𝓣𝓸 𝓫𝓮

58 4 4
                                        

E così passarono i giorni. Non ricordo esattamente quanti ,ma sicuramente non molti. Trascorrevo le mie giornate fumando,dormendo e leggendo i libri che Dean mi portava scandendo il tempo tra una visita medica e l'altra. Le infermiere mi obbligavano spesso a camminare utilizzando le stampelle in modo tale che mi abituassi e con quella scusa chiedevo quasi sempre di poter accedere all'esterno dell'ospedale per fumare. Sapevo benissimo che il tabagismo fosse una dipendenza estremamente tossica a livello fisico,tuttavia ad ogni boccata di fumo mi tornavano alla mente i momenti con Jeff dai quali ricordi non volevo separarmi. Le uniche visite che ricevevo erano quelle di Dean ,tutt'altro che sporadiche ,ogni volta che poteva veniva a trovarmi che fosse per portarmi dei vestiti puliti o anche solo per fare due chiacchiere. Tendevamo a comportarci come se nulla fosse e ciò mi dava molto fastidio. Mio fratello sembrava volutamente ignorare la realtà,tuttavia io non ero abbastanza coraggiosa da riportarlo con i piedi per terra. Non temevo per me,quanto per lui. Gli avevo causato talmente tante sofferenze nel corso degli anni,non volevo certo dargli il colpo di grazia,ma mi rendevo conto che prima o poi avrei dovuto farlo. Continuare a giocare alla famigliola felice non avrebbe avuto senso. Mi fu comunicato che presto si sarebbe tenuta l'udienza preliminare per il mio processo. Dean si adoperò per trovarmi il miglior avvocato in circolazione che presto conobbi. Il suo nome era Lowcart. Un uomo sui sessant'anni, distinto e piazzato,faceva parte dello studio legale migliore della città e aveva alle spalle più di 30 anni di carriera. Il colloquio tra me e lui si tenne nella mia stanza d'ospedale in quanto non ero ancora nelle condizioni di essere dimessa. Lowcart fu molto professionale nei miei confronti, mi poneva le domande in modo educato e estremamente accorto. Ovviamente dovetti raccontare daccapo tutti gli eventi che avevano caratterizzato quei tre mesi ma la cosa non mi pesava. Cercai di essere il più precisa possibile in modo tale da facilitare il lavoro all'avvocato e precisai tutto ciò del quale ero colpevole. Dopo svariate ore di colloquio Lowcart smise di scrivere i suoi appunti e disse:" Bene Alice,ho raccolto informazioni sufficienti a impostare la tua linea difensiva,tuttavia ci sono un paio di cose che mi preme precisarti." Io ascoltai attentamente tutto ciò che l'uomo doveva dirmi." Da ciò che mi dici in quasi tutte le situazioni nelle quali eri coinvolta non eri presente a te stessa e avendo una corposa storia clinica alle spalle penso sia il caso di richiedere una perizia psichiatrica." Perizia psichiatrica? Non ci avevo mai pensato. " In caso lo psichiatra ti dichiarasse incapace di intendere e volere nel momento degli eventi è probabile che l'esito del processo sia non colpevole per infermità mentale." Il mio cuore saltò un battito. Stranamente non avevo mai pensato ad un'eventualità simile. Sentii una lieve speranza germogliare tra le mie costole. Mi ero ormai rassegnata a passare la vita in carcere,come la società voleva,non avevo mai valutato la possibilità di venire dichiarata non colpevole. Tuttavia ero consapevole del fatto che questo non significasse automaticamente "libertà ". Se fossi stata considerata inferma di mente sicuramente la mia condanna sarebbe stata passare un lungo periodo in una struttura psichiatrica,cosa che Lowcart mi confermò. A quel punto non seppi se considerare una condanna migliore la prigione. "Richiederò subito che ti venga fatta la perizia ,data la situazione nel giro di un paio di giorni dovrai ricevere la visita dello psichiatra legale,in modo tale da essere preparati per il processo. Dovrò comunicare subito tutto ciò che ci siamo detti a tuo fratello in quanto tuo tutore legale. Dopo che la perizia verrà effettuata riceverai una mia telefonata così da delineare bene il tutto. Arrivederci Alice ." E così l'avvocato si congedò. Rimasi sola per circa un'ora rigirandomi tra il pensiero dell'ergastolo o della struttura