ATTENZIONE
Questo capitolo fa parte di un doppio aggiornamento, ricordatevi di leggere prima il capitolo 34.Buona lettura❤️🔥
Era un inganno di lacrime e sangue, bugie in bella vista e verità nascoste, fiori appena schiusi e spine pungenti. Ed io ero disposto a tutto per un'eternità di petali strappati e insanguinati.
Arabella non mi aspettò sveglia, e quando tornai alla camera la trovai rannicchiata sotto le coperte con gli occhi chiusi ed i respiri pesanti di chi si era lasciato andare ad un sonno profondo ed ingovernabile.Tornai nella mia stanza per non disturbare i suoi sogni con il mio rumore, mi riscaldai sotto la doccia e mi lavai via di dosso l'odore pungente dell'acqua piovana. Poi, afferrai il mio borsone e tornai da lei.
La notte passò, il sole si accese al centro del cielo terso, e così come arrivò se ne andò, placido e silenzioso, lasciando di nuovo spazio ad un sorriso di luna contornato da migliaia di puntini luminosi.
Avevo passato la notte nuovamente insonne, il tempo scandito dal ticchettio della pioggia contro la finestra e dai sospiri del corpo tormentato che dormiva ad un metro da me.
La avevo lasciata occupare quel piccolo letto da sola, ma la avevo osservata ogni secondo dalla sedia che avevo tolto da sotto la scrivania e sistemato vicino alla finestra, e se inizialmente il suo sonno era stato dolce e tranquillo, quando la pioggia si era placata il suo subconscio era riemerso più deleterio di prima.
La avevo guardata rigirarsi tra le lenzuola come se volesse scappare dalle sue ombre, farfugliare parole sconnesse e agitate che le appesantivano il cuore agitato, e avevo provato a restare indifferente di fronte alla sofferenza sconfinata che sembrava aver infranto le porte della realtà per riuscire ad invadere il mondo onirico che avrebbe dovuto proteggerla, ma alla fine avevo ceduto.
Mi ero seduto sul materasso morbido, e senza rifletterci la avevo afferrata per le spalle e la avevo tirata verso di me in un movimento brusco che speravo avrebbe interrotto il flusso di incubi che la stavano plagiando. E così era stato, e il suo corpo e la sua psiche si erano calmati in pochi secondi. La avevo tenuta tra le mie braccia in silenzio anche quando la avevo percepita rilassarsi inconsciamente contro di me, e le avevo carezzato la nuca ed i lunghi capelli morbidi per qualche minuto, approfittando di quel momento per incamerare il suo profumo prima di adagiarla nuovamente tra le lenzuola e lasciarle continuare il suo riposo senza più mostri da cui dover scappare.
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𝚩𝐋𝚨𝐂𝚱𝐎𝐔𝐓
Romansa«Adesso sei mia, piccola fenice. E non potrai mai dimenticarlo. Hai il mio cuore inciso nella carne, e non puoi più scappare da nessuna parte. Ti ritroverò ovunque seguendo il profumo della tua pelle scottata, e quando ti divorerò tu non potrai fare...