𝓜𝓪𝓭

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Freddo. Sentivo freddo. La cassa toracica congelava a contatto con le boccate di ossigeno che aspiravo. Boccheggiavo. Boccheggiavo? Perché? Abbassai lo sguardo. Asfalto. Asfalto che si muoveva sotto di me. Stavo correndo a perdifiato. Ora riuscivo a percepire le gambe che si muovevano,i muscoli che bruciavano,i palmi dei piedi che si sbucciavano contro il suolo. Alzai lo sguardo. Davanti a me una lunghissima strada deserta contornata da file di lampioni ai lati ,che la illuminavano. Mi guardai intorno. Buio totale ,sembrava non esserci nulla oltre me e quella strada. Una fitta mi irrigidì il petto. Paura. Stavo provando la più integrale delle paure,primordiale,corrosiva. Ma perché avevo paura? La risposta era situata alle mie spalle,ma non volevo girarmi. Mi costrinsi a girare il collo e quello che vidi non fece altro che far progredire la mia corsa e accrescere il mio timore. Una massa informe dalla quale spuntavano enormi braccia,avanzava staccando pezzi di asfalto venendo verso di me. Sgranai gli occhi,senza riuscire a staccarli dal quell'essere. Tentai di urlare,ma dalla mia gola non usciva alcun rantolo. Distratta da quella scena alle mie spalle ,persi l'equilibrio stramazzando al suolo. Cercai di rimettermi in piedi ma le gambe cedevano,così mi trascinai sui gomiti provando invano ad aumentare la distanza tra me e l'essere che mi inseguiva. Uno degli arti della creatura si conficcò nel cemento creando un'enorme voragine che si allargava pericolosamente verso di me. Continuai ad indietreggiare sbucciandomi gli avambracci,finché non capii di essere definitivamente spacciata,allora rassegnata lanciai un urlo disperato,il più forte che avessi mai fatto,disumano,al punto tale da sorprendermi. Poi tutto si fece buio,la strada,i lampioni ,il mostro,non vidi più nulla. L'unica cosa che sentivo era il mio urlo disperato rompere il silenzio.
Tirai un profondo respiro ansimante. Anzi,i miei polmoni lo richiamarono come se venissi da lunghi minuti di apnea. Cominciai a boccheggiare e tossire. Spalancai gli occhi d'istinto e subito avvertii una forte fitta alla nuca ,come se mi avessero colpita con un oggetto pesante. Dove mi trovavo? Non ero più in psichiatria,questo era certo. Perlustrai l'ambiente con lo sguardo. Sembrava una sorta di cantina. Piccola,angusta. Illuminata solo dalla luce fredda e fioca di una lampadina appesa al centro del basso soffitto. Le pareti grigie trasudavano muffa e calcare ed un odore acre di umidità impestava la stanza. Alla mia destra scorsi un armadio di metallo,affianco ad esso un secchio e un tavolo di legno sporco di una sostanza rossa che poteva essere tanto ruggine quanto sangue. Qualche sedia attaccata alle pareti e una piccola scala che terminava con una porta in acciaio che sembrava blindata. In pochi secondi il mio cervello aveva eseguito lo screening completo del posto nel quale mi trovavo. Ma perché ero lì ? Iniziai ad andare nel panico,gli occhi mi si riempirono di lacrime,mi si appannò la vista e il respiro si fece sempre più irregolare. Calma,dovevo mantenermi lucida o sarebbe stata la fine. Ripresi sensibilità nel corpo avvertendo qualcosa di freddo sulle caviglie che emetteva un rumore metallico ad ogni mio minimo movimento. Due bracciali di metallo attaccati a delle pesanti catene mi avvolgevano sia polsi che caviglie. Le catene erano attaccate al pavimento. Provai a tirare per vedere quanta libertà di movimento avessi,per poi scoprire che erano molto lunghe. Cercai di alzarmi ma le gambe cedettero. Stavo per abbandonarmi di nuovo al pianto ma mi tirai dei buffetti sulle guance costringendomi a rimanere lucida. Non era un sogno. Mi trovavo veramente imprigionata in una sorta di cantina. Chi fosse il mio carceriere e perché mi avesse rinchiusa non lo sapevo,ma dovevo scoprirlo. Inspirai ed espirai profondamente,cercando di liberare la mente. Cos'era successo? Dovevo ricordarlo per forza. Almeno qualche frammento. Mi concentrai cercando di rimembrare gli ultimi avvenimenti precedenti l'incubo. Ok,ero nella mia stanza in ospedale,cercavo di dormire. Perfetto,avevo già recuperato un pezzo di ricordo. E poi? Mi ero addormentata...e poi? E poi...E poi qualcuno era saltato sul mio letto! Ma certo! Ero stata svegliata da qualcuno che mi era saltato addosso! E chi era questa persona? Un paziente? No. No...No perché mi aveva tappato la bocca prima che provassi ad urlare! Ok,ci siamo. E dopo? E dopo mi aveva detto qualcosa. Qualcosa che mi fece rabbrividire. Mi disse..."se urli ti taglio la gola ". Ricordando ciò un brivido mi scosse la schiena e una sensazione orribile si fece spazio nella mia mente. "Concentrati Alice! Devi ricordare" cosa fece poi? Cosa fece? Mi prese e saltó giù dalla finestra della stanza! Si ! Ecco cosa fece ! All'improvviso le informazioni cominciarono a scorrere nella mia mente a valanga,le immagini erano sempre più nitide e spaventose. Ricordavo. Ricordavo tutto. Non mi trattenni più e mi abbandonai ad un pianto disperato e struggente. Perché mi aveva rapita? Cosa voleva da me? Voleva uccidermi ? No,lo avrebbe già fatto. Era questa la mia fine? Così doveva finire la mia breve e patetica vita ? Sarebbe stato meglio se mi avessero lasciata buttarmi giù dal grattacielo. Mi sarei risparmiata tutto questo. Era il killer dei giornali. Non so perché ma ne ero sicura. Tanto quanto ero sicura delle cose orribili che aveva in serbo per me. Ero ancora viva e un motivo c'era. Soddisfare le sue perversioni,ecco cosa mi aspettava. All'improvviso sentii dei passi accompagnati da un inquietante fischiettio. Era lui. Smisi subito di piangere e mi raggomitolai tra le mie catene,come se fosse utile a proteggermi. Sentivo il battito accelerare. La porta si spalancó ,mostrando quello che sarebbe stato il mio aguzzino. La sua figura era alta e snella,doveva avere la mia età ,forse qualche anno in più,il volto coperto dal cappuccio della felpa bianca lasciava intravedere solo alcuni ciuffi di capelli nerissimi. Le gambe lunghe erano coperte da degli skinny neri e ai piedi aveva delle semplicissime converse. Sarebbe stato quasi un ragazzo normale se non fosse per il lungo coltello che stringeva in una mano.
"Ah ,la principessa si è svegliata!" Esclamó chiudendo la porta. Con passo lento si diresse verso di me afferrando una sedia che usò per accomodarsi davanti a me. Fu in quel momento che si levò il cappuccio,mostrandomi il suo volto. Aveva un viso estremamente pallido e magro ma i lineamenti erano quasi dolci. Due enormi occhi azzurri troneggiavano su di esso,anch'essi sarebbe stati stupendi se non fosse per la loro dimensione,decisamente troppi grandi e infossati,trasmettevano tutta la follia che il ragazzo aveva nell'animo. Ma la cosa che mi colpì più di tutte furono le lunghe cicatrici che gli tagliavano le guance,a simboleggiare un macabro sorriso da orecchio a orecchio. Era lui. Il mio rapitore.
"Allora ,come stai principessa? Dormito bene?"
Mi domandó sarcastico. Non replicai. Non perché non volessi ,ma perché ero talmente terrorizzata da non riuscire a far uscire il minimo suono dalla mia bocca. "Non rispondi eh" disse lui. "Beh allora cominciamo con le presentazioni"continuò"io mi chiamo Jeff,e tu devi essere Alice. Non ti sorprendere se conosco il tuo nome ,era su tutti i giornali". Su tutti i giornali?! Avevo davvero sconvolto così tanto la quotidianità della città ? "Ebbene,ti starai chiedendo cosa ci fai qui. Devi sapere che con te ho fatto un'eccezione,di solito le mie vittime le uccido,ma questo era ovvio. Mi hai colpito sai? Gettarsi da un palazzo di 80 piani non è cosa da tutti,anzi direi che più che altro è una cosa da pazzi ,in senso letterale". Mi stava forse dando della pazza? "Da che pulpito penserai no? Ebbene non posso biasimarti,ma sei qui per un motivo cara Alice ,ed il motivo è proprio perché sei pazza!
Sai,uccidere è la cosa che mi riesce meglio,non sono mai stato pratico di torture ,ma c'è sempre una prima volta,anche se non è questo il mio obbiettivo finale. Voglio scavare all'interno della tua mente Alice,saperne i segreti,rubarti i pensieri e alimentarne le paranoie,voglio poterti sviscerare la testa, per poi sapere se sei folle quanto me o se rimango io il più pazzo tra di noi,e nel caso fosse così ti porterò con me ai limiti della follia "disse il killer avvicinando sempre di più il suo viso al mio,finché non riuscii a vedere chiaramente la psicopatia attraverso le sue iridi. Ero paralizzata,cosa avrei potuto fare? Dicevano che i pazzi vanno assecondati...no,non era quello che dovevo fare,ma allora cosa?! Dovevo scappare,ma come ? Tutto questo era impossibile, forse stavo già impazzendo ? Non riuscivo più a sostenere lo sguardo di Jeff,così sposati il volto ma lui me lo afferrò prontamente e continuò a contemplarmi in silenzio,sorridendo lievemente." Sai,sei proprio carina,talmente tanto che mi piacerebbe disegnare sul tuo volto un bel sorriso ,così da renderti stupenda" sussurrò continuando a tenermi il viso tra le mani. All'improvviso spostó la sua presa sul mio collo tirandomi a se e poggiando delicatamente le sue labbra fredde sulle mie. Rimasi immobile. La situazione stava diventando sempre più surreale,perché diavolo mi stava baciando?! Era uno dei suoi modi perversi di torturarmi? Non riuscivo più a ragionare,la linea tra follia e normalità era talmente flebile in quel momento che diventava difficile anche formulare un banale pensiero. Jeff si staccó lentamente,sorrise e fece per mollare la presa dal mio collo quando invece la sua stretta divenne più forte e mi fece sbattere al muro sogghignando:" se provi solo a fare un passo falso per te è finita,lo sai vero? Adesso tu sei mia ,e nessuno qui potrà trovarti,a dopo principessa" Mi lasciò il collo e se ne andò chiudendo sbattendo la porta. Caddi a terra tossendo,cercando disperatamente ossigeno. Notai che il mio carceriere aveva lasciato una tanica d'acqua vicino a me,mi avvicinai e cercai di lavare via il sapore delle sue labbra dalle mie.
Ero spacciata. Jeff aveva ragione,nessuno mi avrebbe trovata là dentro. Sicuramente mio fratello mi stava cercando. Pensai a lui,a quanto ancora dovevo farlo penare. Tutto questo era colpa mia,solo mia. Se solo non avessi ceduto ai miei istinti ,se solo avessi scelto di combattere definitivamente contro la depressione,se solo non mi fossi abbandonata ad essa. Ma ormai era troppo tardi. Ero finita preda di un serial killer sadico. Sarei impazzita assieme a lui,ormai era certo. Alice Kell non aveva più nessuna speranza. A quel punto l'unica cosa da fare era rassegnarsi e accogliere dentro di me la follia,quella vera ,quella pura ,che ti prosciuga la mente fino a perdere il senno.

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ℭ𝔯𝔞𝔷𝔦𝔢𝔯 𝔱𝔥𝔞𝔫 𝔪𝔢 (Jeffxoc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora