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Mi dirigo verso la macchina di James. Come al solito è parcheggiata fuori dal perimetro della scuola, vicino al parco giochi. Cerco di trattare un sorriso ancora con il pensiero alla faccia fatta da Robin quando gli ho comunicato che il mio fidanzato mi sarebbe venuto a prendere, avrei tanto voluto fare una foto. Apro la portiera e mi lascio sedere sul sedile di pelle, facendo scivolare lo zaino in mezzo alle gambe. Odora di pulito e a giudicare dal deodorante a forma di limone che la volta scorsa non c'era, deduco abbia lavato la macchina.


<Ciao> lo saluto con un sorriso. Indossa la giacca della sua scuola e un paio di jeans cargo. I capelli sono spettinati e porta gli occhiali da sole.
<Ciao principessa, com'è andata a scuola?> mi chiede mostrandomi un sorriso mentre mette in moto. Mi allaccio la cintura e gli rispondo, reprimendo la scena della pausa pranzo in un angolo della mente per evitare di rovinarmi l'umore.
<Sono arrivata in ritardo alla prima ora, la prof di matematica ha portato i compiti e ho preso C-, durante inglese una ragazza si stava strozzando con un salatino e il coach ha avuto la brillante idea di farci giocare a palla avvelenata...ora ho un livido a forma di palla sulla coscia> concludo il mio discorso e mi imbarazzo, rendendomi conto di aver parlato a raffica.

<Povera...vuoi un massaggio? Così ti passa il dolore...> mi suggerisce malizioso allungando la mano, senza però provare a toccarmi la gamba. Mi ritraggo, ridendo.
<Com'è stata la tua giornata?> cambio argomento per non mostrare il mio imbarazzo.
<Allenamento mattutino sotto la pioggia...compito a sorpresa di storia e sono abbastanza sicuro che il polpettone del pranzo mi abbia fatto l'occhiolino> faccio una smorfia di disgusto, pensando al polpettone della mia mensa. Sembra essere stato congelato vent'anni fa e poi riscaldato. Evidentemente, è una prerogativa di tutte le scuole.


<Sei così affascinante che anche le sostanze inanimate prendono vita per provarci con te...ho proprio una vita difficile> gli rispondo ironicamente. Ride alle mie parole.
<Amarmi è anche questo ma non preoccuparti non potrei mai guardare un polpettone come guardo te>
<Sarebbe strano anche se guardassi me come guardi un polpettone> ribatto e insieme ridiamo. Mi sento il cuore leggero e la testa in pace.

<Comunque...dove stiamo andando?> domando osservando la strada.
<Un uccellino mi ha detto che hai una passione per i fiori...> mi dice, lasciando la frase in sospeso mentre svolta a destra. Mi raddrizzo sulla sedia, eccitata nel riconoscere la strada. È quella del vivaio.
<Potrei chiederti di sposami> gli dico mentre entriamo nel cancello.
<Era proprio quello l'intento> mi dice spegnendo la macchina e tirando il freno a mano. Scendo dalla macchina e l'odore di erba bagnata mi entra nei polmoni. L'aria fresca mi penetra nei jeans e nel giubbotto, facendomi rabbrividire. Raggiro la macchina, avvicinandomi a James.

<Vieni...voglio farti vedere tutto> lo prendo per la manica del giubbotto e lo trascino dietro di me, mi segue senza protestare.
<Sembri una bambina a cui hanno appena comprato il gelato> mi dice. Sono troppo contenta per imbarazzarmi e mi limito a sorridergli. Passiamo per la porta che passa direttamente alla serra; lì c'è più caldo. Mostro a James i fiori e le piante, anche se i nomi sono indicati sulle sezioni dei tavoli, come se fossero prodotti del supermercato. Deve essere stata un'idea di Nicole.

<Da piccola venivo sempre con mia madre, ricordo che quando il mercoledì doveva venire a fare rifornimento per il negozio non volevo andare a scuola. È sempre stato il mio posto sicuro, pieno di colori e silenzioso> gli dico mentre mi soffermo ad osservare una pianta rampicante. Si aggroviglia intorno al tavolo di ferro e risale il muro, fuoriuscendo da un piccolo spazio tra la serra e il muro dell'edificio, coprendo parte del soffitto vetrato. La seguo con lo sguardo affascinata.
<La cosa che mi piace particolarmente è che sembra essere più un giardino che un negozio> continuo a dirgli abbassando lo sguardo sulle statue dei nani posti in fila davanti alla pianta. Sono stati sistemati in modo che sembra stiano provando a scalarla.
<Hai ragione. È molto bello> mi dice incantato. Mi giro e lo ritrovo a guardarmi, gli occhiali posati sulla testa. Gli sorrido e gli prendo la mano.

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