Avessi potuto salvarla, avrei lasciato a lei la scelta.
Ethan non si rimangiò la parola data e mi accompagnò effettivamente fino alla metro, salì con me sul vagone e poi camminò al mio fianco fino al portone del palazzo in cui abitavo.
Per tutto il tempo non disse una parola ed io approfittai di quel silenzio per riposare la mente. Cercai di escludere le immagini di ciò che mi era stato fatto quella notte e ci riuscii abbastanza bene. Ormai avevo sviluppato in modo eccellente la capacità di estraniarmi quando volevo dalle situazioni e dai ricordi spiacevoli.«Da qui direi che posso salire da sola» mi impuntai aprendo il portone che dava sulle scale del condominio.
«Non avevo intenzione di farmi tutti quegli scalini comunque. Vedi di non ammazzarti per sbaglio mettendo male una di quelle scarpe» mi sbeffeggiò con superiorità.
«Oh, non posso prometterlo, ma farò del mio meglio» lo provocai innocente impersonando la ragazza stupida che credeva io fossi.
«Vedi di riuscirci. Mi farò vivo a breve per la storia dell'incontro di sabato.» mi congedò «Cerca di non fare stronzate nel mentre, sempre che tu ne sia in grado» soffiò irritato prima di voltarsi e andarsene.
Sbattei il portone di ingresso e voltai gli occhi al cielo, iniziando a salire i gradini.
Tra il primo ed il secondo piano mandai un messaggio a Sydney per dirle che stavo bene e che ero andata via dal locale anche io, ricordandole che doveva assolutamente raccontarmi dell'uomo con cui era sparita.
Dopo essere arrivata davanti alla porta di casa mia e dopo aver armeggiato con le chiavi, riuscii ad entrare.
Erano ormai le cinque del mattino, perciò mi tolsi alla velocità della luce cappotto, vestitino e scarpe e mi infilai in doccia.
Sciacquai il viso per togliere il trucco rimasto ed il sangue rappreso, avendo cura di non riaprire la ferita e di non bagnarmi i capelli, raccolti in modo disordinato con un mollettone.
Mi strofinai con forza la pelle, insistendo nei punti in cui mi aveva toccata quel ragazzo.
Sospirai ringraziando che per lo meno avesse usato un preservativo, altrimenti avrei passato la mia mattinata in una clinica per eseguire i test contro le malattie sessualmente trasmissibili.
Uscita dalla doccia tirai fuori dal mobile del bagno la mia scatola del pronto soccorso, disinfettai la ferita e la chiusi con un paio di punti adesivi.
Mi asciugai e mi infilai delle mutandine pulite e un pigiama in flanella, andai in cucina e mi preparai una cioccolata calda con tanta panna in cui affogai dei biscotti.Finito di mangiare, mi sdraiai sul divano e mi coprii con una coperta di lana, da cui usciva solo la mano con il telecomando per accendere la tv.
Presi sonno guardando un film natalizio e mi risvegliai di soprassalto dopo diverse ore.
Mi passai una mano dietro al collo e avvertii del sudore appiccicarmi i capelli alla pelle.
Come sempre, il mio sonno era stato tutto tranne che tranquillo.
Ricordavo vagamente l'incubo che avevo fatto, le immagini sconnesse si ripetevano nella mia mente, ma più cercavo di focalizzarmi su qualche dettaglio più diventavano confuse e annebbiate.
Rimbombavano nella mia testa delle urla e delle sirene di qualche mezzo di soccorso, poi il nulla.
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𝚩𝐋𝚨𝐂𝚱𝐎𝐔𝐓
Storie d'amore«Adesso sei mia, piccola fenice. E non potrai mai dimenticarlo. Hai il mio cuore inciso nella carne, e non puoi più scappare da nessuna parte. Ti ritroverò ovunque seguendo il profumo della tua pelle scottata, e quando ti divorerò tu non potrai fare...