A distanza di un paio di giorni ebbi la visita con lo psichiatra legale. A dire la verità fu un normalissimo colloquio con uno psichiatra,non diverso da quelli che avevo precedentemente sostenuto nel corso della mia vita. Durò circa un'ora e mezza,un'ora e mezza passata a rispondere a domande che mi avevano già posto decine e decine di medici prima di lui. Non servì rispolverare nuovamente l'accaduto con Jeff ,in quanto ,mi disse lo psichiatra,era già a conoscenza di tutto. Al termine della seduta mi comunicò che ero idonea a sostenere un processo ,tuttavia mi considerava non capace di intendere e volere al momento dello svolgimento dei fatti. Detto ciò ,il medico ,aggiunse che ne avrebbe parlato col mio avvocato e mi congedò. Dopo una settimana si tenne l'udienza preliminare al mio processo. La mattina dell'udienza fui svegliata dalla solita infermiera la quale mi aiutò a prepararmi per l'arrivo della polizia che mi avrebbe scortata fino al tribunale. Mi lavai ,feci una magra colazione ,avevo lo stomaco chiuso dall'ansia, successivamente mi infilai dei vestiti puliti e attesi fumando fino all'arrivo degli agenti. I poliziotti si presentarono nella mia stanza verso le 10:30 ,mezz'ora prima di quando ero fissata la mia udienza. Appena varcarono la soglia il mio cuore cominciò a battere più velocemente e le mani cominciarono a sudare. Infilate le stampelle mi avviai scortata dagli agenti fino all'uscita dell'ospedale ,seguita da due infermieri che avrebbero avuto il compito di sostenermi durante il procedimento legale. Una volta arrivati all'ultimo piano dell'ospedale mi resi conto di non essere minimamente preparata a ciò che avrei dovuto fronteggiare. Dalla porta a vetri della hall si poteva chiaramente vedere un'orda di gente raggruppata davanti ,con tanto di agenti che cercavano di arginare la ressa. Mi bloccai. Dean mi aveva detto che il mio caso aveva fatto scalpore nell'opinione pubblica,ma non mi sarei mai aspettata una cosa del genere. "Non si preoccupi signorina, tiri dritto e non risponda a nessuna domanda ." Cercò di rassicurarmi uno degli agenti. Io deglutii a vuoto e facendo appello al mio coraggio proseguii in direzione dell'uscita. Passo dopo passo sentivo il vociare della gente sempre più nitido ,scandito dal mio battito cardiaco frenetico. Una volta fuori fui investita dal fracasso,e d'istinto abbassai il volto ,cercando di evitare il più possibile ogni cosa. Gli infermieri strinsero la presa sulle mie braccia ,quasi strattonandomi verso la macchina ,mentre gli agenti si facevano spazio tra la valanga di curiosi e reporter. Mi furono puntati addosso circa una decina di microfoni e persi il conto di quante diottrie mi fecero perdere i flash delle fotocamere. "Signorina Alice ,una dichiarazione ?!" "Alice,come si sente ?" "Prova rimorso per quello che ha fatto?" "Cosa ha da dire alla famiglia delle vittime?" "Assassina!" "Dovevi morire tu !" "Ucciditi!"
Le domande e gli insulti mi investirono come una valanga. Io continuavo a camminare spinta dalla mia scorta ,cercando di ignorare il tutto,ma non potei dire di essere rimasta emotivamente inerme a tutto ciò. Dopo un tempo che mi sembrò interminabile riuscimmo a raggiungere la macchina e appena lo sportello si chiuse fui isolata dal mare di quesiti e insulti. Gli infermieri presero posto vicino a me e uno di loro mi disse:" Stai tranquilla ,ora sei al sicuro." Io lo guardai visibilmente sconvolta. Feci appena in tempo a incrociare lo sguardo dell'uomo che un tonfo di vetri rotti mi fece sobbalzare. Tutti e tre ci girammo di scatto verso dove proveniva il rumore. Qualcuno aveva lanciato una bottiglia contro il finestrino della vettura,ma per fortuna nulla si era danneggiato. "Non potevo aspettarmi un trattamento diverso dalla società" pensai "È inutile che mi stupisca". Dopo pochi secondi l'agente che aveva preso il posto del guidatore mise in moto la macchina e in men che non si dica avevamo seminato quella folla infuriata e curiosa. Dopo una decina di minuti arrivammo davanti al tribunale e ,con mia sorpresa, trovammo nuovamente una folla inferocita ad accoglierci,pronta a riservarmi lo stesso trattamento subito poco prima. Questa volta non mi feci cogliere impreparata ,infilai il cappuccio della felpa e poi quello della giacca ,successivamente uscii dall'auto e cercai di procedere a passo svelto attraverso la folla,facendomi scudo con la mia scorta. Una volta entrata in tribunale proseguii verso l'aula assegnata alla mia udienza e ,appena entrai ,incontrai lo sguardo di Dean e del mio avvocato ,già seduti al banco della difesa. "Come stai ? Ti hanno aggredita ? Scusami se non ti ho detto nulla ,non volevo spaventarti ." Esclamò Dean non appena raggiunsi il banco. "Non ti preoccupare,non è successo nulla ,solo una bottiglia contro il finestrino." Risposi quasi sarcastica. Lowcart mi spiegò come si sarebbe svolto il procedimento ,io ascolto attentamente ,non volevo commettere errori. Mi fu intimato di dichiararmi non colpevole ,la cosa non mi andava molto a genio ma comprendevo fosse solo una definizione di circostanza. Una volta entrato il giudice l'udienza ebbe inizio. Mi dichiarai non colpevole e l'udienza ebbe inizio. A sinistra c'eravamo noi ,la difesa, e a destra si stagliava il banco dell'accusa presidiato da procuratore distrettuale, un uomo sulla settantina dall'aria austera e decisa. La cauzione non fu fissata in quanto le mie condizioni non mi permettevano di lasciare l'ospedale ,ma mi fu ritirato il passaporto. La data del processo vero e proprio fu emessa per la settimana successiva. Il tutto non durò più di un'ora,al termine della quale il mio avvocato mi riferì che avrebbe parlato lui con la stampa una volta usciti dal tribunale. La cosa mi rese più tranquilla,anche se sapevo che non fosse un mio obbligo rispondere alle domande dei giornalisti se non volevo. Una volta congedatosi il giudice i poliziotti si riavvicinarono a me per scortarmi fuori dall'edificio,preceduti dall'avvocato e da Dean. Attraversato l'atrio ci dirigemmo verso il portone ,nonostante fosse chiuso si poteva avvertire il vociare della folla attraverso le ante di legno. Lowcart uscì per primo in modo tale da attirare l'attenzione della stampa,successivamente io e la scorta ci infilammo nel piccolo spazio vuoto che la folla aveva lasciato avvicinandosi all'avvocato. A passo svelto raggiungemmo la macchina venendo affiancati solo da pochi giornalisti e fotografi che la mia scorta riuscì ad allontanare senza problemi. In men che non si dica eravamo già per strada ,diretti all'ospedale. Durante il tragitto mi persi a guardare fuori dal finestrino il paesaggio urbano. Erano mesi ormai che non mi interfacciavo con le strade della città. Mi sembrava passata un'infinità di tempo. I palazzi,i negozi ,le strade asfaltate e le costruzioni di cemento avevano preso una forma quasi irreale,come se le vedessi per la prima volta in vita mia. Mangiavo con gli occhi ogni dettaglio di quella distesa cittadina, cercando di processarlo nella mia mente in modo tale da riabituarmi alla realtà ed avere contezza del qui e ora. Per gli avvenimenti più semplici ancora provavo confusione mentale. Anche riacquistare contezza del mio essere attraverso le piccole cose quotidiane avrebbe fatto parte del mio processo di ritorno alla "normalità ". Certo, per quanto potesse essere normale la situazione nella quale mi trovavo. Le conseguenze delle mie azioni mi stavano rotolando addosso una ad una e io maldestramente,cercavo di mantenermi in equilibrio tra un avvenimento e l'altro,spesso senza successo,nonostante ciò ,però ,la mia idea non era cambiata. Sarei stata pronta ad affrontare situazione mi si fosse parata davanti, e avrei pagato il mio debito con la società, senza sensi di colpa o rimpianti per quello che avevo fatto
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ℭ𝔯𝔞𝔷𝔦𝔢𝔯 𝔱𝔥𝔞𝔫 𝔪𝔢 (Jeffxoc)
Fanfiction⚠️TW ARGOMENTI SENSIBILI⚠️ ❗️Suicidio ❗️Violenza "Voglio scavare all'interno della tua mente Alice,saperne i segreti,rubarti i pensieri e alimentarne le paranoie,voglio poterti sviscerare la testa, per poi sapere se sei folle quanto me o se rimango...
