7. A little deal never killed nobody

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Quando due anime affini si sporcano dello stesso peccato, possono solo assaporarne il gusto finché gli sarà concesso. Poi, non rimarrà loro altro che abbandono.



Le grida mi trapassavano i timpani, il calore soffocante mi faceva sudare e ad ogni movimento ciocche disordinate di capelli mi si appiccicavano alla pelle impolverata

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Le grida mi trapassavano i timpani, il calore soffocante mi faceva sudare e ad ogni movimento ciocche disordinate di capelli mi si appiccicavano alla pelle impolverata.

Continuavo a correre in quel corridoio buio e opprimente ma il fiato iniziava a mancarmi. Percepivo i polmoni bruciare ad ogni soffio d'aria che entrava, la vista sempre più appannata e confusa nonostante io sbattessi le ciglia per scacciare piccoli granelli di sabbiolina che lottavano per entrarmi negli occhi.

Correvo in un moto perpetuo in modo istintivo, senza saperne il motivo.
Mi bloccai, il respiro affannato e la gola che pizzicava.

Poi mi voltai.

Mi aspettavo di scorgere un'ombra inseguirmi, credevo di dover scappare da qualcuno che stava cercando di farmi del male, ma inizialmente non vidi niente.
Non appena mi rilassai e mi convinsi che non ci fosse nulla che avrei dovuto temere in quel corridoio, delle lingue di fuoco rosse e bianche mi illuminarono la visuale.
Mi ci vollero diversi secondi per abituare gli occhi a quella luce sfolgorante, e quando misi a fuoco ciò che mi si parò davanti, usai tutte le forze che mi rimanevano per lanciare un grido disperato.
Due figure arrancavano verso di me come zombie, circondate dal fuoco.

Erano un uomo e una donna, i loro vestiti erano a brandelli, i capelli in disordine, e i loro visi erano sfigurati. Entrambi i corpi erano ricoperti di ustioni, bruciature e ferite. Mi fissavano con gli occhi spalancati, mentre mi raggiungevano lentamente.
Quando uno di loro alzò un braccio per cercare di toccarmi nonostante i diversi metri a separarci, mi voltai e ripresi a correre.

Nel momento in cui svoltai a sinistra in quel corridoio che pareva infinito, mi accorsi di essere stata a piedi nudi per tutto quel tempo.
Continuavo a calpestare vetri rotti e pezzi di legno bruciati, ferendomi sempre di più le piante dei piedi.
Strinsi i denti e continuai ad avanzare nel buio, finché, cercando di scavalcare una trave crollata dal soffitto, misi male una caviglia ed inciampai. Provai a rialzarmi ma il piede era rimasto incastrato sotto delle macerie, e più lo tiravo per tentare di liberarmi, più il legno mi lacerava la pelle facendomi sanguinare.
Alzai lo sguardo per valutare quanto tempo avessi prima di essere raggiunta da quei mostri, ma una mano mi afferrò per il collo ed io non vidi più nulla.






Alzai lo sguardo per valutare quanto tempo avessi prima di essere raggiunta da quei mostri, ma una mano mi afferrò per il collo ed io non vidi più nulla

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