psichiatrica. Continuavo a valutarne i pro e i contro pensando a quale fosse peggio. Sicuramente la prigione era un ambiente duro e avrei avuto a che fare con individui loschi ,ma in fin dei conti ero anche io un'assassina. Mentre la struttura psichiatrica sarebbe stata un'esperienza per me non nuova. Attività obbligatorie ,colloqui con medici di tutti i tipi,psicofarmaci ,pazienti ingestibili con i quali avrei avuto a che fare. Cose delle quali conoscevo già i particolari. Mi raccolsi in posizione fetale ,con le ginocchia strette al petto e la testa appoggiata su di esse, rivolta verso la finestra accanto al mio letto. Il paesaggio che mi offriva la spessa finestra trasparente era una serie di grattacieli,uno dietro l'altro. Una distesa metropolitana di cemento. Le luci dei lampioni e quelle che filtravano dalle finestre dei palazzi almeno davano a tutto ciò una connotazione più romantica e meno monotona. Persa nel contemplare questo paesaggio urbano non mi accorsi che Dean aveva fatto irruzione nella mia stanza. "Alice!" Mi scosse. "L'avvocato mi ha detto come intende procedere." Il suo volto era un misto tra L'arrendevole e il preoccupato,tuttavia sembrava volermi chiedere qualcosa. "Tu...cosa ne pensi ?" Mi domandò infine. Io alzai lo sguardo incontrando il suo e dissi sicura :" Accetterò qualunque sia il verdetto Dean. Per adesso possiamo solo prepararci al peggio." Ero stufa di tergiversare sull'argomento ogni volta. Ero colpevole,e anche Dean doveva rendersene conto ,nonostante fosse estremamente doloroso per lui questa era la verità. Quella sua espressione che racchiudeva ostinazione e profonda negazione mi dava sui nervi. Comprendevo quanto fosse difficile accettare di avere una sorella oltre che mentalmente instabile anche colpevole di omicidio,ma nascondersi dietro una falsa speranza non avrebbe cambiato la realtà. "Ma Alice ,come puoi dire una cosa del genere ?!" Rispose mio fratello. A quel punto decisi che quello era il momento per tirare fuori tutto. "Dean ascoltami. So che si tratta di qualcosa di estremamente difficile per te da accettare ma questa è la realtà e si ,so che di essere l'ultima persona che dovrebbe farti la morale sull'accettare i fatti ma in questo momento il mio ruolo nei tuoi confronti è quello. Ho ucciso una persona e l'ho fatto consapevolmente e...la verità è che non provo il minimo rimorso. So che ciò che ho fatto è riprovevole,terribile ,un'azione contro natura ma per quanto sia così agghiacciante mentre lo facevo mi sono sentita me stessa per la prima volta dopo anni. Di conseguenza accetterò qualsiasi sia la punizione che la società vorrà darmi. " Parlai tutto d'un fiato reggendo lo sguardo sconvolto di Dean,palesemente sconcertato. La testa bassa e il volto corrugato. Ci fu una pausa di qualche secondo ,poi lui parlò. "Alice...cosa ti ha fatto quel mostro per renderti così ?" Le sue parole mi colpirono nel profondo,tuttavia comprendevo la sua reazione. "Quel mostro mi ha liberata Dean. No,non mi ha costretta a fare nulla,te lo posso assicurare. Questa è la mia natura e ho deciso di abbracciarla. Lui ha solo dato lo stimolo iniziale al processo. Dean...mi dispiace che tu debba sentire tutto questo ,ma è la verità,se vorrai ripudiarmi lo capirò,l'importante è che tu sappia che io non mi pento di nulla." Le lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi occhi color muschio. Io lo guardavo senza il barlume di una qualsivoglia emozione. Poi,inaspettatamente,mio fratello si scagliò su di me stringendomi in un abbraccio che racchiudeva tutta la sua disperata accettazione. "Come puoi dire una cosa del genere? Sei mia sorella cazzo,io ti vorrò sempre bene,assassina o meno!" Disse tra le lacrime. In quel momento mi sciolsi anche io ricambiando il suo abbraccio. Tra me e la società si era ormai formato un enorme spazio vuoto che non potevo valicare,ma avevo la certezza che mio fratello sarebbe stato pronto a raggiungermi dall'altra parte per starmi vicino nonostante la mia terribile natura.

ℭ𝔯𝔞𝔷𝔦𝔢𝔯 𝔱𝔥𝔞𝔫 𝔪𝔢 (Jeffxoc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora