𝓘𝓷𝓽𝓮𝓻𝓻𝓸𝓰𝓪𝓽𝓲𝓸𝓷

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L'infermiera aprì la porta della stanza e subito due uomini varcarono la soglia. Erano entrambi sulla cinquantina ,alti ,piazzati , con un'aria autoritaria tipica delle forze dell'ordine. Indossavano entrambi un cappotto scuro molto lungo e avevano un'espressione composta,seria e sicura. Il primo aveva capelli brizzolati tagliati a spazzola e un viso squadrato solcato da leggere rughe concentrate soprattutto intorno agli occhi di un nocciola spento contornati da pesanti borse,segno del tanto lavoro. Aveva un'odore pungente ,caffè misto dopo barba ,che spiccava nel profumo asettico della stanza d'ospedale. Il secondo uomo sembrava leggermente più giovane. Era più magro,i capelli castani folti un po' segnati di grigio. Il viso lungo e magro era solcato da un naso aquilino che divideva le guance scavate rasate di fresco. "Sono il detective Tyler e lui è il detective Benson." Disse il primo uomo. " Siamo qua per interrogarla signorina Kell." Io non risposi ,ero spiazzata. Cosa avrei dovuto dire ?
- [ ] "Per prima cosa" esordì il detective Tyler " lei è consapevole di essere sparita dal reparto di psichiatria dell'ospedale Saint Devis il 5 ottobre 2005 ?" Ripetei la frase nella mia testa ,per essere sicura di aver sentito bene,poi risposi :" Si ,è corretto." Il detective continuò :" Da ciò che siamo riusciti a rilevare dalle indagini siamo abbastanza sicuri che si tratti di un rapimento. Saprebbe identificare il suo rapitore ? C'è qualcosa che si ricorda di quella notte ?" Cosa mi ricordavo di quella notte ? Tutto,ricordavo nel dettaglio tutto. Ma un dubbio mi assaliva. Avrei dovuto parlare con questi detective o no? Volevo collaborare ? Si,volevo farlo,ma una parte di me si rifiutava. Era come se mi tradissi. Se tradissi Jeff. Ma lui ormai era morto,ed io mi trovavo in stato di fermo,su un letto d'ospedale davanti a due poliziotti che facevano semplicemente il loro lavoro. Non collaborare non avrebbe avuto senso. Così decisi di parlare,in fin dei conti più sarei andata avanti con la mia storia più non sarei stata creduta,c'erano troppe cose che sembravano essere state partorite da una mente malata ,come lo era la mia d'altronde. Ma che senso avrebbe avuto mentire ? Mi rimboccai le maniche e cominciai a scalare il muro di insicurezze che mi si ergeva davanti ,così parlai. Raccontai tutto rispondendo in modo dettagliato ad ogni domanda che i detective mi ponevano e più andavo avanti con la mia storia più i due uomini si scambiavano sguardi increduli e incespicavano nelle domande spezzando le parole. Non mi sorpresi,era naturale una reazione del genere. Poi arrivò il momento nel quale mi chiesero della famiglia che io e Jeff avevamo massacrato. "Per quanto riguarda l'omicidio della famiglia Scott, li avete uccisi voi ?" Chiese il detective Benson,mentre Tyler prendeva appunti su in taccuino. "È corretto." Risposi secca. L'agente continuò. "Puoi descriverci com'è andata ?" E allora cominciai a raccontare. Parlai per diversi minuti descrivendo nei minimi particolari ogni cosa successa quella notte. Ricordavo tutto ,la cantina da dove eravamo entrati ,le stanze della casa ,il numero dei fendenti scagliati per ogni vittima,le espressioni di Jeff ,le sensazioni di piacere provate ,tutto. Ogni dettaglio era marchiato nella mia mente come un tatuaggio. Finii di parlare. I poliziotti mi guardavano sconvolti. Mi osservarono turbati per qualche secondo ,poi scossero la testa e si schiarirono la gola. Erano orribilmente stupiti. Provai una punta d'orgoglio nel vedere i due uomini meravigliati cercare di nascondere il loro stupore. Mi facevano tenerezza. "Bene signorina Kell, adesso ci può parlare della notte del 25 gennaio 2006. Lei e il suo rapitore ,Jeff se non erro ,siete entrati nella residenza dei signori Winston, è corretto ?" Mi chiese il detective Tyler. "Esattamente." Risposi senza scompormi. "Può parlarmi di quella notte ?" Continuò l'agente. Quella notte. Mi sentii come se una voragine si aprisse al centro del mio petto. Abbassai la testa. Potevo avvertire la mia espressione cambiare. Da imperturbabile ero diventata letteralmente turbata. Feci un respiro profondo e riordinai il tornado di pensieri e immagini che si era creato nella mia testa,dopodiché selezionai le parole da usare ,infine le feci sgusciare fuori dalle mie labbra stando attenta a modularle correttamente. Non volevo che neanche un minimo dettaglio di quella notte venisse frainteso. Riferii ai detective che era stato Jeff a uccidere i coniugi Winston,tuttavia non omessi che sarebbe toccato anche a me farlo se lui non si fosse fatto sopraffare dalle pulsioni omicide che lo dominavano. Raccontai fino a dove i miei ricordi si interrompevano,ovvero nell'esatto momento in cui il proiettile di una pistola d'ordinanza mi aveva penetrato la carne e avevo perso conoscenza. "É tutto." Conclusi. Allora i detective mi porsero davanti alcune carte che dovetti firmare ,poi l'agente Tyler disse: "Tutto ciò che ha detto potrà essere usato contro di lei a processo ,ma immagino lo sapesse già se ha deciso di confessare. La ringrazio per la sua disponibilità a collaborare signorina Kell." Così entrambi gli uomini fecero per congedarsi,ma per me non era ancora finita. C'era una cosa della quale loro sicuramente erano a conoscenza e che io dovevo sapere. "Lui dov'è? " Esclamai quando ormai gli agenti erano in procinto di uscire dalla stanza. A quel punto Benson si voltò ,fece una breve pausa e disse:" Il corpo non è stato trovato. È come sparito nel nulla senza lasciare traccia,tuttavia lo stiamo cercando. Questo è tutto quello che possiamo riferirle signorina." I due detective lasciarono la stanza. Ero come paralizzata. Le parole dell'agente risuonavano come un eco nella mia testa ancora e ancora. "È come sparito nel nulla senza lasciare traccia." Ma io lo avevo visto. Lo avevo visto chiaramente essere freddato da un proiettile. Come poteva essere sparito ? Tutto questo non aveva senso. Ma c'era qualcosa che ne avesse in quell'assurdo scenario ? Rimasi a metabolizzare quella notizia per alcuni minuti finché non cominciai a provare una strana sensazione di calore al petto,come se una flebile fiamma si fosse appena accesa al centro della mia cassa toracica.  Analizzai mentalmente per l'ennesima volta le parole del poliziotto e cominciai a capire. Non avevano trovato il corpo. Questo significava che...poteva essere ancora vivo. No,io lo avevo visto. Lo avevo visto stramazzare atterra,non poteva essere vivo. La mia parte razionale tentava di prevalere in quel tumulto interiore ma per quanto ci provasse non riusciva a sopprimere totalmente quella piccola speranza che Jeff fosse ancora vivo e che ,da qualche parte ,mi stesse ancora cercando. Era assurdo pensarlo ma dentro di me quella piccola fiamma non voleva spegnersi. Cercavo di aggrapparmi alle parole dell'agente e rigirarle in modo che la flebile speranza venisse nutrita. Forse Jeff poteva veramente essere sopravvissuto e forse sarebbe venuto a cercarmi. Avrei potuto rivedere il suo spaventosamente bel volto diafano,avrei potuto sentire le sue mani congelate su di me e saremmo potuti scappare per percorrere assieme le brulle strade della follia fino alla morte assieme. No,non sarebbe successo. Jeff era morto,e io sarei finita in carcere per il resto dei miei giorni. Mentre mi tormentavo assorta da quei pensieri deliranti non mi accorsi che qualcun'altro aveva varcato la soglia della mia camera. Dean. "Alice !" Esclamò mio fratello nel tentativo di scuotermi. "Dean! Quando sei entrato?" Risposi distrattamente,ancora assorta. " Appena i detective sono usciti. Com'è andato l'interrogatorio? Cosa gli hai detto ? " Io lo guardai cercando di emulare il volto più tranquillo che potessi mostrare:" La verità. Solo la verità ." Dean sembrò capire. "Ok." Rispose sospirando visibilmente più rilassato . "Ti ho portato dei vestiti puliti ,hai bisogno di qualcosa in particolare ?" Mi chiese. Io guardai fuori dalla finestra. Il sola stava già calando.
- [ ] "Delle Lucky Strike rosse."
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ℭ𝔯𝔞𝔷𝔦𝔢𝔯 𝔱𝔥𝔞𝔫 𝔪𝔢 (Jeffxoc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora