spaventoso e assurdo fosse tutto ciò. Ero irremovibile. Assorta in questi pensieri non mi accorsi di un dettaglio fondamentale. Il mio polso destro ammanettato alla sponda del mio letto. Certo. Cosa avrei dovuto aspettarmi? Da lì in poi avrei dovuto aver a che fare con la polizia,che mi avrebbe sicuramente interrogata per chissà quante volte. D'altronde ero colpevole d'omicidio e non solo. Ci sarebbe sicuramente stato anche un processo. Potevo dire addio al lieto ritorno a casa ,avrei sicuramente passato gli anni che rimanevano in carcere. Ma io volevo tornare a casa ? Cosa volevo ? Volevo Jeff,volevo solo Jeff. In quel momento speravo in cuor mio che apparisse sulla porta e mi trascinasse via da quel letto d'ospedale. Una desiderio disperato. Continuavo a fissare l'uscio della mia stanza nella speranza che la sua figura si palesasse,anche se sapevo che non sarebbe andata così continuavo a sperarci. Ma con mia grande sorpresa qualcuno arrivò. Non era Jeff ,ma qualcuno che non vedevo da tempo e che ormai credevo morto. Era seguito da un'infermiera e due uomini  sulla cinquantina tutti d'un pezzo. Le mani entrambe attaccate agli stipiti della porta,la giacca di pelle marrone scuro che prima gli tirava sulle braccia muscolose ora risultava calzargli perfettamente,segno che doveva essere dimagrito,cosa che si poteva notare anche dal viso molto più scavato di prima. I suoi occhi verdi contornati da profonde occhiaie mi fissavano in un'espressione al limite dell'incredulo. Sembrava avesse visto un fantasma. Questa era l'ombra di mio fratello Dean. "Alice!" Gridò correndo verso di me e stringendomi in un abbraccio che quasi mi tolse il fiato. Io non seppi reagire. Rimasi chiusa tra le sue braccia pietrificata e con un'espressione sorpresa piantata sul volto. Dean era morto. Questo continuava a ripetermi la voce nella mia testa. Perché avevo questa sicurezza ? Perché pensavo fosse morto? Eppure lui era lì ,mi stava toccando ,mi stava abbracciando,stava quasi piangendo.
Mio fratello sciolse l'abbraccio e con gli occhi pieni di lacrime mi prese il viso tra le mani e cominciò a riempirmi di domande:" Come ti senti ? Mi riconosci ? Dio, ti credevo ormai morta ! Non ho mai smesso di cercarti,sai? Non riesco a credere che tu sia qua e stia bene. Ti prometto che non ti lascerò più ,sicuramente sarai sotto shock, farò qualsiasi cosa perché tu ti riprenda. Dio,Alice ero così preoccupato ! "
Non seppi rispondere a quella valanga di domande miste ad affermazioni. Nel mentre che Dean parlava cercavo di capire come mi sentissi in sua presenza. Ero felice di vederlo? Si,lo ero. Ma non era di lui che avevo bisogno in questo momento. Avevo bisogno di Jeff ,ma Jeff non sarebbe tornato. Tuttavia dovevo capire a cosa sarei andata in contro da quel momento in poi. Così posi a mio fratello l'unica domanda che riuscivo a formulare in quel momento :" Quanto tempo è passato?" Subito lui rispose :" Tre mesi. Sei stata rapita a ottobre ,ora è gennaio." Tre mesi ,eh? Da quella domanda si sbloccò qualcosa e riuscii a porne altre :" Adesso cosa succederà ?" Dean fece una pausa ,come per riordinare le idee e disse :" Dovrai rimanere un po' in ospedale,in modo da riprenderti ,i medici hanno detto che sei molto denutrita ,in più hai quella ferita alla gamba...poi...poi i detective dovranno interrogarti e a seguito ci sarà un processo. Alice ,a me non importa cosa tu abbia o non abbia fatto, ti starò vicino in tutto questo,te lo prometto." Le parole di Dean risuonarono rassicuranti. In fondo sapevo che ora avrei dovuto affrontare tutto questo e lo avrei fatto. Non sarei fuggita dalle mie responsabilità,anche se le mie convinzioni non erano cambiate,ero pronta a subire le conseguenze delle mie azioni. Non mi importava se sarei finita in prigione, non provavo il minimo rimorso per quello che avevo fatto. Per una volta avevo seguito ciò che il mio istinto mi diceva e mi ero sentita bene,contava solo questo. Tuttavia non potevo negare che uccidere fosse sbagliato per la società e non potendola cambiare probabilmente sarei finita dietro le sbarre. Ma andava bene così, se quello era il posto che la società assegnava alle persone come me lo avrei accettato. Io non appartenevo a loro. Appartenevo alla follia.

ℭ𝔯𝔞𝔷𝔦𝔢𝔯 𝔱𝔥𝔞𝔫 𝔪𝔢 (Jeffxoc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora